Il ministro: “Morti sul lavoro, già in campo i rimedi”, ma la CGIL accusa
Il ministro Poletti: “Abbiamo buone leggi”. Ma Camusso attacca: “Effetto del precariato, sanzioni severe”
«Un tema drammatico. E l’altro dramma è che ormai ci siamo abituati a queste notizie: non si reagisce più». È una Susanna Camusso sconsolata quella che commenta i dati sulle morti sul lavoro resi noti da Repubblica.
Per la prima volta da un quarto di secolo, i dati dell’Inail raccontano che incidenti e vittime aumentano nei primi sette mesi dell’anno (rispettivamente dell’1,3 e del 5,2%), effetto dell’economia che riparte ma anche di investimenti in prevenzione fermi al palo. Secondo la leader della Cgil, gli incidenti sono «previsti e prevedibili» e questo perché evidentemente «si è abbassato il livello di vigilanza ». Basti pensare, dice ancora la Camusso puntando il dito contro la precarietà, che spesso «i lavoratori diventano tali solo nel momento dell’infortunio, perché prima erano utilizzati in violazione della legge. Allora dobbiamo chiederci come controllare meglio e di più, come sanzionare». Domande alle quali prova a dare una risposta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Ma con parole ascoltate tante volte in passato: «È necessario fare il possibile per modificare la situazione. Una battaglia da combattere quotidianamente con l’impegno di tutti, dal governo agli imprenditori, fino ai magistrati e agli ispettori del lavoro». E poi la rivendicazione di quanto già realizzato: «Abbiamo una buona legislazione sulla sicurezza del lavoro e accordi tra aziende e sindacati che funzionano. Lo Stato ha smesso di essere solo l’assicuratore puntando sulla politica attiva, ad esempio premiando le aziende che investono nella sicurezza. D’altro canto negli ultimi dieci anni abbiamo registrato un calo costante degli incidenti, tendenza invertita solo a partire da quest’anno».
Anche i partiti commentano i dati dell’Inail. «È necessario aumentare il numero di ispettori tecnici, ma contemporaneamente è altrettanto doveroso risarcire in modo adeguato le famiglie di chi è rimasto vittima di incidenti sul lavoro», dice Stefano Pedica del Pd ricordando che gli indici di mortalità sul lavoro in Italia sono all’incirca due volte più alti rispetto a quelli che si registrano in Germania. Per il capogruppo Mdp in Commissione Bilancio della Camera, Gianni Melilla, «la crescita degli incidenti è frutto del depotenziamento dei servizi di prevenzione e di vigilanza del Servizio Sanitario e del Ministero del Lavoro, oltre che della precarietà del lavoro, della caduta dei diritti sindacali e dell’allungamento dell’età pensionabile che costringe a lavorare oltre i 66 anni». Melilla chiede maggiori risorse per la prevenzione e vigilanza nella prossima Legge di Stabilità e lo stop all’automatismo dell’allungamento dell’età pensionabile, mentre la senatrice del Pd, Maria Spillabotte, sottolinea come «spetti alle istituzioni tutelare il lavoro, sia sul piano fisico che morale» e come sia «indispensabile farlo oggi più che mai». Infine Giovanni Paglia di Sinistra Italiana: «Dobbiamo darci da fare nel cancellare al più presto la riforma Fornero ».
Fonte: ( m. pat.), LA REPUBBLICA
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