Kosovo, vota il 41,4%. Vince Ramush Haradinaj, il peggiore

Kosovo, vota il 41,4%. Vince Ramush Haradinaj, il peggiore

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La «coalizione dei combattenti dell’Uck» (la guerriglia anti-serba che nel 1999 venne sostenuta dai raid aerei Nato) – composta da Partito democratico, Alleanza per il futuro e movimento Nisma -, ha vinto le elezioni di domenica in Kosovo. In realtà ha vinto la disillusione: ha votato solo il 41,4% degli aventi diritto (1 milione e 600mila circa). Seguono, di misura fra loro, il movimento nazionalista anti-corruzione Vetëvendosje (Autodeterminazione), e l’alleanza della Lega democratica del Kosovo – che fu di Ibrahim Rugova. Dei pochi serbi rimasti, quasi tutti nel nord, a Mitrovica, oltre il fiume Ibar diviso da un «muro», anche loro non hanno in gran parte votato, ma sembra affermarsi la «Lista serba», appoggiata da Belgrado che spinge per trattare sulle autonomie delle municipalità serbe in Kosovo. Che, dopo la guerra, da regione autonoma della Serbia – contro i Trattati di pace di Kumanovo del 1999 – si è dichiarata Stato indipendente nel 2008 (al referendum votò il 44%). Ma metà dei paesi Onu, come Cina e Russia, e tanti paesi europei, come Spagna e Grecia, non lo riconoscono.

La vittoria della «coalizione di guerra» non è garanzia di nuovo governo. Anzi. Il candidato premier indicato dalla coalizione è infatti Ramush Haradinaj. È il peggiore leader kosovaro-albanese, capo militare dell’Uck quando Hashim Thaqi, ora presidente della repubblica, era il leader politico. La personalità di Haradinaj non è solo spigolosa per trovare alleati di governo. È d’impedimento alla pace, alla giustizia e alla verità nella regione. Hashim Thaqi e Ramush Haradinaj sono accusati da un rapporto del Consiglio d’Europa – ma anche già da Carla Del Ponte – di crimini di guerra contro civili serbi dal 1998 (si parla di espianto di organi per finanziare l’Uck). Una nuova Corte penale si sta preparando. Solo due mesi fa Haradinaj, arrestato in Francia su mandato internazionale, non venne estradato, come richiesto, in Serbia dov’è ricercato.

Con lui premier non avanzerà il dialogo coi serbi; con lui nascerà l’«esercito del Kosovo» che spaventa perfino la Nato che pure «vigila» sullo Stato grande meno del Molise; e si acuirà lo scontro recente sui confini con il Montenegro. Aumenterà la piaga della corruzione, legata all’omertà di una guerra etnica. E non si arresterà la povertà estrema, con il 30% di disoccupazione, nonostante la montagna miliardaria di fondi occidentali finiti alle leadership al potere in questi dieci anni. Nei quali, tra l’altro, è apparsa in Kosovo una assai numerosa leva dei combattenti jihadisti, foreign fighters per e dalla Siria, con sostegno delle petromonarchie del Golfo. Chi più ne ha più ne metta.

FONTE: Tommaso Di Francesco, IL MANIFESTO



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