I grillini scaldano i motori

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La kermesse. Al grido di «onestà, onestà» è cominciata la due giorni dei pentastellati per accreditarsi forza di governo e per lanciare la sfida elettorale di primavera. Erano in 20-30 mila, molti giovani ma non solo all’autodromo emiliano arrivati da tutta Italia. Sul palco, tra i giovani big Di Maio e Di Battista, anche Dario Fo. Con Casaleggio. La lunga attesa per il comizio notturno di Beppe Grillo

A Imola il Movi­mento mette in campo la prima di due gior­nate che nelle inten­zioni degli orga­niz­za­tori dovreb­bero segnare la svolta della matu­rità. «Gover­niamo noi», si sente dire — e can­tare — dal palco. E il mes­sag­gio lo con­ferma appieno la scelta di dedi­care la stra­grande mag­gio­ranza degli stand agli eletti, 1800 in tutta Ita­lia tra asses­sori, sin­daci, con­si­glieri regio­nali e comu­nali, depu­tati e senatori.

Il gazebo dei meet-up, gruppi web che fino a pochi anni fa rap­pre­sen­ta­vano l’ossatura del movi­mento, sta die­tro tutti gli altri stand, vicino all’area gio­chi per bam­bini. La pro­spet­tiva è quella elet­to­rale, e il primo turno per il Movi­mento arri­verà con le comu­nali a Roma, Milano, Bolo­gna. Poi, se le cose andranno bene, ci sarà l’assalto vero al Pd di Renzi, magari con l’ausilio di una legge elet­to­rale capace di garan­tire al par­tito vin­ci­tore un’ampia mag­gio­ranza. «Non dite che vogliamo con­qui­stare le città, vogliamo cam­biarle in meglio, resti­tuirle ai cit­ta­dini e dimo­strare che pos­siamo gover­nare il paese», dice il depu­tato M5S Luigi Di Maio men­tre si mette in posa con i fan per le foto di rito e stringe le mani di tutti quelli che gli si affol­lano attorno. «Come sce­glie­remo la classe diri­gente? Rispet­tando le nostre regole e can­di­dando per­sone pulite. Guar­da­temi, nel 2010 ero un atti­vi­sta come tutti, ora sono vice­pre­si­dente della Camera e poi me ne andrò, lasciando il posto a tutti quelli che sono venuti qui oggi. Fra qual­che anno saranno depu­tati, sin­daci, con­si­glieri». Non è tempo di pole­mi­che o di con­te­sta­zioni, come suc­cesso in pas­sato. E non è nem­meno più tempo delle furi­bonde discus­sioni sulle epu­ra­zioni degli anni scorsi.

Cose, appunto, del pas­sato. Di Maio e Di Bat­ti­sta, i due front­man del momento, girano tra gli stand in forma sma­gliante, rila­sciano dichia­ra­zioni a raf­fica, sor­ri­dono, dispen­sano fidu­cia e danno con­si­gli a tutti. Il sin­daco di Parma Piz­za­rotti, in pas­sato vera spina nel fianco di Grillo e Casa­leg­gio, si aggira un po’ soli­ta­rio per l’autodromo. «Non sono stato chia­mato a par­lare sul palco», dice ama­reg­giato. Ma dallo stand del movi­mento 5 Stelle Parma nes­suno sem­bra volerlo seguire. «Le cose vanno bene — dicono atti­vi­sti e con­si­glieri pre­senti — stiamo por­tando avanti il pro­gramma e ridu­cendo il debito della città. Magari il sin­daco incon­trerà Casa­leg­gio e si riav­vi­ci­ne­ranno, chi lo sa». Casa­leg­gio tra gli atti­vi­sti si fa vedere ma dice poco se non uno scon­tato «siamo pronti per governare».
Ai big, Dario Fo e Beppe Grillo, tocca la prima serata. Fo si lan­cia in un mono­logo sulla cul­tura con la folla che si riscalda fischiando al nome «del fan­ta­stico Mat­teo». E giù fischi. Gli app­lausi invece arri­vano quando l’artista mila­nese si sca­glia con­tro l’abolizione dell’articolo 18, che Renzi ha deciso «per rispet­tare i det­tami dell’associazione dei padroni».

Poi tocca a Luigi Di Maio. «Quando saremo al governo tutti dovranno con­tri­buire», dice ricor­dando la piat­ta­forma web che i gril­lini usano per discu­tere le loro pro­po­ste di leggi. Di Maio parla della crisi eco­no­mica, degli ita­liani che pagano le tasse e che sono in dif­fi­coltà, e per que­sto chiede con forza il red­dito di cit­ta­di­nanza, attacca le slot machine e la riforma For­nero, ricorda i refe­ren­dum disat­tesi. «Per il governo i cit­ta­dini val­gono zero».

Tra ban­chetti, palco prin­ci­pale e quella sorta di spea­ker cor­ner che sono le Agorà a 5 stelle si parla di sanità, ambiente, migra­zioni. Ma le stelle polari dei 5 Stelle restano sem­pre quelle: one­stà e della tra­spa­renza. E poco impor­tano le sban­date a destra che ogni tanto col­gono il Movi­mento. Basterà per gover­nare? Tra il pub­blico, nella lunga attesa del comi­zio clou di Beppe Grillo — che inter­verrà in tarda serata dopo il guru Casa­leg­gio («abbiamo il dop­pio degli iscritti del Pd», tante fami­glie con bimbi, molti tren­tenni e qua­ran­tenni. Alla fine, nono­stante gli annunci dal palco, i numeri della prima gior­nata, agen­zie alle mano, diranno 20–30 mila per­sone, forse pochis­simo di più per lo spet­ta­colo serale di Dario Fo. Comun­que nulla a che vedere con le cen­ti­naia di migliaia pre­an­nun­ciate dagli organizzatori.



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