Affitti a Roma, 30 verifiche al giorno «Chi non è in regola verrà sfrattato»

Affitti a Roma, 30 verifiche al giorno «Chi non è in regola verrà sfrattato»

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ROMA «Voglio almeno trenta verifiche al giorno». Quella di Francesco Paolo Tronca — commissario del Campidoglio, salito sul colle capitolino dopo la tormentata fine dell’esperienza Marino — contro la nuova «Affittopoli» romana somiglia quasi ad una crociata: l’ex prefetto di Milano, infatti, ne ha fatto la «sua» battaglia, il suo tentativo di lasciare un segno in quest’avventura. E, per raggiungere lo scopo, Tronca ha «messo sotto» gli uffici.
Il commissario ha istituito due task force interforze che — si legge nella nota di Palazzo Senatorio — «supporteranno le operazioni di verifica in corso» e affiancheranno la segreteria tecnica guidata dal magistrato Carla Romana Raineri. Tronca ha riunito i suoi (c’erano i subcommissari Iolanda Rolli, Ugo Taucer, Bruno Spadoni e Pasqualino Castaldi, la stessa Raineri, il neosegretario generale Antonella Petrocelli, il capo del Dipartimento Patrimonio Luigi Maggio, il comandante dei vigili Raffaele Clemente) e ha chiesto a tutti di fare in fretta. Perché, ragiona il commissario, «esaminando trenta fascicoli al giorno, in un mese possiamo già chiudere il Primo Municipio». Cioè la zona del Centro storico e di San Pietro, dove sono stati accertati 574 immobili, otto su dieci dei quali senza alcun tipo di contratto. Si parte, nello specifico, da Trastevere, il «cuore» della movida romana. E poi, via via, ci si allarga a raggiera nel resto della città, passando successivamente a tutti gli altri territori.
Ma una cosa è chiara fin da subito: «Affittopoli» costa al Campidoglio — dice Tronca — «una perdita per mancati introiti di almeno 100 milioni di euro l’anno. Ma una volta terminato il lavoro, potremmo arrivare anche a cifre di molto superiori». Una stima — ragionano in Campidoglio — per «difetto»: «Potrebbero essere almeno 8 milioni a Municipio, volendo essere realisti». Perché alla fine, in realtà, uno dei problemi dell’«Affittopoli» capitolina è che nessuno sa con certezza a quanto ammonti il patrimonio immobiliare del Campidoglio.
Finora gli uomini del commissario hanno «censito» circa 25 mila immobili, molti in aree di pregio (a fontana di Trevi, per dire, c’è anche il palazzo nel quale abitò Sandro Pertini…). Ma, rispetto ai 43 mila beni di cui più volte si è parlato (musei, case, locali, garage, cantine), ce ne sono molti altri che sono pressoché «fantasma», che non figurano da nessuna parte, per i quali non esistono contratti e meno che meno regole. Per questo, Tronca adesso si rivolgerà all’Agenzia delle Entrate, e quindi al Catasto generale per scovare quel «tesoretto» nascosto. Dopo di che, si andrà avanti con gli accertamenti.
Le notifiche agli inquilini saranno fatte a mano — tramite vigili urbani o funzionari comunali: la raccomandata non basta, visto che alcune di quelle che sono partite non hanno mai avuto risposta — e poi seguirà la convocazione da parte dell’amministrazione. Chi è in regola non ha nulla da temere. Per tutti gli altri, esistono solo due strade: o la regolarizzazione del contratto (laddove possibile), oppure lo sfratto esecutivo. Passaggi successivi che verranno gestiti dall’Avvocatura del Campidoglio.
Ma anche il piano generale è cambiato. Se la giunta Marino, per onorare il piano di rientro stabilito dal governo, aveva cercato di vendere circa 600 appartamenti (ma quasi nessuno li ha comprati) per fare cassa e portare a casa circa 300 milioni, la strategia di Tronca — per quanto gli compete, visto che il suo mandato scade a giugno — è un’altra: «Mettendo a reddito gli immobili possiamo incassare 300 milioni. Ma all’anno».
Soldi freschi, e liquidi, per sistemare le strade, pulire la città, far marciare gli autobus, garantire i servizi sociali o perfino abbassare le tasse, dalla Tasi all’Irpef schizzata al massimo per ripianare un buco da 12 miliardi accumulato dal Comune in decenni.
Una sfida ambiziosa, magari una «missione impossibile», quella che Tronca chiama «la mia eredità per il sindaco che verrà dopo». Il commissario, forse, ci si gioca anche un pezzo di carriera personale: non è un mistero che anche lui, come il prefetto di Roma Franco Gabrielli, abbia l’aspirazione di guidare la Polizia. Ed aver risolto lo scandalo degli affitti a prezzi stracciati delle case del Comune sarebbe un bel biglietto da visita.
Ernesto Menicucci


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