Pomigliano, firma separata ora Fiat attende il referendum

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ROMA – Accordo separato su Pomigliano. Nel primo pomeriggio la Fiom definisce «irricevibile» il testo che la Fiat aveva definito «immodificabile». Dal muro contro muro esce un’intesa sottoscritta da Fim, Uilm, Fismic e Ugl e un referendum decisivo che si svolgerà  il 22 giugno prossimo tra gli operai della fabbrica napoletana. «Senza la vittoria dei sì la Panda non arriverà », annuncia il segretario della Uilm, Rocco Palombella, subito dopo la firma separata. Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «si è applicato il nuovo modello contrattuale e dopo la firma altri investitori potranno venire in Italia». In mattinata il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, aveva chiesto alla Fiat di «non contrapporre lavoro e diritti perché la fabbrica non è una caserma».

Plaudono all’intesa separata gli esponenti del centrodestra: per Tremonti è «una vittoria dei riformisti», per Sacconi «c’è da sperare che la Cgil e la Fiom non vogliano ostacolare il percorso del referendum». Diviso il centrosinistra. Per l’Idv si è trattato di «un ricatto inaccettabile». Nel Pd si ritrovano praticamente tutte le posizioni. Contraria Sinistra e libertà . La Fiat ha scelto di non commentare l’accaduto. Com’era facilmente prevedibile Sergio Marchionne non è entrato in campo. E’ rimasto a Torino da dove ha seguito passo passo il difficile negoziato romano, evitando ogni occasione che lo potesse esporre al rischio di un commento. A quel che si sa la conclusione dell’accordo separato non lo ha sorpreso, anche se avrebbe preferito un’intesa sottoscritta da tutte le sigle sindacali per evitare l’insorgere di nuove conflittualità . Si sa già  che in queste ore la Fiat mobiliterà  uno stuolo di avvocati per difendersi da eventuali e non improbabili contestazioni legate all’interpretazione dell’accordo e alla sua rispondenza alle leggi e ai principi costituzionali.

In ogni caso, al punto in cui sono le cose, il Lingotto considera positivamente il referendum. Intanto perché ha una ragionevole certezza che questo possa risolversi con una percentuale di consensi capaci di far passare l’accordo. Anche un voto della fabbrica intorno al 60-70 per cento è visto dall’azienda come una strada percorribile, mentre, per esempio, un 51 a 49 ancorché a favore determinerebbe il formarsi di una zona grigia e di turbolenza. Una soluzione che la Fiat eviterebbe volentieri e che per la verità  al momento non mette in bilancio, confidando su fatto che nell’alternativa tra salvare o non salvare il posto di lavoro prevalga la prima.
Così al Lingotto non prendono neppure in esame una bocciatura. In quel caso si riproporrebbe l’opzione di effettuare altrove (probabilmente in Polonia) l’investimento necessario a produrre la nuova Panda. I segnali del mercato dicono che sarà  ancora lunga la traversata per uscire dalla crisi. Ieri i dati di maggio hanno confermato che il mercato europeo è calatodell’8,7 per cento. I tre marchi della casa italiana hanno perso molto di più, il 22,7 per cento. facendo scendere la quota europea del gruppo al 7,8.


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