Approvato il reddito di inclusione che esclude la maggioranza dei cittadini disagiati

Approvato il reddito di inclusione che esclude la maggioranza dei cittadini disagiati

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ROMA. «Pannicello caldo», «mancetta», secondo le opposizioni. «Un aiuto concreto alle fasce deboli», «strumento di lotta alla povertà» per la maggioranza e il governo. Il consiglio dei ministri ha varato il decreto che istituisce il Rei, reddito di inclusione, un assegno variabile da 190 a 489 euro per le famiglie più disagiate. Viaggerà in parte su una carta per gli acquisti – come era già stato per la social card berlusconiana – ma fino a metà dell’importo si potrà prelevare al bancomat in contanti. Un’operazione certamente di immagine per il premier, e ancor di più per il Pd: il primo a twittare la notizia dell’approvazione è stato il ministro Maurizio Martina, vicesegretario sotto Matteo Renzi, e subito a ruota è seguito il cinguettio di Paolo Gentiloni.

LA MISURA RISCHIA di rivelarsi purtroppo poco più di pura propaganda, poco significativa sia per l’entità dell’importo che per la platea interessata: massimo 400-500 mila famiglie a fronte di 1 milione e 619 mila nuclei in povertà assoluta e di 2 milioni e 734 mila famiglie in povertà relativa (Istat, dati anno 2016). Anche limitandoci alla sola povertà assoluta, siamo a solo un quarto delle famiglie coperte sul totale.

Il Rei verrà erogato a partire dal 2018, sostituisce il Sia (sostegno per l’inclusione attiva) e l’Asdi (la disoccupazione successiva alla Naspi). È condizionato alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Viene riconosciuto alle famiglie che hanno un Isee non superiore a 6 mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20 mila.

IL BENEFICIO PUÒ arrivare al massimo a 190 euro per una persona sola fino a 489 euro (l’attuale valore dell’assegno sociale per gli over 65 privi di mezzi) per un nucleo di 5 o più persone. Viene erogato per 12 mensilità e può durare al massimo 18 mesi. Sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere di nuovo. Il tetto è legato a quello dell’assegno sociale per gli over 65 senza reddito.

In prima applicazione sono ammessi al Rei con priorità i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. A regime le famiglie coinvolte saranno 500 mila per circa 1,8 milioni di persone complessive. Oltre due miliardi di euro le risorse destinate alla misura a regime.

POSSONO RICHIEDERE il Rei i cittadini italiani, i comunitari e gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno. La famiglia che avrà diritto al beneficio avrà una Carta di pagamento elettronica (Carta Rei), simile a una prepagata. La Carta, come detto, potrà essere usata, per metà dell’importo, anche per fare prelievi di contanti. Fino a oggi invece l’uso è stato vincolato sempre ad acquisti nei supermercati, nelle farmacie o alle poste.

«Via libera definitivo al #RedditodiInclusione – twitta da early bird Martina – Misura nazionale di lotta alla povertà. Ora avanti a rafforzarlo sempre più». «Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di Governo Parlamento e Alleanza contro #povertà», aggiunge subito dopo Paolo Gentiloni.

ENTUSIASTI ANCHE il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, la viceministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, la sottosegretaria Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria Pd. Il partito sottolinea l’importanza della misura per darsi quel colorito di «sinistra» che spesso gli viene negato da avversari e detrattori.

«Strumento parziale e tardivo. Da governo Matteo Renzi – Paolo Gentiloni solo un pannicello caldo contro dramma #povertà», twitta Renato Brunetta di Forza Italia. «Il reddito di inclusione è una mancetta utile solo al Pd per recuperare consensi – rincara Danilo Toninelli dei Cinquestelle – La vera soluzione è più lavoro col reddito di cittadinanza!».

PER LA CISL, PARTE dell’Alleanza contro la povertà di cui fanno parte tra gli altri anche Cgil e Uil, la misura «è importante, ma servono maggiori risorse e servizi sociali moderni». Il sociologo Domenico De Masi mette in guardia rispetto alla «macchinosità dei criteri di assegnazione».

«È una buona notizia l’approvazione, ma non può farci dimenticare la dimensione e la diffusione della povertà assoluta del nostro Paese – chiosa don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – Questa misura si rivolge infatti a 660 mila famiglie, là dove il numero complessivo è 1,8 milioni (4,6 milioni di cittadini)».

FONTE: Antonio Sciotto, IL MANIFESTO



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