FARC e governo firmano un nuovo Accordo Finale di Pace a Bogota

FARC e governo firmano un nuovo Accordo Finale di Pace a Bogota

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In uno scenario piuttosto diverso da quello della precedente cerimonia (lo scorso 26 settembre) oggi nel Teatro Colon di Bogota circa cinquecento ospiti hanno assistito alla firma del nuovo Accordo Finale di Pace tra le FARC-EP e il governo colombiano.

Diversi anche i “suoni” della cerimonia. Se a Cartagena il protocollo sembrava essere piuttosto rigido, qui a Bogota l’atmosfera é stata certamente piú rilassata e la platea non é sembrata molto “attenta”

alle procedure.

Quando la maestra di cerimonia ha annunciato, subito dopo la firma del nuovo Accordo che a prendere la parola sarebbe stato il comandante delle FARC-EP Timoleon Jimenes, la platea é esplosa in un boato di applausi e cori.

“Lasciamo che la parola sia l’unica arma del popolo colombiano”, ha detto Timochenko . “Abbiamo vissuto oltre 50 anni di guerra prima di arrivare a questo momento, a questa firma – ha aggiunto il leader delle FARC – in questa ultima fase abbiamo aggiunto cose e modificato alcune parti del precedente accordo, dopo aver preso in considerazione le proposte presentate dai vari gruppi e associazioni che si sono susseguiti ancora una volta all’Avana. Abbiamo studiato tutte le proposte – ha detto Timochenko – con uno spirito e atteggiamento positivi e abbiamo introdotto modifiche al nuovo testo”.

Timochenko ha voluto ringraziare ancora una volta la “comunitá internazionale che – ha detto – é ritornata all’Avana preoccupata per il futuro della pace in Colombia”. I veri protagonisti, ha insistito il leader delle FARC “sono state le organizzazioni delle donne e della comunitá LGTBI che hanno ribadito il loro ruolo nel futuro di questa nazione. Allo stesso tempo, voglio ringraziare i gruppi religiosi, intellettuali e della societá civile che hanno contribuito al nuovo testo”.

Il leader delle FARC-EP ha espresso la sua “ammirazione per le migliaia di colombiani che sono scesi in piazza dopo il plebiscito, ai giovani, agli afro-discendenti, alle comunitá indigene, alle famiglie che si sono unite ai guerriglieri nelle veglie per la pace… Questo accordo finale é vostro – ha detto – perché voi avete contribuito a costruirlo con le vostre aspirazioni e azioni”.

Timochenko ha quindi detto che “la prima domanda nazionale é che le armi non siano piú usate in politica, che venga riconosciuto il rispetto al dissenso e che la vita e l’integritá personale, la libertá di movimimento ed espressione siano davvero reali e rispettate.

Nessuno deve rimanere fuori da questo accordo. Con esso possiamo scrivere davvero la parola fine alla guerra, e questo non significa rinunciare alle proprie posizioni”.

Il comandante delle FARC ha quindi chiesto per una “rapida

implementazione: basta con gli omicidi di sindacalisti, leader civili, attivisti comunitari e dei diritti umani… E’ assurdo – ha detto – che i nostri guerriglieri continuino a morire e queste morti vengano giustificate con motivazioni improbabili”.

Nei passaggi finali del suo intervento Timochenko ha detto:

“Confidiamo di essere parte attiva e in piena legalitá della prossima fase di dibattito e politica” e ha aggiunto che sarebbe coerente con il nuovo accordo e il bisogno della sua rapida implementazione “considerare la possibilitá di un governo di transizione”.

Timochenko ha quindi commentato l’elezione di Donald Trump: “speriamo che possa giocare un ruolo positivo nel sostegno della pace in Colombia”.

Quindi Timochenko ha reiterato la “nostra solidarietá con tutte le vittime, non importa da che parte stessero e ripetiamo le nostre scuse per la sofferenza causata. Offriamo a quello che era il nostro nemico, il nostro rispetto e un ramo di ulivo”.

 

Dopo il leader delle FARC é intervenuto il presidente Juan Manuel Santos con un discorso improntato sulla necessitá di sanare le ferite e favorire la riconciliazione.

“E’ la generazione di oggi – ha detto Santos – che ha sulle sue spalle la responsabilitá di costruire la pace e la nazione del futuro”.

Ribadendo la necessitá di pace e riconciliazione, il presidente ha concluso dicendo che “ogni guerra è una sconfitta”.



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