Piano beffa per contenere il Savena: abbattuti 12 km di verde lungo gli argini

Piano beffa per contenere il Savena: abbattuti 12 km di verde lungo gli argini

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BOLOGNA. A Parigi si è discusso come scongiurare il soffocamento da anidride carbonica, ma a Bologna si tagliano gli alberi. Cinquantamila, secondo le stime del Wwf, sono spariti lungo dodici chilometri del torrente Savena alle porte della città, mentre altri 30mila, stando alla denuncia di Legambiente, sono minacciati dalla costruzione di un ramo della Complanare cittadina e dall’ampliamento a quattro corsie della A14 fino alla svincolo per Ravenna. Interi boschi, che i naturalisti definiscono «spugne assorbi-carbonio » spazzati via. Sul taglio lungo il Savena il Wwf, assieme all’Unione bolognese naturalisti (di cui fanno parte botanici dell’università), a Italia Nostra, alla Lipu e a una decina di associazioni ambientaliste, presenterà un esposto di venti pagine alla procura della Repubblica dopo che il Corpo forestale a sua volta aveva già inoltrato due denunce mesi fa. La vicenda inizia nell’estate 2014 e si protrae fino all’agosto scorso. Il Comune di Pianoro, dopo due esondazioni del torrente e di fronte all’ostruzione dei ponti, chiede un intervento di pulizia dell’alveo al Servizio di bacino del Reno, un organismo regionale che ha la competenza di autorizzare e controllare operazioni di questo tipo. L’ente concede il proprio assenso con precise prescrizioni affinché la bonifica sia «selettiva». Si possono tagliare solo gli alberi «secchi, ammalorati, inclinati, creciuti a ridosso della strada o dentro l’alveo». Il Comune bandisce quindi un appalto vinto da tre ditte toscane con la formula «a compensazione», vale a dire a costo zero per il Comune stesso perché i lavori vengono pagati con il legname disboscato. Questo significa che il guadagno è direttamente proporzionale alla quantità tagliata. E in effetti l’abbattimento diventa massiccio e comincia addirittura da una zona protetta a ridosso del contrafforte pliocenico dove è proibito intervenire. Il Comune blocca il tutto quando però le motoseghe hanno già raso al suolo 2700 metri di vegetazione (30mila secondo il Wwf). A parte l’incidente, che provoca la denuncia della Forestale, la “pulizia” dell’alveo continua per dodici chilometri. «Un intervento necessario — sostiene il sindaco di Pianoro Gabriele Minghetti — dopo gravi esondazioni e cinque ponti ostruiti dai tronchi. Ora è tutto più sicuro e la vegetazione sta già ricrescendo». Ma per Fausto Bonafede — botanico del Wwf — il danno è enorme. Oltre alla perdita di vegetazione, il rischio è che alle specie autoctone, si sostituiscano quelle infestanti come la robinia e l’alianto. Interventi come questi, a decine solo in Emilia-Romagna, vanificano gli sforzi per migliorare la qualità dell’aria e compromettono il paesaggio».

Nell’esposto, il Wwf, oltre a ricostruire la vicenda e rimarcare lo sconfinamento in un’area di interesse naturalistico per biodiversità senza una preventiva valutazione di incidenza, condanna la formula dell’appalto «a compensazione» che invoglia le ditte ad attuare tagli indiscriminati per incrementare i guadagni senza rispondere a quei criteri «selettivi» prescritti dalla Regione. La denuncia si sofferma anche sulla costruzione di un arginello di contenimento ai lati del torrente in cui sarebbero stati mescolati all’argilla anche scarti di lavorazioni edili. Sulla vicenda si incrociano due opposte idee di gestione dei corsi d’acqua. Una di tipo idraulico e l’altra in cui prevale una visione di ecosistema.

«È oggettivo che adesso il torrente è più sicuro e regge le piene» afferma il sindaco preoccupato per l’incolumità dei cittadini. «Gli alberi ostacolano la corrente e provocano esondazioni». Versione opposta a quella del Wwf: «Al contrario, rallentano la corrente e difendono le sponde» spiega Bonafede



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