Poletti sulle pensioni “Riforma nel 2016 per consentire la flessibilità in uscita”

Poletti sulle pensioni “Riforma nel 2016 per consentire la flessibilità in uscita”

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ROMA. Sarà il 2016 l’anno dei pensionamenti flessibili, dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a
Repubblica Tv .
Ma nello stesso giorno i sindacati annunciano l’avvio della mobilitazione contro il “pacchetto pensioni” contenuto nella legge di Stabilità compreso il ricorso, a partire dal 2017, alla proroga del blocco della rivalutazione delle pensioni oltre i duemila euro per la necessaria copertura finanziaria. «Inaccettabile », secondo il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan.
Poletti prova a spegnere subito la polemica e ipotizza la possibilità che da qui al 2017 possano trovarsi altre risorse per consentire il ricorso al part time per chi è prossimo alla quiescenza, alla cosiddetta “opzione donna” (in pensione a 57-58 anni con 35 di contributi e il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo) e alla no tax area per i pensionati. Si vedrà durante la discussione in Parlamento della legge di Stabilità. Certo questo blocco delle indicizzazioni non dovrebbe incorrere nel giudizio di illegittimità costituzionale perché si tratta della formula attualmente in vigore, introdotta dal governo Letta e salvata dalla Corte costituzionale nella sua recente sentenza con cui ha bocciato la soluzione più hard arrivata con il governo Monti.
Torna, dunque, ad essere minato il terreno delle pensioni. Perché la mancata flessibilità, dopo gli annunci da parte di Poletti ma soprattutto del presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha mantenuto inalterato lo “scalone” della legge Fornero (che comunque non sarà «scardinata») e non ha dato una soluzione strutturale al problema dei cosiddetti lavoratori esodati rimasti senza occupazione ma privi dei requisiti anagrafici per accedere alla pensione. Tanto che il governo è dovuto ricorrere con la Stabilità alla settima salvaguardia. «Per noi è l’ultima», assicura Poletti. «Abbiamo coperture molto larghe — spiega il ministro — , siamo vicini all’obiettivo del 100 per cento degli esodati. Ci sono 32 mila nuovi salvaguardati, arriviamo a 170 mila persone, l’obiettivo stimato inizialmente».
Il prossimo anno si riaprirà il cantiere della previdenza. Come? Il ministro non l’ha detto. D’altra parte sulle ricette non c’era identità di vedute nel governo anche prima della legge di Stabilità. Il problema è finanziario e probabilmente pure di coraggio politico perché la riforma Fornero ha garantito risparmi e dato un contributo fondamentale al riordino dei nostri conti pubblico, cambiarla vuole dire mettere a rischio il risultato che anche la Commissione di Bruxelles ci riconosce. «No — dice Poletti — non è una questione di coraggio politico. Quello della flessibilità è un tema all’ordine del giorno. Continueremo a lavorarci. Intanto è arrivato il part time. Non siamo stati ancora così bravi da riuscire a risolvere questo problema che è figlio anche del fatto che la contabilità dello Stato deve avere una copertura nell’anno in cui si realizza ». Le operazioni troppo semplici rischiano di essere ingiuste. Qualsiasi soluzione sul tema deve essere sostenibile dal punto di vista sociale, quindi eventuali ritocchi devono essere compatibili con una vita dignitosa, e che stia dentro il bilancio pubblico».


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