Centri di detenzione per sospetti jihadisti adesso anche Parigi vuole una Guantanamo

Centri di detenzione per sospetti jihadisti adesso anche Parigi vuole una Guantanamo

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Progetto shock del premier Valls per rafforzare lo stato di emergenza dopo le stragi: arrestare in via preventiva, in base a semplici indizi e senza passare dalla normale giurisdizione, i potenziali terroristi schedati con la “fiche S”. Nella lista dell’intelligence 10.500 persone segnalate per i loro rapporti con organizzazioni islamiste
PARIGI. È una progetto di legge passato quasi in sordina ma che rischia di aprire una nuova polemica nella Francia colpita due volte dal terrorismo islamico in meno di un anno. Il governo socialista ha chiesto al Consiglio di Stato un parere giuridico sull’ipotesi di aprire dei centri di internamento per sospetti jihadisti. La nota preparata dall’ufficio di Manuel Valls è stata mandata qualche giorno fa e rivelata dal quotidiano Le Monde.
E’ solo una delle tante proposte di riforme allo studio dall’esecutivo nell’ambito dello stato d’emergenza varato la notte del 13 novembre ma è forse la più scioccante per la patria dei diritti dell’uomo.
Secondo il testo preparato dai collaboratori di Valls, le persone schedate dall’intelligence con la “fiche S”, come potenziali minacce, potrebbero essere arrestate e condotte in un centro di detenzione senza passare dalla normale giurisdizione. Il governo francese propone infatti la detenzione di individui basata solo su indizi di colpevolezza, senza che ci sia un contraddittorio e una difesa come avviene per gli arresti preventivi. I centri di detenzione per presunti jihadisti sarebbero una prima in Europa, l’unico precedente in Occidente è quello di Guantanamo. Rispetto al campo americano per i “combattenti nemici” in questo caso non ci sarebbero tribunali militari, ma sarebbero i magistrati amministrativi a dover convalidare a o meno la detenzione preventiva, fuori però da un procedimento ordinario che prevede l’apertura di un’inchiesta e la difesa dell’indagato. Rispetto a Guantanamo, però, la proposta del governo di Parigi non vale solo per cittadini stranieri: la bozza non esclude infatti di internare anche cittadini francesi.
Il quesito posto da Matignon, sede dell’esecutivo, al Consiglio di Stato è chiara. «La legge può autorizzare la privazione della libertà a titolo preventivo e prevedere la detenzione in centri previsti a questo scopo – chiede il governo – in modo da prevenire atti violenti da parte di persone radicalizzate, che presentano indizi di pericolosità e conosciuti dai servizi di polizia, senza che siano già stata condannati per fatti legati al terrorismo?». La proposta-shock, che sarebbe stata approvata personalmente da Valls, vuole poter così decidere il fermo per tutte gli individui che l’intelligence ha segnalato, con vari gradi di pericolosità.
Sono 20mila le persone schedate sotto la lettera “S” dai servizi segreti francesi. Tra queste, 10.500 sono segnalate per la loro «appartenenza o per rapporti con il movimento islamico» ha rivelato il premier qualche giorno fa. Secondo quanto spiegato da Valls, le altre schede riguardano i membri di altri movimenti considerati terroristi: il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), gruppi legati al movimento Tamil, l’ala militare di Hezbollah, i militanti violenti legati a ultra- destra o ultra-sinistra, gli hoolingans.
La proposta di legge è una risposta estrema alle polemiche sulla mancata sorveglianza dell’intelligence di alcuni presunti jihadisti francesi coinvolti poi negli attentati. I fratelli Kouachi, che hanno organizzato gli attacchi a Charlie Hebdo nel gennaio scorso, erano oggetto di una “fiche S”. E così pure alcuni dei terroristi – Ismael Mostefai e Samy Amimour – che hanno condotto gli attentati del 13 novembre. Per alcuni di questi, come Amimour, uno dei kamikaze al teatro Bataclan, era stato deciso l’arresto ai domiciliari. Ma l’uomo è riuscito a eludere i controlli e scappare in Siria per tornare poi da “martire”. L’ipotesi del governo è che i presunti jihadisti francesi o stranieri possano essere internati per un periodo di sei mesi, rinnovabile.
Da quando è stato varato lo stato di emergenza, la polizia giudiziaria ha deciso gli arresti domiciliari per oltre trecento persone. Ma l’attuale legislazione non permette pieni poteri all’antiterrorismo che deve poi sottostare alle regole della normale giurisdizione. François Hollande ha proposto una revisione della Costituzione per permette- re di cambiare i limiti temporali sullo stato d’emergenza. Finora il Consiglio Costituzionale non ha fatto eccezioni alla legge che fissa il periodo a tre mesi, una prima nella storia della Quinta Repubblica. Ma sull’ipotesi di campi di internamento per presunti jihadisti ci saranno probabilmente più obbiezioni da parte di chi vigila sulla tutela delle libertà. La proposta di Valls rischia di far ancora molto discutere, tanto più che proviene da un governo di sinistra e non, come fu per Guantanamo dopo l’11 Settembre, da George W. Bush e da un’amministrazione repubblicana.


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