Jobs Act, la Cgil prepara il referendum abrogativo

Jobs Act, la Cgil prepara il referendum abrogativo

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Il Direttivo della Cgil ha deciso, con un voto a maggioranza, che consulterà i propri iscritti per ricevere il mandato a indire un referendum abrogativo delle parti del Jobs Act che contraddicono il nuovo Statuto dei lavoratori (il cui testo sarà presentato al Direttivo a dicembre, e che sarà pure sottoposto al voto degli iscritti). Il voto si terrà dal 15 gennaio a fine febbraio.

Il Direttivo ha approvato anche un ordine del giorno di critica alla legge di Stabilità: nel testo la Confederazione assume tutte le manifestazioni programmate dalle categorie, a partire da quella indetta dalla Fiom per il prossimo 21 novembre a Roma. Respinto un emendamento che chiedeva lo sciopero generale.

Ma intanto sui Caf è allarme: quasi la metà dei contribuenti italiani rischia di rimanere senza assistenza fiscale. La Consulta nazionale dei Caf, visti i tagli previsti nella legge di Stabilità, teme il tracollo e la chiusura dei centri. Sarebbero a rischio, secondo il calcolo del consorzio, i servizi che i Caf garantiscono a oltre 17 milioni di utenti.

«Se verrà confermata la riduzione dei compensi di cento milioni di euro annui prevista dal Disegno di legge di Stabilità non avremo altra scelta che ridurre i costi, ma potrebbe non bastare», dichiara il coordinatore della Consulta nazionale dei Caf Valeriano Canepari.

Il taglio di cento milioni di euro all’anno a partire dal 2016, contenuto nell’articolo 33 del Disegno di legge di Stabilità, spiegano i Caf, è pari a un terzo dei compensi spettanti ai Caf per i servizi di assistenza fiscale resi ai cittadini. La previsione di spesa per il 2016 era già stata tagliata di altri 4 milioni e mezzo a fine 2014.

«È evidente che con un taglio così importante dei compensi — commenta Canepari — avremo difficoltà a garantire i servizi di assistenza fiscale resi a una vasta platea di contribuenti. Solo quest’anno sono state oltre 17 milioni le dichiarazioni che sono pervenute all’Agenzia delle Entrate attraverso i nostri canali».

«A soffrirne sarebbero maggiormente le persone anziane e i ceti più deboli che non hanno gli strumenti per orientarsi nella materia fiscale», continua il coordinatore della Consulta.
Il taglio rischia di compromettere, inoltre, una delicata funzione sociale che da sempre svolgono i Caf: il contributo che offrono per la compilazione del modello Isee, necessario per godere delle prestazioni sociali agevolate per i cittadini economicamente svantaggiati.

Ripercussioni potrebbero registrarsi anche sul progetto 730 precompilato. «Nel tentativo di evitare la chiusura, non saremo in grado di garantire le attività che quest’anno hanno determinato il buon esito dell’operazione — conclude Canepari — Nel 2015, attraverso i Caf, è pervenuto il 93% delle dichiarazioni, mentre quelle inviate direttamente all’Agenzia delle Entrate, senza passare per un intermediario, sono state solo il 7%».

Attivata su Change?.org la petizione Non rimaniamo #SenzaCaf, e sui social è#SenzaCaf.



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