Msf: «Attaccano le Ong per coprire il fallimento della Ue»
Per il responsabile per il soccorso in mare di Medici Senza Frontiere, è sconcertante che dopo anni di fallimenti e tragedie nel Mediterraneo i paesi europei vogliano limitare l’attività delle associazioni che soccorrono le persone che stanno annegando
Marco Bertotto, responsabile dei rapporti istituzionali per il soccorso in mare di Medici Senza Frontiere (Msf), ha letto sui giornali che al vertice di Tallin di giovedì 6 luglio l’Europa cercherà di imporre nuove limitazioni alle Organizzazioni non governative (Ong) che salvano esseri umani nel mare Mediterraneo. Le due navi di Msf dallo scorso gennaio ad oggi hanno soccorso circa sedicimila persone provenienti dalla Libia. Il presunto giro di vite contro le Ong è solo un’indiscrezione poco dettagliata, ma è abbastanza per fargli perdere la pazienza: «Incredibile, dopo tre anni di discussioni l’Europa avvia un vertice per limitare l’azione delle Ong! E’ una cosa totalmente scollegata dalla realtà e qui c’è gente che muore».
Cosa sta succedendo?
Ho l’impressione che siano alla ricerca di un capro espiatorio per mascherare il fallimento evidente dei paesi europei che non sanno come gestire il fenomeno migratorio. L’ostinata attenzione sulle Ong che svolgono attività di soccorso è assurda, noi siamo in mare proprio per fare quello che non fa l’Europa, siamo lì a causa delle politiche europee che da anni provocano tragedie nel Mediterraneo. La nostra attività poi è già regolata, non capisco perché continua questo accanimento. Sembra una logica di pura provocazione.
Quali sarebbero le presunte nuove regole? Non potrete più entrare con le vostre navi nelle acque libiche?
Non si capisce di cosa stiano parlando.Tutte le nostre attività sono coordinate e controllate dalla Guardia costiera, sono loro che ci danno il permesso di entrare nelle acque libiche quando avvistiamo un’imbarcazione in difficoltà. E comunque è un falso problema: nel 99% dei casi noi operiamo in acque internazionali, solo in casi rarissimi sconfiniamo in acque libiche e sempre dopo aver ottenuto il permesso. E non dimentichiamo che è il capitano della nave l’ultimo a decidere, e che non soccorrere esseri umani in mare è un reato.
Perché sottolineare un falso problema?
Siamo di fronte all’artificiosa ricostruzione della realtà per mettere sotto accusa le Ong e dal punto di vista mediatico noi siamo il vaso di coccio. Teniamo presente che le Ong sono responsabili solo del 30% delle operazioni di soccorso in mare, allora perché il governo italiano non chiede alle navi tedesche di Frontex di sbarcare altrove i migranti? Considerarci il problema è un’operazione schizofrenica e offensiva, una ricostruzione della realtà falsa e ideologica, e dire che fino a poco tempo fa il governo italiano ci ringraziava.
E’ realistica l’ipotesi di sbarcare i migranti in porti non italiani?
Se davvero questa è la decisione delle autorità italiane, se davvero hanno cambiato idea, allora ce lo dicano: per noi il problema non è dove portarli, è come salvarli, ma è evidente quali problemi si creerebbero se ci mettessimo due settimane e non due giorni per sbarcare a terra persone già sofferenti, magari a Marsiglia anche se è evidente che il governo francese ha risposto negativamente. Allora dicano che non vogliono più fare attività di soccorso, sarebbe più onesto. L’impatto di questi discorsi, qualunque siano le decisioni prese, è di per sé molto grave perché lascia passare il messaggio che il soccorso di chi sta annegando sia un aspetto poco rilevante della faccenda. Il governo italiano giustamente rivendica la mancata collaborazione dei paesi europei, ma per essere credibile dovrebbe insistere con altri argomenti: mettendo al centro della discussione la mancata ricollocazione dei migranti ed elaborando nuove proposte forti per scardinare i meccanismi di Dublino. Questo sarebbe un atteggiamento serio, non mettere in crisi il salvataggio in mare.
FONTE: Luca Fazio, IL MANIFESTO
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