“Da Pantelleria contractor Usa spiano la Libia”
PANTELLERIA Li vedi fare jogging la mattina presto o nel tardo pomeriggio nelle strade deserte dell’isola, si ritrovano a piccoli gruppi la sera nelle pizzerie e nei bar, poi la sera spariscono nei lussuosi “dammusi” tra i filari di passito che hanno affittato per mesi. Vorrebbero passare inosservati gli uomini dell’intelligence americana in missione nell’isola. Ma nessuno qui si è bevuta la favola di quell’aereo bianco che vorrebbero far passare da turismo ma che altro non è che un velivolo spia con il quale i contractor americani che lavorano per il Pentagono effettuano voli top-secret sui paesi del Nord Africa (Libia, Tunisia, Egitto e Algeria) per operazioni d’intelligence.
A Pantelleria, che dista appena 46 miglia da Capo Bon in Tunisia, operano una cinquantina di contractor. Sono loro a muoversi a bordo di quell’aereo ospitato in uno dei vecchi hangar della base dell’aereonautica militare dell’isola, coperti da una collinetta vicina all’aeroporto civile, costruiti ai tempi della seconda guerra mondiale. Il velivolo, un Beech King air 300, è bianco con strisce grigie sulle fiancate, lungo circa 15 metri con un’apertura alare di 17 può trasportare fino a 15 passeggeri, può raggiungere una velocità di circa 550 chilometri orari, un’altitudine di 8mila metri con un’autonomia di volo di 3.400 chilometri. Il Beech King air non è armato ma è attrezzato per svolgere operazioni d’intelligence con strumenti molto avanzati ed è stato già utilizzato in passato in Kosovo. L’aereo è di proprietà della società privata Aircraft logistic group che ha sede ad Oklahoma city ai cui vertici ci sono due ex generali delle forze armate statunitensi, Darry Wilkerson e Peter Hennessey, che hanno diretto importanti operazioni militari durante l’operazione Enduring freedom in Afghanistan.
L’uso della base aerea di Pantelleria da parte di militari e contractor americani è stata autorizzata dal ministero della Difesa su richiesta degli americani che, evidentemente, ritengono l’osservatorio dell’isola nel mezzo del Canale di Sicilia strategico. I voli quasi quotidiani hanno l’assistenza logistica dell’Aeronautica militare italiana. «Noi — dice il comandante della base aerea di Pantelleria, il colonnello Massimo Viarengo — forniamo supporto logistico al velivolo che non è della Nato e mettiamo a disposizione la nostra struttura quando ne hanno bisogno. Tutto questo sulla base di accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti. Prima di ogni decollo gli americani ci consegnano il loro piano di volo».
La presenza di militari e contractor americani nell’isola è molto discreta. I panteschi si sono abituati alla presenza di questi “turisti d’inverno”. «Peccato che sono in pochi, magari ce ne fossero di più», dicono alcuni operatori economici. «L’importante è che queste operazioni non costituiscano un rischio per l’isola». Nei mesi invernali l’isola è semideserta, i vip tengono chiusi i loro lussuosi dammusi e la presenza degli americani porta ricchezza. «Facendo un rapido calcolo — dice un ristoratore — il giro d’affari prodotto dalla presenza dei contractor che si avvicendano ogni due-tre mesi è di alcune centinaia di migliaia di euro al mese. Per noi è una manna».
Per il sindaco dell’isola Salvatore Gabriele la presenza degli americani «è un elemento essenziale che riguarda la sicurezza del nostro Paese e dell’Europa, un presidio di difesa ed argine contro il terrorismo dell’Is. Credo che i miei concittadini traggano giovamento anche di questa risorsa economica indotta dalla presenza degli americani ».
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