Carceri, i penalisti lanciano un ultimo appello per la riforma a Mattarella

Carceri, i penalisti lanciano un ultimo appello per la riforma a Mattarella

Loading

«La normativa avrebbe il pregio di risollevare gli istituti di pena italiani da quella gravissima situazione di sostanziale illegalità che viene quotidianamente denunciata». Proprio nel giorno in cui la procura di Roma chiude l’inchiesta sul suicidio di un giovane detenuto con problemi psichici ipotizzando per dieci persone il reato di omicidio colposo, e a Napoli molti ex detenuti manifestano all’apertura del processo a carico di 12 agenti penitenziari accusati di violenze nella cosiddetta «Cella zero», l’Unione delle Camere penali italiane lancia un ultimo accorato appello, rivolto questa volta direttamente al presidente Mattarella, per salvare in extremis la riforma dell’ordinamento penitenziario voluta dal ministro Orlando che attende solo l’ultimo atto del governo.

Valerio Guerrieri aveva 22 anni ed era affetto da patologie psichiche quando si è suicidato nel carcere romano di Regina Coeli, il 24 febbraio 2017. Arrestato nel settembre 2016 in flagranza di reato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, il 14 febbraio dell’anno scorso il giovane viene condannato a sei mesi di reclusione  ma da scontare in una Rems (le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che hanno sostituito gli Opg) perché il perito del tribunale aveva riscontrato «un rischio suicidario non basso, quindi non trascurabile» che andava «soppesato dal punto di vista trattamentale».

E invece Guerrieri dieci giorni dopo si è impiccato nella sua cella. Ieri, dopo un anno di indagini, il pm Attilio Pisani ha chiesto il rinvio a giudizio per otto agenti penitenziari e due medici del carcere ipotizzando il reato di omicidio colposo. Archiviato invece un esposto presentato dalla mamma di Guerrieri che contestava l’illegittimità della detenzione.

Un fatto, questo, che ha sorpreso il Garante dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia che ricorda come «il ragazzo sia stato trattenuto in carcere per più di dieci giorni senza un titolo legittimo di detenzione». «Perché – chiede ora Anastasia – quando è venuta meno la custodia cautelare per cui era entrato a Regina Coeli, non è stato liberato? E perché tanti altri come lui, persone con problemi di salute mentale, ma né condannati né sottoposti a custodia cautelare, continuano a essere trattenuti in carcere senza un titolo legittimo di detenzione?».

A Napoli invece si è aperto ieri, con un sit in di protesta di ex detenuti, il processo a carico di 12 agenti penitenziari accusati di presunte violenze commesse nella cosiddetta «Cella zero» di Poggioreale, ossia una cella spoglia di qualsiasi arredamento ma soprattutto senza area di videosorveglianza. I manifestanti, alcuni dei quali denunciano di aver subito le medesime violenze dei sei detenuti dalla cui testimonianza è stata avviata l’inchiesta, si sono detti preoccupati «perché questo processo iniziato oggi già puzza di prescrizione». I reati contestati, infatti – lesioni, maltrattamento, e in due casi sequestro di persona – risalgono al periodo compreso fra la fine del 2012 e i primi mesi del 2014.

Una cronaca, quella di ieri, particolarmente emblematica in un frangente nel quale sembra ormai impossibile trasformare in legge il primo decreto attuativo della riforma dell’ordinamento penitenziario (quello sulle misure alternative) che attende solo l’approvazione definitiva da parte del governo. L’esecutivo infatti, come ha spiegato al manifesto l’ex presidente della Consulta, Flick,non ha più l’obbligo di attendere un passaggio alle commissioni parlamentari.

E così ancora ieri l’Ucpi ha fatto appello al presidente Mattarella affinché indichi al «governo ancora in carica la strada per la definitiva approvazione e promulgazione della legge». Una «riforma fondamentale», ricordano i penalisti, che ha anche «il compito di dare attuazione ai principi costituzionali dell’articolo 27 ed a quanto richiestoci dall’Europa».

FONTE: Eleonora Martini, IL MANIFESTO



Related Articles

«I cattolici non facciano partiti ma pensino ai grandi temi»

Loading

NAPOLI — «È naturale che i cattolici si interroghino, sarebbe strano se non lo facessero. La vera questione è capire a che distanza dai partiti la riflessione si sviluppi. E secondo me il convegno delle organizzazioni cattoliche di Todi può dare una risposta a questa domanda». Ad accogliere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al convegno del terzo settore, c’è anche Carlo Borgomeo, un passato da sindacalista, poi da manager, e ora esperto meridionalista presidente della Fondazione Con il Sud.

Caso Uva, la giurisprudenza che inventa il sequestro di persona lecito

Loading

La sentenza della Corte d’Assise di Varese a proposito della morte di Giuseppe Uva lascia interdetti. In qualche misura, già

Nel limbo della «piazzetta» con le istruzioni sui fogliettini

Loading

«Non può bere fino alle 17». Poi il biglietto si perde sul pavimento

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment