In tribunale il killer di Jo Cox: «Chiamatemi Morte ai traditori»
LONDRA Si chiama Thomas Mair, ma da oggi vuole che il mondo lo conosca come «Death to traitors, freedom for Britain» («il mio nome è: morte ai traditori, libertà per la Gran Bretagna», ha detto testualmente). È questo lo slogan con cui l’uomo accusato dell’omicidio della deputata laburista Jo Cox giovedì scorso a Birstall, nei pressi di Leeds, West Yorkshire, ha risposto ai giudici della corte di Westminster, il più importante tribunale della capitale, dove è stato scortato ieri mattina dopo l’arresto e alla presenza di una dozzina di reporter.
A suo carico, oltre all’omicidio, un grappolo di imputazioni, tra cui quella di gravi lesioni personali per la successiva aggressione all’ex minatore Bernard Carter-Kenny, pensionato settantasettenne accorso in difesa della deputata (è in ospedale in condizioni stabili per una coltellata all’addome, ma non in pericolo di vita).
Alle altre due domande del giudice su domicilio ed età, Mair ha taciuto. La prima udienza è durata 15 minuti in tutto, come spesso accade; la prossima sarà lunedì.
È emerso che, subito dopo l’arresto, l’uomo ha dichiarato alla polizia di essere un attivista politico. Anche se la polizia segue principalmente una pista politica – perquisizioni in casa sua hanno rinvenuto materiale propagandistico nazista e di varie organizzazioni di suprematisti filo-apartheid – s’indagano anche le condizioni psichiche dell’uomo, che pare avesse chiesto aiuto per un attacco di depressione il giorno prima dell’aggressione alla 41enne deputata laburista.
Secondo il Daily Telegraph, mentre colpiva Jo Cox, che aveva appena tenuto uno incontro con il proprio elettorato come di routine nella biblioteca municipale del piccolo centro, l’imputato avrebbe gridato testualmente: «Prima la Gran Bretagna, che rimanga indipendente, viene sempre prima, questo è per la Gran Bretagna».
A poche ore dall’udienza, nella piazza principale di Birstall, non lontano dal luogo dell’omicidio, la famiglia di Jo Cox – senza il marito Brendan, rimasto con i due figli piccoli – ha letto una dichiarazione. Davanti al piccolo vecchio monumento invaso di fiori, circondata da una folla di amici, parenti e semplici cittadini, Kim Leadbeater, giunta assieme ai genitori e alla sua compagna, ha detto poche semplici parole a ricordo di sua sorella maggiore Jo.
Dopo aver ringraziato pubblicamente per i messaggi di cordoglio ricevuti, ha ricordato il carattere positivo ed entusiasta di sua sorella, il loro essere cresciute nel ragionevole ottimismo dei genitori (Cox è stata la prima della famiglia a frequentare l’università, uno dei rari casi, ancora, di studente d’estrazione operaia a Cambridge). «A differenza di me, che tendo a vedere il mondo con una sana dose di cinismo dello Yorkshire, Jo vedeva solo le cose positive. Quando riceveva insulti sui social ne piangevamo assieme, ma pensavamo alla maggioranza silenziosa che stava dalla sua parte. Dobbiamo continuare a concentrarci in futuro su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide», ha concluso.
Intanto la macchina del referendum si prepara alle ultime ore di campagna elettorale prima del voto di giovedì 23 giugno. L’enorme ondata di cordoglio che ha investito il paese, più i molteplici interventi, compreso quello del sindaco di Londra Sadiq Khan, che invitano ad abbassare i toni, sembra aver già ripercussioni sui sondaggi, che vedrebbero nuovamente il Remain in testa, anche se di misura. Sono confermati i passaggi televisivi domenicali sulla Bbc di Michael Gove per il Leave e di Jeremy Corbyn per il Remain.
Gli eventi più «ciarlieri», invece, incluso una kermesse in stile Aquafan che prevedeva l’estroverso Boris Johnson in sella a un hovercraft, sono stati cancellati. Lunedì ci sarà la convocazione straordinaria del Parlamento. Né i Tories né i Libdem né i verdi presenteranno candidati a contendere il seggio di Batley and Spen lasciato vacante da Jo Cox. Le donazioni in sua memoria hanno raggiunto la cifra di 400.000 sterline in meno di 24 ore. Saranno devolute a una serie di organizzazioni benefiche scelte dalla famiglia della deputata scomparsa, che proveniva dal mondo delle Ong.
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