Timocenko colpito da ischemia, all’Avana per le cure ma tornerà presto in Colombia
Nell’ambito di un viaggio programmato a diverse Zone Ttransitorie, alle sette del mattino di sabato scorso, ci siamo imbarcati in un elicottero nella Zona Transitoria Mariana Paez, a Pesetas. I piloti, sempre molto attenti, ci spiegarono che dovevamo fare scalo a Villavicencio per fare il pieno e così evitare nuovi scali prima di arrivare al destino finale.
La durata del volo sarebbe stata di due ore e dieci minuti. Una volta all’aeroporto Vanguardia ci è stato comunicato che la cordigliera era coperta di nubi e che per questo dovevamo aspettare un paio d’ore prima di partire. Più tardi avremmo tentato due volte senza esito di decollare e così dovemmo rassegnarci ad aspettare fino al giorno dopo, domenica, per provare di nuovo a partire.
Non mi è piaciuto per niente il tempo all’alba della domenica. Cadeva una leggera pioggia e la nebbia copriva la cordigliera. Pensai che non avremmo potuto decollare nemmeno quella mattina. Quando salutai Timo, notai qualcosa di strano. Il suo volto sembrava rigido e faceva difficoltà a parlare a causa di una sensazione strana alla lingua.
Un’ora più tardi lo stavamo ricoverando nella Clinica dell’Università Cooperativa.
Timo è entrato all’ospedale camminando, sforzandosi di stare dritto.
L’attenzione dei professionisti nella clinica è stata immediata e la diagnosi rapida: Ischemia Cerebrale Temporanea. Un trombo doveva essersi staccato da un’arteria condizionando la circolazione del sangue al cervello. I suoi segni vitali erano normali. Aveva difficoltà ad alzare il braccio sinistro.
Abbiamo goduto della massima collaborazione dei membri della UNIPEP, l’Unità di Polizia per la Costruzione della Pace. Il corpo di guardaspalle è molto efficace in tutto quello che ha a che vedere con i movimenti delle persone di cui sono incaricate. Comunicarono con i loro superiori per muovere i fili. In breve tempo ricevemmo le manifestazioni di solidarietà dell’alto governo.
La realizzazione di ogni genere di esame, cominciando dagli esami del sangue, TAC, elettrocardiogramma e altri è avvenuta rapidamente. Era evidente la sorpresa del personale clinica una volta che si rese conto di chi era il paziente, ma allo stesso tempo la volontà di fare il meglio per contribuire al suo pronto recupero era altrettanto chiara.
Sono gesti che non si dimenticano.
Qualche rivista ha scritto che Timo era finito in mano al Centro Democratico, perché il neurologo della clinica, il dottor Gutiéterrez, sarebbe un militante di questo partito. Non so se questa militanza sia reale, quello che è certo è che il dottor Gutierrez è stato eccellente, professionale e umano. Come il resto dell’equipe medica che ha ricevuto e curato al paziente.
In un paese decente e tollerante nessuno dovrebbe fare commenti come questo. Ma siamo in Colombia dove abbondano i settori della stampa impegnati ad avvelenare l’ambiente. EL TIEMPO ha aperto con la notizia, falsa, della morte di Timo. Altri si sono inventati che le visite agli altri pazienti erano state vietate e che i familiari stavano protestando davanti alla clinica.
Si è arrivati anche a dire che i pazienti ricoverati erano stati abbandonati per dedicare tutta l’attenzione medica a Timochenko. Chi è rimasto nella clinica è stato testimone della normalità in cui si sono svolte tutte le attività dell’ospedale. Al momento delle visite, l’unica misura presa, è stata chiudere la porta della stanza in cui riposava Timo.
Nelle stanze vicine come nel resto della clinica, i familiari dei pazienti hanno continuato le loro visite senza problemi. Fuori dell’ospedale si ammassavano i giornalisti di questo e quel mezzo di comunicazione e la direzione della clinica, credo nel suo pieno diritto, ha vietato l’ingresso ai giornalisti.
Alle quattro del pomeriggio, al contrario, abbiamo concordato con i medici una conferenza stampa. In questa occasione tutti hanno potuto sapere quello che gli interessava. Mi risulta che le reti in mano ai settori dell’estrema destra hanno promosso catene di preghiere chiedendo a dio la morte del paziente. E che qualche portavoce della destra non ha perso l’opportunità di sparare le solite sciocchezze e invettive.
Chi lavora nella sanità sa che una ischemia cerebrale temporale è un’avvertenza naturale al corpo, nel senso che è un avviso per chiedere al corpo di prendere misure precauzionali per evitare di essere vittima di un vero infarto. I postumi, se l’ischemia non è grave come per fortuna nel caso di Timo, richiedono riposo e alcune terapie. Che avrebbero potuto essere eseguite in Colombia, dove la capacità medico-scientifica è di altissimo livello.
Ma dove il rischio di disturbare la tranquillità paziente è alto. Gli schiamazzi della stampa ostile e dell’estrema destra nemica della pace, come si è visto, sono capaci di provocare disturbi, provocazioni gravi e una serie di atti negativi.
Da qui il viaggio temporaneo di Timo all’Avana. Solo per questo. Molto presto lo vedrete nuovamente in Colombia, costruendo la pace con tutti i colombiani.
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