Regioni in rivolta: manovra irricevibile

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ROMA – La manovra è «irricevibile» e il governo si sta comportando con le Regioni come il più «sciamannato» dei padri potrebbe fare con i suoi figli: «fa spallucce» davanti alle ingiustizie e alle altrui esigenze, salva se stesso e scarica sugli altri i maggiori pesi. Nel giorno in cui le Regioni scendono in campo contro i tagli della Finanziaria non vi sono distinzioni di destra o sinistra: il tavolo dei governatori è compatto, deciso a «non alzare bandiera bianca» davanti alle richieste del governo. La protesta è «istituzionale», libera da schieramenti politici, e «non è corporativa». Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni ribadisce che «siamo pronti a fare la nostra parte, ma questi tagli avranno ricadute pesanti sulle persone, le famiglie e le imprese». Così com’è, spiega, la manovra carica le Regioni di un peso superiore al 50 per cento: non è equa perché non tiene conto che le amministrazioni hanno ridotto il loro contributo al debito pubblico del 6 per cento, mentre lo Stato centrale lo ha aggravato del 10 .

Il documento finale, che parla di «manovra irricevibile che le Regioni chiedono di cambiare», porta la firma di tutti i rappresentanti (anche se in serata il friulano Tondo si è dissociato dalle dichiarazioni di Errani): non si mettono in discussione le cifre finali, ma i carichi, e si solleva il rischio di incostituzionalità , dovuto al fatto che alle regioni si conferiscono funzioni, ma si negano i fondi per il loro esercizio. Tutti i governatori vogliono ridiscuterne anche perché «non potendo aumentare le tasse, dovremmo tagliare i servizi». Molto polemico l’intervento di Roberto Formigoni, governatore della Lombardia: è lui che paragonato il governo «a un padre sciamannato», facendo notare come la manovra «spazzi via i 130 milioni di euro destinati al fondo per la famiglia e faccia sparire, nel trasporto locale, un treno ogni tre». Ma ancor più grave, ha sottolineato, è il fatto che i provvedimenti «uccidono nella culla quel federalismo di cui il paese ha ora estremo bisogno». Parole pienamente condivise dal presidente della Toscana Enrico Rossi: «Bravo Formigoni, ora il Pdl lo ascolti». Quanto alle conseguenze dei tagli, il documento unitario ne propone un primo elenco: saranno ridotti i trasporti con ripercussioni sull’occupazione e con un forte rischio di aumento delle tariffe. Stop agli incentivi alle imprese, al mercato del lavoro e all’edilizia residenziale. Ma a rischio, grazie alle «evidenti violazioni del Patto sulla salute» e alle novità  introdotte sull’invalidità , l’indennità  riconosciuta a tipologie psichiatriche e alla sindrome di Down.

Sale dunque l’entità  dello scontro e si fa più pesante anche il braccio di ferro fra Tremonti e la maggioranza sulla possibilità  di modifiche: se n’è parlato ieri sera in un vertice ad hoc dove il ministro dell’Economia ha avvertito «di non toccare i saldi, pena la sicurezza del Paese». Da ambienti vicini al governo pare che lo stesso Palazzo Chigi intenda creare una specie di coordinamento per valutare le proposte di cambiamento più «credibili». Bocciata dalle Regioni, la manovra incassa invece un «sì» dalla Commissione Ue, a patto che di «assicurare una stringente attuazione del programmato calo della spesa pubblica e di affrontare la possibile caduta delle entrate fiscali»


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