«Il lavoro È»: Cgil per il reddito di continuità, più democrazia e meno orario
Appena strappato l’incontro con il neo presidente della camera Roberto Fico per rilanciare la Carta dei diritti universali del lavoro, la Cgil molla gli ormeggi per il lungo viaggio del suo diciottesimo congresso. Tra qualche giorno partiranno le assemblee che avranno come «Traccia di discussione», un documento di 14 pagine redatto unitariamente che sarà la base per il congresso di Bari dal 22 al 25 gennaio che dovrà nominare il successore di Susanna Camusso. L’obiettivo è quello della massima partecipazione dei 5 milioni di iscritti chiamati a costruire dal basso il documento apportando correzioni o integrazioni.
IL TITOLO SCELTO per la traccia è conciso e diretto: «Il lavoro È», con il verbo scritto in maiuscolo. Si parte con una premessa in cui la Cgil rivendica – in modo a tratti troppo assolutorio – di essere uscita dall’angolo in cui l’aveva messa Renzi: «Il progetto della disintermediazione è fallito, ma non scomparso dall’orizzonte della politica». Davanti a un quadro istituzionale mai così complesso, dove l’unica certezza è «la sconfitta della sinistra», la Cgil sceglie di giocare in campo aperto «affinché rimanga aperta la prospettiva di una politica progressista», «una politica per l’uguaglianza». Il metodo proposto è «una rappresentanza sociale da allargare», «un’idea di partecipazione e di intreccio tra strumenti di democrazia diretta – il voto dei lavoratori – e rappresentativa» «per estendere la partecipazione, proporre scelte per una nuova unità sindacale necessaria» per la quale però serve «una Cgil sempre più vicina e radicata nel territorio e nei luoghi di lavoro».
I CAPITOLI – PARAGRAFI, DATA LA brevità – del documento racchiusi dalle parole chiave sono quattro: uguaglianza, sviluppo, diritti e cittadinanza, solidarietà e democrazia. Si parte subito con una proposta innovativa: «un reddito di garanzia e continuità» che vada oltre a quello di inclusione (appoggiato comunque come «strumento universale di contrasto alla povertà»). Un reddito rivolto «ai giovani in cerca di occupazione e a coprire le interruzioni dei rapporti di lavoro» con «obbligo di attivazione di percorsi formativi o di riqualificazione» da affiancare ad «una revisione degli ammortizzatori sociali in un’ottica universale». Il paragrafo è incentrato sulla crisi della sanità pubblica proponendo «la costruzione sul territorio di una rete di welfare solidaristico» «rafforzando la contrattazione sociale territoriale» e «una legge sulla non autosufficienza a carico della fiscalità generale». Sulle pensioni si punta ad «una nuova legge» con «accesso dai 62 anni», «superamento» dell’adeguamento all’aspettativa di vita, «riconoscimento del lavoro di cura e lavori gravosi» e una «pensione contributiva di garanzia» per i giovani.
IL PARAGRAFO SULLO SVILUPPO contiene la proposta di una «Agenzia per lo sviluppo industriale» sul modello Iri e la nuova parola chiave per relazionarsi con la rivoluzione tecnologica: «contrattare l’algoritmo». Passando a «diritti e cittadinanza» si propone «la riduzione generalizzata degli orari, finalizzando la redistribuzione a favore dell’occupazione e della qualità del lavoro, la conciliazione dei tempi di vita» che «devono diventare assi strategici dell’azione rivendicativa della Cgil», «affermando il principio “eguale lavoro, eguale valore».
L’ULTIMO CAPITOLO METTE in parallelo «il rinnovamento dell’agire del sindacato» con «una nuova confederalità» aperta «al lavoro autonomo» che punti «alla crescita del valore reale dei salari» e ad un «progetto generale di trasformazione della società» da ottenere «ridefinendo i perimetri contrattuali» con «coordinamenti tra Rsu» anche trasversali alle categorie avendo come «obiettivo strategico» l’«unità del mondo del lavoro» che ha per condizioni «l’autonomia sindacale e la democrazia in tutte le sue forme».
IL CONGRESSO SARÀ MOLTO PIÙ unitario dell’ultimo a Rimini del 2014 ma avrà comunque due documenti. L’opposizione della Rete 28 aprile, «Il sindacato è un’altra cosa» – sebbene orfano di Giorgio Cremaschi – sta preparando un documento alternativo che chiede di tornare alla mobilitazione: «Senza conflitto non si fermano le controriforme, non si conquista salario, non si difendono diritti e stato sociale, non si impediscono le chiusure aziendali».
LA PRIMA FEDERAZIONE a tenere l’Assemblea generale e a proporre integrazioni alla «traccia» congressuale è stata la Fiom. La due giorni dell’Assemblea dei 500 si è chiusa ieri a Roma all’Hotel Aurelia Antica. «Vogliamo che sia il congresso dell’uguaglianza – ha detto la segretaria generale Francesca Re David – che non significa omologazione. Puntiamo a defiscalizzare gli aumenti dei contratti nazionali, e non il welfare aziendale o gli straordinari; a rilanciare il tema del tempo connesso sullo smart working; ad una flessibilità di orario che sia, come nel contratto dell’Ig Metall, scelta dal lavoratore e, prima del primo maggio, a fermate e scioperi nelle fabbriche per la sicurezza sul lavoro».
FONTE: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
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