Spagna. Quattro città, 14 vittime e un’esplosione: la cellula preparava una bomba
Barcellona. Le tessere del complicato mosaico che spiega i terribili fatti di Barcellona di giovedì cominciano a prendere posto. Il numero totale delle vittime sale a 14, fra cui i due giovani italiani Bruno Gulotta e Luca Russo, e i feriti sono circa 120, di almeno 35 nazionalità diverse. Le autorità non hanno voluto fornire per ora maggiori dettagli. Per il momento sono stati confermati fra le vittime i due italiani, una belga, una portoghese, uno statunitense e quattro spagnoli. Dei feriti, una sessantina sono già stati dimessi; 17 di quelli ancora ricoverati sono in stato critico e 28 sono gravi.
Ci sono quattro località catalane che giocano un ruolo chiave in tutta la faccenda.
Andiamo per ordine cronologico. La prima è Alcanar, un paese a sud di Tarragona, a più di 200 km da Barcellona. Mercoledì notte è esploso un chalet, in quel momento sembrava per una fuga di gas durante la lavorazione di droga. Invece nella notte fra giovedì e venerdì è emerso un legame con i fatti successivi: l’ipotesi degli investigatori è che i terroristi stessero preparando degli esplosivi da tempo, per caricare uno o più camion e fare molti più danni. Ma l’incidente avrebbe fatto cambiare i piani. I Mossos ieri hanno informato che oltre il cadavere rinvenuto in un primo momento, sono stati trovati anche resti biologici di un secondo cadavere. Una terza persona, ferita, nata a Melilla, è stata arrestata.
La seconda città è Barcellona: come ormai noto, verso le 16.50 di giovedì, un furgone bianco affittato travolge turisti e passanti zigzagando lungo la parte superiore della Rambla di Barcellona. Dopodiché, il conducente sarebbe scappato. Vista l’impossibilità di catturarlo, dopo aver chiesto a tutti di rimanere in negozi e ristoranti per ore, in serata le forze dell’ordine hanno fatto defluire le persone. All’interno del furgone è stato trovato un documento che legherebbe l’attacco con l’incidente di Alcanar. Poco dopo, verso le 20, si produce un incidente strano. In uno dei controlli di polizia lungo la Diagonal, grande via di uscita dalla città, un veicolo non si ferma all’alt, investe alcuni agenti, e viene inseguito dai Mossos. Quando lo raggiungono, trovano il cadavere del proprietario nei sedili posteriori apparentemente pugnalato, e nessuna traccia del conducente scappato. Era lui il responsabile dell’attentato? O era un criminale comune che era scappato per paura della polizia? Non si sa.
Terza località: Ripoll, 100 km a nord di Barcellona. Qui viene detenuto già giovedì Driss Oukabir, perché il suo nome risulta nell’affitto di uno dei furgoni usati per l’attentato. Driss, peraltro, risulta essere stato per un breve periodo in Italia, ospite di un’amica a Viterbo, nell’estate del 2014. La polizia sospetta che sia suo fratello Moussa, di 17 anni, il possibile conducente del furgone delle Ramblas. Sempre a Ripoll, sono state arrestate ieri altre tre persone di origine marocchina. I familiari di Oukabir sostengono che a Ripoll però mancano all’appello otto giovani appartenenti a cinque famiglie.
Infine Cambrils, 115 km a sud di Barcellona. All’una della notte fra giovedì e venerdì, la polizia spara e uccide cinque terroristi che viaggiavano su un’Audi A3, che si sarebbe cappottata in una rotonda per non essersi fermata a un posto di blocco, investendo un’agente. Scesi dall’auto, i cinque avrebbero cercato di aggredire dei passanti, raggiungendone e ferendone una: la donna è morta ieri, la 14ª vittima. Dopodiché gli agenti li avrebbero freddati. All’interno di un furgone rinvenuto nella stessa località, sono state trovate armi bianche e cinture esplosive finte che i fuggitivi sembra volessero usare per un nuovo attentato. Uno dei cinque terroristi uccisi era proprio Moussa Oukabir, secondo quanto confermato ieri sera dalla polizia. Alle 22 di ieri sera la polizia ha dato per morto anche l’ultimo ricercato la cui identità era stata diffusa nel pomeriggio di ieri, assieme a quelle di altre tre persone (che poi sono risultate essere fra le vittime della polizia a Cambrils). I sei morti a Cambrils, i due di Alcanar e i quattro detenuti sarebbero tutti membri della stessa cellula che avrebbe affittato quattro veicoli: tre furgoni e l’Audi. Le loro età comprese tra i 17 e i 24 anni.
FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO
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