Siglato dalle parti sociali il nuovo modello contrattuale

Siglato dalle parti sociali il nuovo modello contrattuale

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La ratifica dell’accordo sul nuovo modello contrattuale siglato ieri pomeriggio nella sede romana di Confindustria è la risposta delle parti sociali alle divisioni della politica.

LA FIRMA DELLA NOTTE DEL 27 febbraio è stata bissata ieri dopo il «via libera» del direttivo Cgil che ha approvato il testo e dato il mandato alla ratifica. Susanna Camusso ha quindi interrotto i lavori del parlamentino di Corso Italia per apporre la sua sigla assieme a quelle dei leader di Confindustria, Cisl e Uil in un clima di ritrovata unità. La tempesta delle elezioni è stata dunque ben assorbita nella consapevolezza di «aprire una nuova stagione di dialogo fra parti sociali»i.

SI CHIUDONO COSÌ definitivamente 18 mesi di trattative, con un accordo che rimarca ruolo e autonomia delle parti sociali e mette un paletto difficilmente valicabile contro una legge sul salario minimo proposto da Pd e M5s: nelle 16 pagine di accordo i minimi salariali sono demandati al contratto nazionale.

SODDISFATTI SIA CONFINDUSTRIA che i sindacati. «In un momento delicato per il Paese, le parti sociali si compattano, non si dividono – sottolinea Vincenzo Boccia – siamo passati dalla stagione del conflitto al confronto nell’interesse di tutti». L’accordo «è un investimento che facciamo sulla funzione della contrattazione e sull’autonomia delle parti sociali. Veniamo da una stagione in cui è stata messa in discussione”, dice Susanna Camusso, tornando ad evidenziare che «bisogna rafforzare nel Paese la centralità del lavoro». E che, proprio in ragione della «forte autonomia», «non abbiamo bisogno di legislazioni che intervengano sulla sfera contrattuale». Annamaria Furlan rimarca l’importanza del risultato: «Abbiamo assistito ad una campagna elettorale non bella sul lavoro, noi pensiamo che questo accordo concorra alla crescita del paese e del valore sociale del lavoro. Abbiamo lavorato tanto, oltre un anno di confronti serrati e nemmeno un minuto del lavoro fatto è stato un minuto perso». Chiaro sul no ad una legge sul salario minimo anche dal leader della Uil Carmelo Barbagallo: «Abbiamo i minimi salariali nel contratto nazionale che, senza il dumping contrattuale, copre il 99 per cento dei lavoratori». Oggi l’economia è «in leggera ripresa e con questo accordo dobbiamo favorirne il decollo – aggiunge Barbagallo – , come sindacati abbiamo l’esigenza di far crescere i salari e insieme la produttività».

IL TESTO, DAL TITOLO «Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva», punta infatti alla crescita dei salari, all’aumento della produttività e a forme di partecipazione dei lavoratori. Conferma i due livelli di contrattazione (nazionale e aziendale o territoriale), lascia grande autonomia alle categorie nell’individuazione dei criteri di calcolo degli aumenti salariali oltre l’inflazione (che continua a latitare), introduce il Trattamento economico minimo (Tem) e quello complessivo (Tec, comprendendo anche forme di welfare). E ancora: definisce per la prima volta la misurazione della rappresentanza datoriale (dopo che quella sindacale è stata definita nel Testo unico del 2014), con l’obiettivo di fermare il dumping contrattuale, ossia il proliferare di accordi pirata stipulati da associazioni datoriali non rappresentative.

AL RITORNO AL DIRETTIVO, Camusso ha poi affrontato l’analisi del voto di domenica. Per il segretario generale al quadro politico frammentato e con una sinistra mai così debole bisogna rispondere «rafforzando il ruolo e il dialogo fra parti sociali, consapevoli della crescita di consenso nella Cgil già registrata in questi mesi».

CONCETTI RIPRESI ma ampliati dal segretario dei pensionati dello Spi Ivan Pedretti: «Il voto segna la fine del ’900 per la politica e per noi, ci impone una politica sindacale completamente innovativa: unità sindacale e congresso unitario».

E DI CONGRESSO SI PARLERÀ OGGI nella terza parte del direttivo con Camusso che ufficializzerà la data e la sede della 18esima assise: Bari dal 22 al 25 gennaio. Un congresso che dovrà designare il successore di Camusso. Lo sforzo di tutto il gruppo dirigente in questi mesi sarà quello di trovare un percorso e una soluzione unitaria fra i vari papabili: Vincenzo Colla, Serena Sorrentino e Maurizio Landini. Una soluzione – al momento – lontana.

FONTE: Massimo Franchi, IL MANIFESTO



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