Le commissioni remano contro la riforma delle carceri. Oggi l’ok “tecnico” del governo
Ieri si è tenuta l’ultima riunione della commissione Bilancio del Senato di questa legislatura. O meglio, avrebbe dovuto tenersi, ma siccome all’ordine del giorno c’era il parere (non vincolante) sul decreto legislativo atteso oggi in Consiglio dei ministri per gli ultimi passi di questa piccola ma importante parte della riforma dell’ordinamento penitenziario (misure alternative), nella V commissione è mancato guarda caso il numero legale.
E non ci sarà un’altra occasione, perché, come ha spiegato al presidente Grasso il numero uno della commissione Tonini, non ci sono le condizioni per riunirsi nuovamente entro il 2 marzo, data entro la quale Camera e Senato dovrebbero esprimersi sul testo che verrà licenziato oggi dal governo.
Il parere delle commissioni però non è vincolante (i tecnici del Senato in ogni caso non hanno sollevato obiezioni economiche), e dunque il Cdm andrà avanti con un via libera “tecnico”, sia oggi che tra dieci giorni, a ridosso delle elezioni, quando è previsto il definitivo varo del primo dei decreti legislativi partoriti da una commissione presieduta dal prof. Glauco Giostra dopo un processo di studio dei problemi delle carceri durato due anni.
Il nodo da sciogliere oggi in Cdm riguarda invece il parere della commissione Giustizia del Senato, che ha bocciato di fatto la riforma e l’ha corretta stravolgendone completamente il senso. In particolare, per quanto riguarda l’articolo 4 bis dell’attuale ordinamento penitenziario che, secondo una concezione del carcere e della società di oltre 40 anni fa, vieta l’accesso ai benefici e alle misure alternative per alcune tipologie di reato. Se il governo oggi seguirà l’impulso dato dai 200 esperti che per mesi hanno messo a punto la riforma, approverà il testo del dlgs senza le correzioni volute dal Senato.
Lo ha chiesto ieri anche Magistratura democratica che ha auspicato che «lo schema di decreto deliberato dal Cdm il 22 dicembre 2017, integrante il tentativo di riforma dell’ordinamento penitenziario più organico e costituzionalmente orientato mai posto in essere dopo la riforma Gozzini, sia condotto in porto nella versione licenziata dalla Commissione Giostra».
FONTE: Eleonora Martini, IL MANIFESTO
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