La proposta di reddito minimo della Lega: al lavoro indebitati, con mutuo bancario

La proposta di reddito minimo della Lega: al lavoro indebitati, con mutuo bancario

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Il reddito di avviamento al lavoro è la controproposta della Lega di Salvini al «reddito di cittadinanza», bandiera del Movimento Cinque Stelle. Consiste in un sussidio mensile di 750 euro, simile a quello previsto da M5S di 780,. La differenza è che quest’ultimo è a carico dello Stato, e decresce sin dal primo anno.

Quello leghista – questa è la novità – è solo parzialmente a carico dello Stato, il resto sarà finanziato da un prestito a tasso zero, erogato dalle Poste e dal sistema bancario, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti. Durerà massimo tre anni e avrà un funzionamento che ricorda quello inventato dal governo Renzi-Gentiloni della pensione «Ape volontaria», quella che per l’economista Christian Marazzi ha aperto la strada alla logica dei mutui subprime o del credito al consumo al mondo del lavoro e della previdenza.

A indebitarsi con le banche non sarà il lavoratore che intende pagare di tasca propria la pensione anticipata, ma il precario o il disoccupato che dovrà ripagare le banche e lo Stato per tutta la vita. Se ricadrà nella disoccupazione – non è affatto certo che una «politica attiva del lavoro» garantisca un posto di lavoro a tempo indeterminato, anzi, è il contrario – il pagamento delle rate sarà interrotto. E ricomincerà quando il precario tornerà a lavorare.

Che voglia andare in pensione, o che debba trovare un lavoro, il cittadino-lavoratore così immaginato assomiglia sempre di più all’«uomo indebitato» a vita descritto nel libro omonimo tragicamente profetico di Maurizio Lazzarato. Esempi simili esistono già nei paesi con un neoliberismo avanzato. Negli Stati Uniti, ad esempio, dov’è noto l’esempio degli studenti universitari costretti a ripagare il debito scolastico per tutta la vita. L’ex presidente Obama terminò di pagarlo prima di arrivare alla Casa Bianca. Se fosse istituito il reddito leghista, anche in Italia si vivrebbe allo stesso modo.

I promotori della misura tuttavia rassicurano: il finanziamento potrà essere restituito entro 20 anni. La rata consisterà in una trattenuta sul reddito percepito, come funzionano i finanziamenti per l’acquisto di una macchina, di un pc o di uno smartphone. Chi utilizzerà il beneficio per tre anni, ad esempio, pagherà una rata da 75 euro al mese. Il costo: 18 miliardi all’anno, 54 in un triennio, 40 anticipati dalle banche, 14 dallo Stato. E gli interessi? Li pagheranno, con il loro lavoro, i precari.

Se Di Maio vuole fare lavorare gratis per otto ore i precari che riceveranno il “reddito minimo”, Salvini li vuole fare lavorare per le banche. Propositi che, nei prossimi anni, annunciano un inferno che si aggiunge alla precarietà già conosciuta nel nostro paese.

FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO

 



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