Cattolici a corrente alterna. Alfano straccia lo ius soli: «Non è il momento»

Cattolici a corrente alterna. Alfano straccia lo ius soli: «Non è il momento»

Loading

Sarà stato l’effetto del voto tedesco o magari, come è più probabile, le frizioni interne al partito e la paura di perdere voti. Fatto sta che ieri Angelino Alfano ha lanciato l’ennesimo altolà sullo ius soli. «Una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata e un regalo alla Lega» ha mandato a dire il ministro degli Esteri al premier Paolo Gentiloni, dimenticando che in un anno e nove mesi in cui il testo è rimasto fermo al Senato forse il momento giusto per approvarlo si sarebbe potuto anche trovare.
Le parole del titolare della Farnesina suonano invece ancora una volta come una pietra tombale sulla legge e, guarda caso, arrivano appena ventiquattro ore dopo l’appello che il cardinale Gualtiero Bassetti, neo presidente della Cei, ha lanciato al parlamento e allo stesso Gentiloni perché invece si affrettino a dare il via libera al ddl sulla cittadinanza, indicato come un passaggio fondamentale per l’integrazione di decine di migliaia di giovani nati nel nostro Paese da genitori immigrati. Probabilmente la paura che la richiesta dei vescovi potesse fare breccia a palazzo Chigi e smuovere il premier, magari convincendolo a porre finalmente la fiducia sul provvedimento come promesso, deve aver convinto Alfano a intervenire per rassicurare i suoi elettori in vista del voto siciliano, scongiurando allo stesso tempo possibili (ma per la verità ormai alquanto improbabili) sorprese da parte del capo del governo.

Le sue dichiarazioni hanno comunque l’effetto di provocare il consueto fiume di reazioni da parte di chi, sempre a parole, fosse dipeso da lui la legge l’avrebbe già approvata da tempo. «Non è vero che non è questo il momento propizio», dice quindi Matteo Richetti, portavoce della segreteria Pd, che annuncia l’intenzione del partito di cercare in aula i voti necessari, uno per uno. «La maggioranza parlamentare è la maggioranza parlamentare, e chi ci sta lo approvi con noi». Già, peccato che solo qualche sera fa, parlando a «Cartabianca» su Rai3 della possibilità di approvare lo ius soli, era stato lo stesso segretario Matteo Renzi ad ammettere: «In questo momento non ci sono i numeri perché c’è paura, e se non ci sono i numeri non è che si possono stampare».

La verità è proprio questa: senza la fiducia per lo ius soli non c’è nessuna possibilità di vedere la luce in questa legislatura. Tra discussione del Def e legge di stabilità i tempi sono ormai strettissimi e senza un intervento di palazzo Chigi cercare i voti in aula è un’impresa pressoché disperata. Sulla legge pendono inoltre 48 mila emendamenti, presentati quasi tutti dalla Lega, e anche a volerli «cangurare» ne resterebbero sempre almeno 6-700. Troppi per discuterli in così poco tempo. Non a caso il coordinatore di Mdp – che insieme a Sinistra italiana e a qualche senatore ex 5 stelle è l’unico partito a non mostrare incertezze sulla legge – si appella al premier chiedendogli di dimostrare «forza e autonomia». «Basta paure e incertezze, il governo non insegua la destra. Lo ius soli riguarda 800 mila ragazzi e questo conta molto di più di Alfano», dice Roberto Speranza. E non manca chi, nel movimento di Bersani, è pronto a scommettere che un intervento del premier sbloccherebbe davvero la situazione «Se il governo mettesse la fiducia – spiega infatti una senatrice – gli alfaniani uscirebbero dall’aula e la legge passerebbe. Nessuno ha davvero voglia di far cadere il governo».

A destra intanto, com’era prevedibile, si brinda. Anzi, le parole di Alfano scatenano una gara per aggiudicarsi il merito di aver affossato la legge. «Amici, grazie a voi siamo riusciti a fermare lo ius soli e perfino l’inutile Alfano! Grazie», esulta su Facebook Matteo Salvini. Al leader del Carroccio replica però la portavoce del partito di Alfano, Valentina Castaldini: «Mentre Salvini sbraita e invoca le ruspe noi facciamo i fatti», dice. «Se sullo ius soli non viene posta la fiducia e non viene approvato è solo grazie ad Alternativa Popolare che si è opposta in maniera energica negando la propria disponibilità a votarlo. Salvini se ne faccia una ragione».

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO



Related Articles

Ipocrisie europee

Loading

Lo scontro interno alle destre europee, con il governo italiano preso tra l’incudine del suo elettorato e il martello dell’Europa di Merkel e Sarkozy, indica sia la deriva populista che l’ipocrisia della solidarietà  alle rivolte del Maghreb.

Tornano le donne di “Se non ora quando?” “L’Italia si è svegliata, la politica ci ascolti”

Loading

La regista Cristina Comencini: dopo il milione in piazza di febbraio, il 9 e 10 luglio gli Stati generali della condizione femminile. C’è stata una gigantesca mobilitazione popolare che ha influenzato le elezioni. Ora mettiamo al centro il lavoro 

Il simbolo della lotta contro la pena capitale

Loading

MA LA PERSECUZIONE NON È FINITA.  Wesley Cook, l’afro-americano di origini keniote conosciuto come Mumia Abu-Jamal, è diventato, nell’ultimo trentennio, simbolo della lotta contro la pena di morte. Divenuto la «la voce dei senza-voce», Mumia è entrato presto nel mirino dell’Fbi.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment