Libia, naufragio almeno 90 migranti dispersi

Libia, naufragio almeno 90 migranti dispersi

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Almeno novanta migranti risultano dispersi in Libia dopo che il barcone di legno con cui stavano cercando di raggiungere l’Italia è prima rimasto senza carburante e poi affondato. A renderlo noto è stata la Guardia costiera libica che mercoledì pomeriggio avrebbe tratto in salvo 7 persone, tra le quali due donne e una bambina, e recuperato quattro cadaveri, due dei quali appartenenti a donne. Altre trenta persone sarebbero state invece tratte in salvo ieri. Si tratta del primo naufragio da quando l’Italia ha siglato un accordo con Tripoli per arginare le partenze dei migranti.

Stando alla ricostruzione che è stato possibile fare sulla base delle poche indicazioni fornite dai libici, il barcone sarebbe partito venerdì scorso da Sabrata con a bordo non meno di 130 persone di diversa nazionalità. Il viaggio si sarebbe però interrotto presto, quando l’imbarcazione – giunta nel frattempo al largo di Zuara – avrebbe cominciato ad imbarcare acqua dopo essere rimasta senza carburante. I migranti, tra i quali anche donne e bambini, sarebbero quindi rimasti in acqua diversi giorni prima di essere salvati.
La Guardia costiera di Tripoli afferma di aver ricevuto la richiesta di soccorso solo ieri. «Nella zona di Sidi Saied, venti chilometri a ovest di Zuara, è stata trovata un’imbarcazione distrutta con accanto sette migranti illegali in vita, uno dei quali è deceduto più tardi in ospedale» ha spiegato il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, sottolineando più volte la condizione irregolare dei migranti come se fosse l’elemento più importante. L’ammiraglio ha confermato che il naufragio sarebbe avvenuto dopo che l’imbarcazione era rimasta senza carburante.

In passato Sabrata è stata uno dei punti principali di imbarco dei migranti diretti in Europa. Da almeno due mesi, però, da quando gli accordi stipulati dal ministro degli Interni Marco Minniti con il governo guidato dal premier libico Fayez al Serraj per fermare le partenze dei migranti sono entrati in vigore, il numero dei sbarchi in Italia è notevolmente diminuito, passando dagli oltre 23 mila di giugno ai meno di 4mila registratati ad agosto. La Guardia costiera libica afferma di aver fermato e riportato indietro negli ultimi giorni almeno 3.000 migranti in dodici operazioni compiute nelle acque territoriali del Paese nordafricano.

Lo scorso week end, però, le poche Ong che ancora operano nelle acque internazionali di fronte alla Libia coordinate dalla Guardia costiera italiana hanno tratto in salvo 2.000 persone, segno che qualcosa potrebbe essere cambiata negli equilibri interni al Paese nordafricano. Cambiamenti legati anche al dramma dei migranti. Da domenica scorsa Sabrata è infatti teatro di violenti scontri tra fazioni opposte e che hanno provocato sette morti, tra i quali anche un bambino, e una cinquantina di feriti. A fronteggiarsi sono le forze della Operation room e miliziani legati ad Anas al Dabashi, ex boss del traffico di uomini che oggi troverebbe più lucroso bloccare i migranti prima che si imbarchino. A pagare le conseguenze di questa situazione anche gli abitanti di Sabrata, migliaia dei quali sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni nel centro della città .

Dietro gli scontri di questi giorni ci sarebbe proprio la gestione delle migliaia di disperati desiderosi di raggiungere l’Europa ma soprattutto i ricchi finanziamenti promessi dall’Italia. «I flussi di migranti sono calati perché alcuni grandi trafficanti, con i quali ci si può rapportare in quanto anche esponenti delle forze di sicurezza libiche hanno deciso che avevano più da guadagnare nel bloccare i flussi che continuarli», spiega Mattia Toaldo, analista dell’European council on foreign relation (Ecfr) di Londra.

Secondo alcune inchieste giornalistiche condotte nelle scorse settimane dalla Reuters e dall’Ap, l’Italia avrebbe siglato accordi per fermare i migranti proprio con alcune di queste milizie di Sabrata che in passato controllavano il traffico di uomini.

FONTE: Marina Della Croce, IL MANIFESTO



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