Amministrative. L’Italia (per un giorno) bipolare Si riapre la partita delle alleanze
ROMA Le Amministrative sono state una parentesi che non avrà riflessi sul quadro politico nazionale in questo finale di legislatura ma potrebbe influenzare le strategie dei partiti sul tema delle alleanze. Le urne sembrano infatti rilanciare lo schema bipolare, riproponendo la sfida ventennale tra centrosinistra e centrodestra, con M5S messo ai margini. Il sistema elettorale a doppio turno per i sindaci non è però contemplato per le Politiche, e per quanto i Cinquestelle vengano clamorosamente bocciati sarebbe azzardato scommettere sul loro tramonto e sulla fine del tripolarismo: un tempo accadeva a Berlusconi, campione del consenso d’opinione, di subire defaillance nel voto locale per poi riscattarsi.
Insomma il risultato ha un valore limitato, vista la dimensione del test, al quale peraltro si è giunti dopo una campagna elettorale anestetizzata dal patto che le quattro maggiori forze avevano stretto sulla riforma del sistema di voto: una sorta di effetto cloroformio era calato sul Parlamento e aveva portato a una tregua tra i grandi partiti, nonostante l’approssimarsi delle urne. Renzi, per esempio, aveva dato disposizione al Pd di non infierire sulla giunta grillina di Torino dopo i fatti di piazza San Carlo, la sera della finale di Champions: con M5S aveva in ballo l’intesa sul proporzionale.
Svanito il patto, svanirà anche l’effetto cloroformio. Anzi, i primi effetti di un risveglio dalla sedazione si sono già registrati. È stato indicativo come — proprio nel giorno in cui l’accordo è saltato — Salvini abbia ripreso a martellare il governo sul tema dell’immigrazione, mettendo nel mirino per la prima volta — insieme a «Renzi, Boschi e Pinotti» — anche il neo-titolare del Viminale: «Dal primo gennaio di quest’anno a oggi gli sbarchi sono aumentati del 60%. Minniti ha rotto le palle».
Si era rotto il cessate il fuoco. E di qui in avanti sarà un crescendo. Sullo scontro polemico è indubbio che l’esito delle urne avrà un peso, vista l’avanzata del centrodestra e l’evidente flessione del Pd al primo turno, dove si contano i voti. L’effetto si vedrà subito in Parlamento, dove Renzi sarà costretto nelle prossime settimane a gestire passaggi che, per ragioni diverse, avrebbe voluto evitare. A partire dalla fiducia sulla riforma del processo penale, che con ogni probabilità impegnerà martedì la Camera. Il leader del Pd ha tentato di scaricare mediaticamente su Alfano la difficoltà di votare il provvedimento di Orlando, ma se potesse anche lui lo eviterebbe. Basta vedere cos’è accaduto sabato a Rimini — a un convegno organizzato dalle Camere penali — dove il responsabile democrat per la giustizia, Ermini, ha fatto a gara con il ministro centrista Costa a chi criticava di più la riforma del Guardasigilli.
Il fatto è che Renzi — per tentare di tenere compatto il gruppo del Pd in vista delle votazioni sulla legge elettorale — aveva preso un impegno con Orlando, garantendogli la fiducia sulla sua riforma. Ora, senza il nuovo sistema di voto (e senza il voto anticipato) dovrà tener fede alla contropartita sebbene più volte abbia mosso obiezioni al progetto, con espressioni più caustiche dei centristi.
Di legge elettorale si tornerà a parlare dopo l’estate. Ma il guaio per Berlusconi è che lo schema intorno al quale si discuterà non sarà più il proporzionale, bensì una versione aggiornata del Consultellum, propedeutico per Renzi nel tentare un accordo alla sua sinistra, dato che il voto di ieri prefigura la difficoltà di arrivare in solitaria al 40%. Basta leggere il risultato di Genova. Proprio l’exploit a Genova (e non solo) mette in difficoltà il Cavaliere, perché rilancia nel suo partito l’area di chi mira sull’alleanza con la Lega e sulla necessità di puntare su una legge elettorale di stampo maggioritario: con premio alla coalizione o alla lista poco importa, di certo su Berlusconi aumenterà la pressione di quanti in Forza Italia premono per arrivare all’obiettivo. Ed è lì che Salvini già lo attende, rivendicando il primato nella coalizione.
La rinascita del bipolarismo potrebbe essere un effetto ottico distorto ma inciderà sui due vecchi blocchi e anche sulle dinamiche politiche dei grillini che — cessato l’effetto cloroformio — si preparano a indurire la loro opposizione in Parlamento contro il Pd. Un’occasione per alzare la tensione, paradossalmente, gliela sta per offrire proprio Renzi con la Commissione d’inchiesta sulle banche, da lui voluta, e che fra due settimane sarà varata dalla Camera. Ed è chiaro che M5S userà lo strumento parlamentare per colpire l’avversario, riesumando la polemica su Banca Etruria. Ne è consapevole lo stato maggiore democrat che ieri sera sudava freddo pensando a quanto potrà accadere: «Ci sarà da penare»…
Francesco Verderami
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