USA. Spari sui fedeli Un ex militare fa strage in chiesa in Texas

USA. Spari sui fedeli Un ex militare fa strage in chiesa in Texas

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 Tra le vittime anche la figlia quattordicenne del pastore. L’episodio è avvenuto a Sutherland Springs, una località non lontana da San Antonio, nella parte meridionale dello Stato. Il killer è stato ucciso. L’Fbi e la polizia statale non escludono nessuna pista. «Dio sia con la gente di Sutherland Springs, Texas. Sto monitorando la situazione dal Giappone», ha scritto su Twitter il presidente Trump.

NEW YORK Un crimine di odio a sfondo razziale, oltre che religioso o il gesto di un folle? Terrorismo portato fin dentro una chiesa del Texas o una vendetta consumata, per qualche disputa locale, nel luogo dove si raduna un’intera comunità? Un nuovo massacro scuote l’America che, attonita, cerca risposte per un altro caso di violenza inaudita, poco più di un mese dopo la strage al concerto di Las Vegas. Stavolta il palcoscenico non è un evento di massa come un concerto di country music ma una minuscola chiesetta nel mezzo del nulla della campagna texana.

Ma il caso suscita comunque un orrore sconfinato per le dimensioni e l’intensità della carneficina: 26 morti compresi bimbi e anziani (le vittime hanno tra i 5 e i 72 anni) e almeno 20 feriti: apparentemente nessuno, o quasi, dei fedeli che erano nella chiesa battista di Sutherland Springs, un piccola comunità 30 miglia a est di San Antonio, è uscito illeso dal tempio. Il villaggio texano è una comunità minuscola nella quale tutti si conoscono. E alla funzione domenicale delle 11 del mattino, in una chiesa anch’essa molto piccola, in genere vanno una cinquantina di fedeli.

Il primo timore, ovviamente, è stato quello di un attentato di un seguace dell’Isis a pochi giorni dalla strage dei ciclisti a Manhattan. Ma sono emersi subito altri scenari possibili: dalle dispute locali a crimini di odio razziale. E l’identità del killer, rivelata quando in Italia era notte, sembra escludere la pista del radicalismo islamico: l’autore del massacro è Devin Patrick Kelley un ragazzo di 26 anni di una vicina contea che in passato si è arruolato come volontario nell’Air Force, l’aviazione militare Usa. Cacciato dai militari, Devin avrebbe frequentato ambienti religiosi e nel 2013 ha insegnato in una classe di studi biblici in una chiesa non lontana da quella di Sutherland Springs. Località con la quale potrebbe avere qualche legame: la madre di Kelley avrebbe, infatti, una casella postale in questo piccolo villaggio di 40 abitanti. C’è chi pensa a un delitto a sfondo etnico, visto che tra i fedeli della chiesa ci sarebbero molti latinos.

L’assassino ha colpito alle 11:30 del mattino (7 di sera in Italia), mezz’ora dopo l’inizio della funzione religiosa, proprio mentre a New York si tirava un sospiro di sollievo per la conclusione senza incidenti della più celebre e imponente maratona del mondo. Imbracciando un’arma semiautomatica simile a quelle in dotazione alla Nato, vestito, di nero, come un soldato in assetto di guerra, prima ha sparato contro i fedeli dall’esterno della chiesa, poi è entrato e ha completato l’opera. La polizia è arrivata dopo pochi minuti e ha raggiunto l’attentatore che aveva provato a fuggire a bordo di un veicolo. Kelly è morto in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine: l’ipotesi di suicidio sembra ora esclusa. Un particolare certamente utile per le indagini ma agghiacciante è che, probabilmente, la scena è stata ripresa dalle telecamere della chiesa. Il pastore Frank Pomeroy, infatti, spesso metteva su YouTube i video delle funzioni religiose.

Pomeroy e la moglie sono salvi perché ieri erano in viaggio, ma nella strage è rimasta uccisa la loro figlia 14enne. Un attacco quello di ieri, che fa perdere a tutti, in America, il senso di protezione e sicurezza che deriva dal fatto di vivere in piccole comunità remote. Quella di Southerland Springs è composta da un gruppetto di case sparpagliate nella campagna texana: gli unici centri di gravità sono una stazione di servizio, un ufficio postale e, appunto, la chiesa.

Donald Trump, raggiunto dalla notizia della strage poco dopo il suo arrivo in Giappone, ha espresso il suo cordoglio alle famiglie delle vittime e fiducia per il lavoro che stanno facendo l’Fbi e la polizia locale.

FONTE: Massimo Gaggi, CORRIERE DELLA SERA



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