ROMA La partita delle nomine negli apparati di sicurezza del Paese entra nel suo ultimo miglio. Quello infernale. Per il quale vale l’antica massima del Conclave, per cui «chi entra Papa, esce cardinale ». A maggior ragione a questo giro, perché mai nella storia repubblicana un governo ha avuto l’occasione di definire in un’unica tornata incarichi che ridisegneranno nel medio termine l’intero assetto della nostra Intelligence, delle forze di Polizia, della Forza armata. Parliamo del direttore del Dis, la struttura di vertice dei Servizi, del Capo della Polizia, del direttore dell’Aisi, la nostra Intelligence interna, del Comandante generale della Guardia di Finanza, del Capo di Stato Maggiore della Marina militare, del nuovo responsabile per la cyber sicurezza del Paese.
Il consiglio dei ministri che dovrebbe procedere con le nomine è stato fissato per domani, con la possibilità di uno slittamento a martedì della prossima settimana. Il che potrebbe ulteriormente mischiare il domino. A cominciare da una tessera cruciale, data sino a qualche settimana fa come acquisita e non più tale.
L’ambasciatore Giampiero Massolo, dopo quattro anni di direzione del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, la struttura di vertice dei nostri Servizi, si avvia ad essere sostituito. La sua conferma sarebbe infatti considerata in queste ore una soluzione di ripiego, figlia solo dell’eventuale assenza di alternative condivise. Del resto, aspiranti e candidati alla successione non mancano. Su tutti, Francesco Paolo Tronca, ieri Prefetto di Milano, oggi commissario in Campidoglio, e, di fatto, nelle ultime settimane, dato come candidato a ogni possibile poltrona. Con lui, corre anche Alberto Manenti, attuale direttore dell’Aise (la nostra Intelligence estera), anche se la sua candidatura è data come fragile, non fosse altro perché aprirebbe una nuova casella nella partita di nomine, quella del suo successore. Nei mesi scorsi si era fatto anche il nome di Alessandro Pansa, che lascia la poltrona di capo della Polizia per limiti di età, così come era stata accarezzata l’ipotesi di Elisabetta Belloni, eccellente e rispettata diplomatica, ex capo di gabinetto del ministro degli Esteri, apprezzatissima a Palazzo Chigi e, potenzialmente, nomina in grado di segnare lo storico ingresso di una donna al vertice dei Servizi. E tuttavia, il fatto di essere stata nominata appena tre settimane fa nuovo Segretario Generale della Farnesina sembrerebbe averla definitivamente allontanata dal Dis. È in ogni caso forte la sensazione che sul Dis il governo potrebbe trovare forse la vera “sorpresa” di un puzzle, per il resto, abbastanza definito.
Marco Carrai, a quasi tre mesi dall’annuncio, diventerà infatti il responsabile per la cyber sicurezza del Paese con un incarico di consigliere a Palazzo Chigi e una mini struttura che, sotto il profilo tecnico e normativo, non si sovrapporrà con il sistema dell’Intelligence del Paese, dal cui circuito resterà estranea. Non dovrebbero esserci sorprese neppure per il nuovo capo di Stato maggiore della Marina militare, dove l’ammiraglio De Giorgi, travolto dall’inchiesta di Potenza, dovrebbe essere avvicendato dall’ammiraglio di squadra Valter Giradelli, capo di gabinetto del ministro, e al momento preferito a Filippo Maria Foffi (comandante della squadra navale). Né per il vertice del dell’Aisi, il Servizio segreto interno, dove il generale Mario Parente, ex comandante del Ros dei carabinieri e attuale vicedirettore, ha superato la concorrenza del generale della Finanza Vicenzo Delle Femmine, già nel gabinetto del ministro Tremonti e ora altro vicedirettore dell’Agenzia. E dove arriverebbe come suo vice il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia.
Anche il prefetto di Roma Franco Gabrielli non sembra avere ostacoli tra sé e la nomina a Capo della Polizia. E questo a dispetto delle voci, alimentate soprattutto dall’entourage di Alfano, che vorrebbero come candidata dalle quotazioni in ascesa Luciana Lamorgese, capo di gabinetto al Viminale.
Diverso il discorso per il Comandante generale della Guardia di Finanza. Negli ultimi giorni, la scelta si è stretta intorno a due nomi. Il generale Giorgio Toschi, attuale comandante in seconda, e il generale Luciano Carta, comandante dei reparti Speciali. Un’alternativa che riflette fedelmente le due anime che da anni si confrontano nel Corpo. Toschi è la scelta del Presidente del Consiglio. Per la familiarità e la conoscenza maturata nei tempi del suo comando in Toscana. Il Quirinale gli preferisce Luciano Carta, ufficiale stimatissimo dal generale Rolando Mosca Moschini, ex comandante della Finanza e ora consigliere militare di Mattarella. Di Toschi preoccupano infatti le ombre allungate dalla vicenda giudiziaria di cui è stato protagonista il fratello, Andrea, ex presidente della banca Arner arrestato nel maggio 2014 nell’inchiesta sulla holding di partecipazione finanziaria Sopaf. Oltre alle intercettazioni che, nel gennaio 2014, lo vedevano alla taverna Flavia con gli allora generali Vito Bardi e Michele Adinolfi impegnati a fare le scarpe al comandante generale Capolupo. Se le due candidature si dovessero elidere a vicenda, possibile la sorpresa di un terzo outsider. Come il generale Edoardo Valente, comandante interregionale dell’Italia settentrionale.
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