Barracciu rinviata a giudizio «Mi dimetto da sottosegretario»

Barracciu rinviata a giudizio «Mi dimetto da sottosegretario»

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ROMA Alla fine si è dimessa. Dopo mesi nei quali il governo e il Pd l’hanno difesa, in attesa degli sviluppi processuali, il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu ieri mattina è stata rinviata a giudizio per peculato e, a stretto giro, ha lasciato l’incarico, prontamente ringraziata dai dirigenti pd e dal ministro Dario Franceschini. Lo ha fatto con un comunicato nel quale si dice «colpita» e «dispiaciuta»: «Voglio evitare strumentalizzazioni che coinvolgono il governo e avere la libertà e l’autonomia in questa battaglia dalla quale uscirò a testa alta». A Otto e mezzo , Matteo Renzi nega di averla invitata a lasciare: «Non ho chiesto le dimissioni di Francesca Barracciu, ma è un gesto personale molto apprezzabile, di rispetto». E poi, riferendosi indirettamente agli altri sottosegretari indagati: «Non basta essere indagato per dimettersi. Mandiamo a casa chi è condannato, non chi è indagato».
Renzi aveva spiegato in passato che si è innocenti fino a sentenza definitiva, difendendo la Barracciu e i sottosegretari indagati. Ma la recente vicenda di Ignazio Marino, sollecitato a dimettersi da sindaco anche a seguito dello scandalo sugli scontrini, ha reso difficile per il Pd sostenere una posizione diversa. E così era chiaro che in caso di rinvio a giudizio la Barracciu dovesse farsi da parte immediatamente, per evitare contraccolpi sul governo.
La vicenda processuale riguarda il periodo nel quale la Barracciu era consigliere regionale. Ma la questione esplode pochi giorni dopo il suo trionfo nelle primarie del Pd per la presidenza della Sardegna (il 29 settembre 2013, 44 per cento di voti). La Procura di Cagliari le manda un avviso a comparire per spese di fondi regionali pari a 33 mila euro, privi di rendicontazione. Il 5 dicembre la Barracciu si presenta dai magistrati e spiega le spese come rimborsi chilometrici del carburante per viaggi politici. Giustificazioni necessarie per continuare la campagna elettorale ma che vengono considerate insufficienti.
Successivamente emergono nuovi fatti. La Evolvere, una società che faceva capo a Francesca Barracciu e al suo compagno Mario Luigi Argentero, e che organizzava corsi di formazione, si aggiudicò finanziamenti per cinque milioni e mezzo di euro. Si scopre anche una seconda tranche da 45 mila euro di fondi contestati e nuove incongruenze. La Barracciu, il 30 dicembre, viene caldamente invitata da Luca Lotti a ritirarsi dalla corsa alle primarie, per evitare una disfatta. Cosa che viene prontamente fatta, anche perché, come sarà poi evidente, c’è una ricompensa: la carica di sottosegretario ai Beni culturali.
Dopo un secondo interrogatorio, la Barracciu cambia avvocato e linea difensiva. Promette di dare spiegazioni sui fondi, ma non si presenta più dai magistrati. Anche per questo era attesa la decisione del rinvio a giudizio. Ieri, dopo l’arringa del suo avvocato, la decisione è stata immediata. La Barracciu non se l’aspettava ed è rimasta quasi scioccata: «Mi sono sentita mandata al patibolo», ha confessato a un amico. Il 2 febbraio dovrà comparire davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Cagliari.
Alessandro Trocino


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