“Scajola e Bertolaso hanno sbagliato io ho solo avuto favori, che male c’è?”
ROMA – «L’ex ministro Scajola si è fatto comprare la casa da Anemone e questa è una cosa scorretta, per non dire altro. Bertolaso, poi, è maggiorenne e responsabile. Se si è fatto pagare l’affitto da quel costruttore ne pagherà le conseguenze».
E lei, ingegner Lunardi, i suoi rapporti con Anemone? Dal 2001 al 2006 è stato ministro in due governi Berlusconi.
«Io sono una persona corretta e glielo dimostrerò. Da dove vuole partire?».
Dalla sua casa padronale a Basilicanova, nel Parmense.
«Diego Anemone nel 2002, o forse 2003, venne a ristrutturarmi una dependà nce di 220 metri quadrati».
In passato aveva detto che era il 2005.
«No, è accaduto prima».
Perché invece che a un costruttore di Parma lei si rivolse al romano Anemone?
«Perché me l’aveva fatto conoscere Balducci, il migliore dei miei funzionari: Anemone era sveglio e mi doveva un favore. Voleva sdebitarsi».
Che significa sdebitarsi?
«Lo avevo aiutato ad acquistare i terreni della Banca di Roma su cui avrebbe edificato il futuro Salaria Sport Village».
Il Salaria? L’opera abusiva realizzata nell’area di piena del Tevere?
«Mi ha invitato tante volte a vedere l’opera finita, ma non ci sono mai andato».
Intanto, però, l’ha aiutato a comprare i terreni.
«Ho fatto una telefonata a un funzionario della Banca di Roma, in mezzo a cento cose che un neoministro con quattro dicasteri sulle spalle doveva fare».
Perché, con quattro dicasteri sulle spalle, si sente in dovere di raccomandare gli affari di Anemone?
«Perché era un amico di Balducci, un mio funzionario».
E Anemone si è sdebitato salendo a Parma a farle lavori da 150 mila euro.
«Direi 120 mila. Ho ancora qui le fatture, intestate a… aspetti che chiedo a mia figlia… Ecco, alla Interedil costruzioni srl. C’erano problemi di umidità , ha fatto un buon intervento».
Tutto regolare, niente in nero.
«Sono pronto a portare le carte alla procura».
In concreto, come si è sdebitato con lei Anemone?
«Ha fatto i lavori a prezzo di costo… Non ha guadagnato nulla. Poi altri amici, qui della zona, mi hanno fatto alcune cortesie gratis: movimento terra, piccole cose».
Il costruttore di Grottaferrata le ha ristrutturato anche una casa a Cortina? C’è il nome “Lunardi” nella lista di Anemone.
«No, quell’appunto induce in errore: la ristrutturazione di Cortina me l’ha fatta un maestro di sci».
Passiamo al suo palazzetto di Roma, in via dei Prefetti, dietro Montecitorio.
«Non è una reggia, sono tre appartamenti di otto metri per trenta schiacciati da due palazzi intorno».
Ma lei ha fatto di tutto per prenderli.
«Sa, io avevo casa e ufficio romani in via Parigi. Appena mi hanno nominato ministro il padrone di casa mi ha raddoppiato l’affitto: pagavo 6.000 euro al mese tutto compreso, mi pare».
E a fronte del proprietario esoso lei che fa?
«Mah… Arriva Balducci e mi dice: Propaganda Fide sta mettendo a reddito i suoi duemila appartamenti. Lui, insieme al presidente del Tar De Lise e all’avvocato Leozappa, genero di De Lise, gestiva quel patrimonio».
Un alto funzionario delle Opere pubbliche e un alto magistrato amministrativo gestiscono le case del Vaticano?
«Sì, a tempo perso uno può fare quello che vuole. A Roma tutti fanno tre, quattro lavori… Allora, Balducci mi porta l’elenco delle duemila case e io scelgo via dei Prefetti».
Balducci, suo dipendente, diventa il suo immobiliarista. E il suo ristrutturatore a Roma è forse ancora…
«Anemone sì, quel palazzo lo sta ristrutturando per conto di Propaganda Fide. Io lo trovo lì, coincidenza».
Visto che non voleva pagare 6 mila euro di pigione in via Parigi, che canone le propone Propaganda Fide?
«In verità entro e chiedo di acquistare l’appartamento. Il cardinale Sepe prende tempo e mi concede di restare».
Quando le darà la risposta?
«Un anno dopo, direi quattordici mesi dopo».
E lei in quei quattordici mesi paga l’affitto?
«No, mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi… gratis».
Propaganda Fide, quelli che minacciavano di cacciare l’editore di Di Pietro se ritardava di una settimana la pigione?
«Con me sono stati generosi, ma la casa era fatiscente. Nel 2004, poi, è arrivata la risposta: “Non possiamo venderle solo l’appartamento al terzo piano. Se vuole, può comprare tutto lo stabile”. Dissi sì: c’erano otto persone dentro e così ho ottenuto uno sconto del 50 per cento. Una banca, non ricordo quale, lo valutò 4 milioni e 160 mila euro. Ho acceso un mutuo da 2,8 milioni, più 600 mila euro miei… Assegni, tutto fatturato… Ho dato sostanziose buonuscite a quattro vecchietti, gente che pagava 200 euro al mese d’affitto. Altri quattro li ho ancora in casa».
Nuovi lavori interni negli altri piani, ora suoi: anche quelli li ha fatti Anemone?
«No, però mi ha suggerito la ditta: Ram restauri, altri 340 mila euro».
Per caso in via dei Prefetti entra anche l’architetto Zampolini, il contabile delle tangenti di Anemone?
«Mi ha avviato la denuncia di inizio attività per la ristrutturazione e poi gli ho chiesto di risolvere in Comune una questione per un passo carrabile… Lì non riuscì a fare niente».
E lei per Balducci, da ministro, cosa ha fatto?
«Ho fatto in modo che diventasse presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, ma solo perché era il funzionario migliore. Nel 2002 me lo aveva impedito Gifuni, il segretario del presidente Ciampi. Nel 2005 ci riuscì».
Le sembra normale che un ministro compri case gestite dai suoi dipendenti e aiuti costruttori amici per ottenere lavori scontati?
«I favori li ho fatti come persona, non come ministro. Io sono una persona corretta».
Il capo del suo ufficio legale, sempre quando era ministro, dice di averle chiesto di aiutare un’azienda della cricca.
«È Mario Sancetta, voleva che un’impresa del Sud iniziasse a lavorare con i grandi costruttori, Impregilo, Astaldi, tutti miei clienti. Non c’è stato verso».
Sancetta oggi è indagato per corruzione e continua ad assisterla per recuperare mezzo milione di euro dall’Anas che la Corte dei Conti aveva addebitato a lei.
«Sancetta conosce a fondo quella storia ed è una persona perbene, mi ha meravigliato scoprire potesse avere rapporti non leciti. Il guaio è che la burocrazia italiana oggi è fatta di persone facilmente corruttibili. Guardi la Protezione civile, non è più quella di Zamberletti: oggi i grandi eventi in Italia si fanno diventare emergenze e poi si danno in mano a Bertolaso».
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