Ucraina. Il ruolo dei neofascisti durante la Maidan

Ucraina. Il ruolo dei neofascisti durante la Maidan

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In Ucraina nel febbraio 2014 il movimento dell’«EuroMaidan» favorevole all’adesione alla Ue e contro la corruzione del regime Janukovic, si trasformò in una insurrezione egemonizzata dalle forze di estrema destra.

LA DEPOSIZIONE DI JANUKOVIC condusse all’ascesa di Poroshenko, alla reazione russa che portò all’annessione della Crimea e infine alla guerra civile nel Donbass, nella parte orientale del paese.
A tre anni di distanza, Ivan Katchanovski, ricercatore di origine ucraina alla School of Political Studies dell’Università di Ottawa, propone una nuova inquietante interpretazione sull’uccisione di oltre 100 manifestanti in quei drammatici giorni di guerriglia urbana.

UNA PARTE DEI MANIFESTANTI, secondo la ricerca di Katchanovski – che si basa su oltre 2.000 documenti processuali, analisi balistiche e 350 ore di registrazioni video – non sarebbero stati uccisi dalla Berkut (la famigerata polizia antisommossa ucraina) ma da cecchini appartenenti alle formazioni di estrema destra Pravy Sektor e Svoboda e coperte dal partito Patria di Julya Timoshenko, la leader della rivoluzione «arancione« del 2005.

Secondo lo studioso, una parte del massacro che prese forma tra il 18 e il 20 febbraio non è ascrivibile alla polizia ucraina ma fu ciò che tecnicamente si definisce una «false flag operation», cioè una azione militare volta a far ricaderne la responsabilità in conto del nemico.

Questo tipo di operazioni, sono purtroppo state ricorrenti nella storia. L’aviazione sovietica, ad esempio, nel 1939 bombardò il villaggio russo di Mainila addossando poi la colpa ai finlandesi. Il regime stalinista utilizzò quell’incidente per dichiarare guerra alla Finlandia.

Lo studio comunque rigetta ogni dietrologia e si basa solo sui fatti accertati. In un colloquio che abbiamo avuto con l’autore ha voluto precisare che: «Il mio studio non dice che i cecchini delle milizie di Svoboda e Pravy Sektor abbiano ucciso dei manifestanti della Maidan. Non uso neppure il termine «golpe» per quanto avvenne, in quanto non esistono prove sufficienti per accertare né la prima né la seconda affermazione.
Invece ho voluto mostrare che vari fatti, se analizzati dal punto di vista teorico indicano che dei gruppi armati di estrema destra e parte dei suoi dirigenti (oltre che di partiti oligarchici come Patria) sono stati coinvolti direttamente o indirettamente, in diversa misura nel massacro di manifestanti e di poliziotti. Il massacro fu un elemento chiave per giungere al rovesciamento del governo e un crimine contro i diritti umani».

TALE PRECISAZIONE è importante perché lungi dal voler minimizzare il ruolo dei neofascisti a Maidan, lo colloca nella luce corretta dal punto di vista della ricerca scientifica.
Del resto l’autore non fa sconti neppure a Janukovic, che giudica a capo di un regime corrotto e clientelare e nel suo secondo mandato molto sensibile ai consigli di Mosca.
Gli avvenimenti di Kiev del febbraio 2014 hanno avuto la più vasta copertura mediatica che un massacro abbia avuto nella storia: furono presenti oltre cento giornalisti di tutto il mondo e le principali Tv trasmisero centinaia di ore di diretta degli avvenimenti.

UNA TALE MASSA DI EVIDENZE sul ruolo criminale dell’estrema destra non poteva essere ignorata neppure dalla stampa mainstream, interessata a denunciare solo le responsabilità di Janukovic, che pur ci furono. Uno speciale della Bbc nel 2015 mise in luce che all’interno del palazzo del Conservatorio di Kiev erano presenti in quei giorni cecchini legati all’estrema destra.
Ora il processo per il massacro del 20 febbraio 2014 sta dimostrando che gruppi di cecchini legati all’estrema destra spararono sulla folla anche dall’Hotel Ucraina, che si trova proprio di fronte alla sede del governo. Esami balistici, testimonianze di persone rimaste ferite, una documentazione video imponente vanno a supportare la tesi del Dottor Ivan Katchanovski.
Quello che doveva essere nelle intenzioni di Poroshenko «il processo del secolo» annaspa tra rimandi e incursioni nel tribunale dei neofascisti, mentre viene alla luce che gli stessi giudici hanno permesso a membri della Berkut di espatriare in Russia per evitare che le loro testimonianze inguaiassero ancora di più l’attuale governo.

UN QUADRO D’INSIEME raccapricciante, di cui dobbiamo conoscere ancora molti dettagli e retroscena. La ricerca è disponibile in lingua inglese al seguente indirizzo webqui l’appendice video

FONTE: Yurii Colombo, IL MANIFESTO



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