Mattarella vede Cantone e Vegas Ecco i criteri per definire i rimborsi

Mattarella vede Cantone e Vegas Ecco i criteri per definire i rimborsi

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ROMA «Manifesta incongruità nell’allocazione di portafoglio». La formula è tecnica, come inevitabile che sia. Ma dovrebbe essere questo il criterio per decidere chi avrà diritto a un rimborso tra i risparmiatori che hanno perso i soldi investiti nelle ormai famose obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate per decreto dal governo, Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife. Cosa vuol dire quella formula?
A recuperare i loro soldi saranno quelle persone che avevano investito i loro risparmi in un modo chiaramente incongruo, considerato il loro profilo, a prescindere dal fatto che siano stati ingannati o siano stati solo sprovveduti. Pochi soldi ma concentrati in quelle obbligazioni subordinate che sono più rischiose delle altre, perché in caso di guai vengono rimborsate solo dopo aver soddisfatto gli altri creditori. Quanti saranno? Sui 10.559 risparmiatori che avevano comprato i bond delle quattro banche, dovrebbero rientrare di sicuro 1.010 persone: quelle che avevano un patrimonio inferiore ai 100 mila euro, di cui oltre la metà investito proprio in obbligazioni subordinate. Qualcosa indietro potrebbe ottenere anche una seconda categoria, ma i casi saranno pochi: 1.484 clienti che avevano sempre meno di 100 mila euro ma con un investimento in subordinate compreso fra il 30 e il 50%. Dovrebbero restare tutti fuori, invece, gli 8.065 clienti che avevano in banca più di 100 mila euro, con una quota di subordinate sotto al 30%.
I dettagli per gli arbitrati saranno fissati nel decreto che il ministero dell’Economia dovrà emanare entro marzo, come previsto dalla legge di Stabilità. Ma non è ancora chiaro se servirà un secondo provvedimento per formalizzare il ruolo dell’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Ieri lo stesso Cantone è stato ricevuto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che in serata ha ricevuto anche Giuseppe Vegas, presidente della Consob, il quale ha detto di «non aver mai pensato alle dimissioni». Dopo l’incontro dei giorni scorsi con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il presidente della Repubblica ha così chiuso il giro fra le istituzioni che si sono occupate e si occuperanno del caso. I collegi saranno guidati dall’Autorità anticorruzione ma coinvolgeranno anche tecnici della Banca d’Italia e della Consob. Gli arbitrati, inoltre, non fermeranno né gli eventuali giudizi penali, in caso si dimostri che quei risparmiatori erano stati non solo mal consigliati ma anche truffati. Né gli accertamenti della Consob che riguardano il piano amministrativo. Si viaggia in parallelo, dunque. Ma ci sono ancora due nodi da sciogliere.
Il primo riguarda i fondi a disposizione per i risarcimenti. Al momento ci sono 100 milioni ma anche nella maggioranza sono in molti a chiedere di aumentare le risorse. Il governo è prudente. Non solo perché per risarcire integralmente i mille risparmiatori della fascia più esposta di milioni ne basterebbero 27. Ma anche per non creare un precedente «troppo generoso» in caso di altre crisi che nessuno può escludere. Il secondo nodo riguarda la commissione parlamentare che dovrà chiarire i fatti. Il senatore pd Enrico Marcucci ha presentato una proposta di legge per creare una commissione bicamerale d’inchiesta che risalga indietro fino al 2000. Ma sempre ieri il vicesegretario del partito Debora Serracchiani ha parlato di commissione di indagine, non di inchiesta. Una differenza non da poco. La commissione d’inchiesta, della quale in un primo momento aveva parlato lo stesso Matteo Renzi, può acquisire gli atti anche d’ufficio. Quella di indagine no, ascolta le persone coinvolte e si ferma alla ricostruzione storica. La proposta pd parla di inchiesta anche perché nelle stesse ore un’iniziativa analoga è stata depositata da Sinistra italiana, i fuoriusciti del Pd che si sono uniti a Sel. Ma come andrà a finire è tutto da vedere.
Lorenzo Salvia


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