Acqua e siccità, la beffa criminale si aggiunge alla tragedia

Acqua e siccità, la beffa criminale si aggiunge alla tragedia

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Non si tratta di una commedia ma di una tragedia umana che ha coinvolto e coinvolgerà ancora per anni decine e decine di milioni d’Italiani.

La siccità attuale viene da lontano, non è una sorpresa ma una tragedia annunciata. i suoi effetti deleteri sono radicati in miopie, indifferenza collettiva, egoismi locali e di categorie sociali, e nella miseria etica e politica di una larga frangia delle classi dirigenti.

Essi si sentiranno ancora per tanto tempo anche se da domani si adottassero interventi strutturali, radicali, efficaci.
Ricordo come già fine degli anni ’50 ed inizi ‘60 , giornalisti come Antonio Cederna, dalle pagine de Il mondo, si sono battuti contro la devastazione del “Bel Paese”, in difesa dei parchi nazionali e regionali e contro le politiche sconsiderate di incuria e distruzione delle zone umide ( lagune, paludi, laghi, acquitrini e stagni costier) che, scriveva Cederna, “se ben sfruttati, possono fornire una produzione di pesce per ettaro superiore a qualsiasi reddito agricolo …..) e (sono) indispensabili all’autoregolazione dei corsi d’acqua e quindi alla prevenzione di alluvioni, inondazioni, straripamenti (…)”.

A nulla sono servite le campagne contro il disboscamento ed il dissesto idrogeologico, il non rispetto dei piani urbanistici, l’assenza di una reale politica delle città, l’inquinamento delle acque e la cementificazione del suolo oltre ogni limite ragionevole.

Per decenni, l’assenza di una politica pubblica “nazionale” dell’acqua per tutto il ciclo lungo dell’acqua ha lasciato la via libera all’ipersfruttamento delle risorse idriche del Paese e ad una gestione disintegrata e predatrice del territorio.
Cinquanta anni di miopie, sbagli, incultura

Cosi si è giunti al 2015 anno traguardo fissato nel 2000 dalla Direttiva europea sull’acqua 2000/60 per il raggiungimento dell’obiettivo del “buono stato ecologico” delle acque. Secondo il rapporto redatto dall’istituto europeo per l’ambiente dell’UE sulla base dei dati forniti dall’Italia, lo stato ecologico superiore al buono è stato raggiunto solo dal 25% dei corpi idrici superficiali (media europea 49%), mentre lo stato chimico buono è stato raggiunto solo dal 18%.

La percentuale dei corpi idrici superficiali che riesce a soddisfare tutti i requisiti è pari solo al 10%. Da anni si sa che il Po ed altri principali fiumi sono già passati o sono in via di passare allo stato di corsi d’acqua a regime torrenziale.

Le cronache di queste giorni confermano che tutti i laghi italiani (e non solo Bracciano) sono in uno stato critico fra cui spicca il lago di Garda con un riempimento sceso ad un minimo storico del 37%. La siccità in particolare in Italia, Francia, Spagna, Turchia, Siria, è un fenomeno oramai permanente.

Secondo le stime del GIEC è destinato ad intensificarsi in assenza di cambiamenti radicali. In realtà, la siccità è un fenomeno dovuto principalmente sempre di più a concause di natura antropogenica, in particolare all’irrigazione (65% del totale dell’ acqua prelevata nei paesi del Mediterraneo), per usi non sempre ragionevoli.

Avere per esempio sovvenzionato (con largo spreco di denaro pubblico dall’UE e dai Governi nazionali) la conversione delle coltivazioni tradizionali quali l’ulivo e gli agrumi (meno esigenti di acqua) verso altre coltivazioni forti consumatrici d’acqua, come il mais o la barbabietola da zucchero, è stata una scelta profondamente sbagliata.

I colpevoli. Puntare il dito principalmente sulle politiche di privatizzazione dei servizi idrici è inevitabile ma insufficiente e in parte mistificatore perché lascia credere che la gestione pubblica dei servizi idrici in Italia non abbia affatto inciso sui fattori che hanno condotto alla siccità odierna.

I poteri pubblici italiani, a livello centrale come a livello locale (comuni, province, regioni) sono anch’essi in larga parte responsabili dei disastri attuali. Inoltre, non bisogna dimenticare che i cittadini stessi non hanno fato il necessario per la salvaguardia, la cura e la difesa dell’acqua come bene comune salvo in momenti eccezionali come per i risultati del referendum sull’acqua del 2011. La cultura civica, responsabile e partecipata dell’acqua è in Italia piuttosto recente.

Che fare? E’ difficile credere che le classi dirigenti di oggi siano disposti e capaci di affrontare i problemi messi in luce dalla siccità. Sono troppo presi ed interessati dalle prossime elezioni politiche. La siccità è per loro un rompiscatole inopportuno.

Molto probabilmente si agiteranno un po’, diranno tante parole, si accuseranno gli uni contro gli altri Una volta che il razionamento dell’acqua a Roma ed altrove sarà provvisoriamente rimosso, tutto ritornerà come prima.

Ebbene, anche se verosimile, un’evoluzione cosi è troppo triste e deleteria per essere ammissibile. Per cui, come cittadini occorre sperare e battersi affinché, questa volta le nostre classi dirigenti non continuino a giocare con la vita di milioni di persone umane ed il futuro della vita del nostro paese.

Battiamoci per proporre che d’urgenza il parlamento italiano approvi una risoluzione di convocazione di un’assemblea straordinaria nazionale cittadina sulla siccità ed il futuro prossimo della vita in Italia. Chiediamo a tutti i i sindacati, a tutte le Ong attive nel campo dei diritti della ed alla vita, a tutte le università, agli artisti, ai responsabili delle chiese cattolica, musulmana, protestante, valdese, ai direttori delle testate giornalistiche e ad ogni cittadino di fare pressione sui “loro” rappresentanti eletti e sul governo affinché una tale assemblea nazionale cittadina straordinaria sia convocata.

“Business as usual” aggiungerebbe una beffa criminale alla tragedia.

FONTE: Riccardo Petrella, IL MANIFESTO



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