A Parigi non è stato deciso nulla che possa portare a uno spostamento effettivo del negoziato dal binario bilaterale a quello multilaterale, come teme Israele. Il presidente Hollande, aprendo il summit, ha detto che lo status attuale in Medio oriente, in Israele e Territori occupati, favorisce «gli estremisti di ogni parte». Quindi ha esortato israeliani e palestinesi a «fare la scelta coraggiosa della pace» altrimenti «questo vuoto verrà riempito da estremisti e terroristi». Il primo obiettivo della conferenza, ha aggiunto Hollande, «è confermare collettivamente che la pace passerà da due Stati, Israele e uno Stato palestinese, che vivono fianco a fianco nella sicurezza». Parigi non nasconde la speranza che la conferenza di fine anno, alla quale vuole anche israeliani e palestinesi, stabilisca i “parametri” che dovranno guidare la futura trattativa tra le due parti. Su tutto pesa non solo il rifiuto di Israele ma anche l’atteggiamento degli Stati Uniti. A Parigi c’era il Segretario di stato John Kerry ma Washington è tiepida verso l’iniziativa di Hollande e a fine anno potrebbe addirittura schierarsi contro la conferenza internazionale quando le chiavi della Casa Bianca verranno consegnate al repubblicano Donald Trump o alla democratica Hillary Clinton, entrambi, con motivazioni diverse, lontani dalla linea dell’Amministrazione Obama su questi temi.
Nelle strade di Israele e dei Territori occupati il summit di Parigi non ha suscitato reazioni, è stato ignorato dalla gente. A Ramallah migliaia di persone hanno festeggiato il ritorno a casa della parlamentare e dirigente del Fronte Popolare (Fplp, sinistra marxista) Khalida Jarrar dopo 14 mesi di detenzione in Israele. Jarrar, 53 anni, era stata arrestata ad aprile dello scorso anno e condannata a 15 mesi di carcere perché parte di una «organizzazione terroristica» e per «aver incitato al rapimento di soldati israeliani». Accuse gravi secondo la legge israeliana che tuttavia avevano prodotto una condanna relativamente lieve, a conferma, sottolineano i palestinesi, che contro Jarrar non esistevano prove e che contro di lei si è svolto un processo politico. La condanna secondo l’opinione di molti nei Territori sarebbe stata una ritorsione alla decisione di Khalida Jarrar di non restare confinata per sei mesi a Gerico su ordine dell’Esercito. Sei deputati palestinesi sono ancora detenuti in Israele, assieme a circa settemila prigionieri politici.