Giordania, assalto alla fortezza crociata Turisti bloccati, canadese tra le vittime
GERUSALEMME Le mura del castello di Karak stanno in piedi da quasi 900 anni e la fortezza può resistere ancora a un assedio. È tra queste pietre rosate che si sono asserragliati i terroristi dopo aver colpito per le strade della città turistica giordana. Il primo agguato sarebbe stato organizzato come una trappola: una pattuglia è stata chiamata per l’incendio in una casa, all’arrivo gli estremisti hanno sparato contro gli agenti. Nel secondo attacco hanno smitragliato da un’auto il commissariato e hanno ferito almeno una trentina tra poliziotti e passanti. Cinque agenti sono stati uccisi, tra le vittime anche una viaggiatrice canadese e 4 abitanti della zona.
Il commando è fuggito verso il castello per nascondersi tra i suoi labirinti medievali e continuare a bersagliare i poliziotti dall’alto di una torre. Avrebbe preso un gruppo di ostaggi e le forze speciali avrebbero fatto irruzione per liberarli, uccidendo i terroristi. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale non ci sarebbe stato invece alcun sequestro, alcuni turisti si erano nascosti in uno dei piani inferiori e avevano troppa paura a uscire. I soccorsi li hanno aiutati e recuperati. Per ora non ci sono state rivendicazioni, gli assalitori sono arrivati dal villaggio di Qatraneh, dove in mezzo al deserto i clan trafficano in armi.
A 130 chilometri da Amman, arroccata sulle montagne a 900 metri d’altitudine, Karak è visitata soprattutto per la struttura costruita dai crociati. È stata scelta come bersaglio degli estremisti che vogliono destabilizzare il Paese alleato degli americani e confinante con il caos siriano e iracheno. Dalla Giordania sono partiti e transitano i miliziani che si uniscono alle truppe irregolari del Califfato. Dalla Giordania era partito Abu Mussab Al Zarqawi, il primo a progettare la nascita dello Stato Islamico, il primo a pensare di costruirlo in Iraq usando le autobomba come fondamenta: è stato ucciso dagli americani nel giugno del 2006.
Re Adballah guida da diciassette anni il Paese e sta cercando di contenere l’influenza dei fondamentalisti: con campagne di educazione nelle scuole e con campagne militari. L’operazione delle forze speciali a Karak sarebbe stata guidata da suo cugino Rashid bin Hassan, nella tradizione di addestramento e servizio della famiglia reale.
Davide Frattini
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