Dopo l’intesa con la Libia meno sbarchi, ma ferme le ricollocazioni

Dopo l’intesa con la Libia meno sbarchi, ma ferme le ricollocazioni

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Un crollo se si guarda agli sbarchi di tutto il 2017: -34% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alla stretta arrivata con l’accordo fra Italia e Libia, contestato però dalle organizzazioni non governative. Un aumento se si abbassa la lente di ingrandimento sui primissimi giorni del 2018: + 15% fino al 12 gennaio, anche se il periodo considerato è troppo breve per parlare di inversione di tendenza. E anzi con i dati provvisori aggiornati a oggi dovremmo tornare al segno meno. Il Papa parla del timore per l’arrivo dei migranti, il tema comincia a prendere quota nella campagna elettorale e tornerà presto sul tavolo di Bruxelles, finito lo stallo per la formazione del nuovo governo nel Paese azionista di maggioranza dell’Unione Europea, la Germania. E allora per orientarsi nel dibattito che verrà è utile analizzare i numeri di quella che per anni abbiamo chiamato emergenza. Ma che ormai è un fenomeno stabile del nostro tempo. Forse governabile, difficilmente superabile.

Il calo dell’anno scorso

Secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, in tutto il 2017 sono sbarcati in Italia 119.369 migranti. Nel 2016 erano stati molti di più: 181.436. Il calo è stato del 34,24%. C’è stato uno spartiacque nei flussi dell’anno scorso. Fino al mese di giugno gli arrivi erano in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Poi è arrivato il crollo. Sulla causa sono tutti d’accordo: è l’effetto del nuovo accordo tra Italia e Libia per la sorveglianza delle coste. Una stretta sui controlli a terra e sui pattugliamenti in mare attuati dalla Libia in cambio di un pacchetto di aiuti economici per lo sviluppo del Paese. Diverse organizzazione governative criticano l’intesa e parlano di pesanti violazioni dei diritti umani. Accuse più volte respinte dal governo italiano che invece sostiene come proprio l’accordo spinga i libici a un maggiore rispetto dei diritti, in un Paese dove la situazione generale non è certo facile. Un modello simile c’è anche in Niger: un accordo con l’Italia c’è già da anni ma è allo studio un potenziamento.

L’inizio del 2018

Nei primi giorni del 2018, i dati del Viminale arrivano al 12 gennaio, i migranti sbarcati in Italia sono stati 841. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati meno, 729. C’è dunque una crescita del 15,36%. Ma perché sarebbe azzardato parlare di inversione di tendenza? I giorni considerati sono pochi e quindi anche un solo sbarco può far sballare le statistiche. È proprio il caso dei primi giorni di gennaio. Giovedì scorso c’è stato un grosso sbarco a Crotone, 264 persone partite dalla Turchia. Mentre il 15 gennaio dell’anno scorso, giorno ancora fuori dal confronto nelle tabelle del Viminale, ne erano arrivati 182 a Reggio Calabria. Per questo già oggi nelle tabelle ufficiali del ministero dovrebbe tornare il segno meno. In ogni caso, in questo inizio di 2018, sono in flessione gli arrivi dalla Libia: sono stati 544 contro i 623 dello stesso periodo del 2016. Un calo del 12,68%.

Il nodo europeo

Il 2017 è stato anche l’anno della cosiddetta relocation , la redistribuzione dei richiedenti asilo arrivati nei Paesi frontiera dell’Europa, Italia e Grecia, nel resto dell’Ue. Un piano osteggiato dagli Stati del Nord, che per questo non ha raggiunto gli obiettivi previsti. Dovevano essere 20 mila i migranti arrivati in Italia e redistribuiti nel resto dell’Unione. Alla fine quelli coinvolti nel progetto sono stati 13.918. Anche se quelli effettivamente trasferiti sono stati 11.464 mentre per gli altri il procedimento è ancora in corso. Una grande fetta dei trasferimenti ha avuto come meta la Germania, che si è fatta carico di 4.894 richiedenti asilo. E qui arriviamo al punto. A Bruxelles si dovrebbe tornare presto a parlare di un nuovo piano per la redistribuzione dei migranti. Finora tutto è rimasto fermo per la mancanza di un governo nel pieno dei suoi poteri in Germania, dopo il voto senza vincitori di settembre. Ma dopo la svolta verso le larghe intese degli ultimi giorni, la situazione si potrebbe sbloccare. Aprendo la strada a una delocation 2 sulla quale la Germania, oltre all’Italia e alla Francia, dovrebbero essere d’accordo. Se così sarà, però, l’accoglienza dei migranti provenienti da altri Paesi sarà su base volontaria, non obbligatoria. Nel calcolare il peso dell’operazione bisognerà considerare la tara non solo di una macchina burocratica complessa ma anche degli interessi nazionali. Basta pensare all’Austria e al suo governo di ultradestra guidato da Sebastian Kurz. Sarebbe sbagliato aspettarsi grandi numeri.

La mappa nelle regioni

Al netto dei trasferimenti già completati, e in attesa di un rilancio del progetto europeo, i «migranti in accoglienza» in Italia sono al momento 183.681. La distribuzione sul territorio è fatta in base alla popolazione delle singole regioni. Per questo in Lombardia ce ne sono oltre 26 mila, il 14% del totale, mentre Lazio e Campania ne hanno poco più di 16 mila a testa. Anche questo sarà tema da campagna elettorale. Mentre si parla meno di un altro dato. Nel 2017 sono sbarcati in Italia 15.731 minori non accompagnati. Molti meno rispetto all’anno precedente, quando avevamo superato quota 25 mila. Ma dietro ognuno di loro c’è sempre un dramma nel dramma.

FONTE: Lorenzo Salvia, CORRIERE DELLA SERA



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