ROMA . È la chiusura del cerchio, l’alfa e l’omega della sua breve parabola in Campidoglio: la pedonalizzazione parziale di via dei Fori Imperiali, con cui il sindaco Marino aveva iniziato la sua avventura nei meandri della politica romana, vietando alle auto private l’area archeologica intorno al Colosseo, diventerà integrale prima che le dimissioni di lunedì siano irrevocabili. Nessun veicolo, neppure pubblico, potrà più solcare l’arteria scavata da Mussolini attraverso le rovine dei Cesari: né bus, né taxi, men che mai motorini. Solo tacchi e suole, oltre alle biciclette, incanalate sulla pista centrale già disegnata al principio dell’estate. Il sogno di Antonio Cederna che si avvera.
«È il mio ultimo regalo ai romani», sussurra ai suoi il chirurgo dem, rinchiuso sin dal mattino nello studio affacciato sulle vestigia di Augusto. Deciso a passare alla storia non già come il “sindaco degli scontrini”, delle vacanze ai Caraibi e delle cene a sbafo, ma come colui che «ha davvero cambiato questa città». Lasciando un segno. Riuscendo «laddove non è riuscito nessuno». Un’eredità intangibile: «Tornare indietro sarà impossibile».
Eccola l’ultima sfida di Ignazio Marino: l’Isola dei Fori come la Neverland di Peter Pan. L’utopia che si fa realtà. In grado di mutare un fallimento politico, amministrativo e umano in una vittoria senza precedenti. Anche se «in due settimane non sarà facile riorganizzare il trasporto pubblico e prevedere una viabilità alternativa per bus e taxi», avverte a mezza bocca più di un assessore.
Il sindaco tuttavia ci crede. E accelera. Vuole questo progetto a tutti i costi. Immaginando, qualora il tempo si rivelasse tiranno, di impostare il lavoro in modo che il commissario prossimo venturo possa completarlo entro l’8 dicembre, inizio dell’Anno Santo. A maggior ragione adesso che il governo, dimesso lui, ha deciso di varare sul Giubileo un provvedimento ad hoc, concentrato principalmente su (nuovi) autobus, mobilità e decoro urbano, mentre nel dream team chiamato a sostenere il lavoro del prefetto Franco Gabrielli, in collaborazione con l’Anac di Cantone, si sta pensando di inserire personalità di alto profilo quali Carlo Fuorte sovrintendente dell’Opera di Roma del presidente Coni Giovanni Malagò e di Marco Rettighieri, direttore di Expo 2015.
D’altra parte, pedonalizzare i Fori è stato il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, «il monumento più importante del pianeta non può essere utilizzato come spartitraffico », e Marino intende portarlo al traguardo costi quel che costi. In silenzio. Senza annunci. Con la stessa tenacia con cui, qualche mese fa, liberò il Colosseo dall’assedio di urtisti e camion bar. Che svariati ricorsi e polemiche feroci comportarono.
Di nuovo dietro l’angolo. Una parte dei tassisti è già sul piede di guerra. «È un’idea folle », attacca Alessandro Atzeni (Uiltrasporti): «Oltre a circumnavigare la città, per spostarsi i nostri clienti dovranno subire uno spropositato aumento della spesa». Più duri i residenti dei rioni limitrofi: «È un accanimento nei confronti degli abitanti dell’Esquilino », protesta il presidente di uno dei comitati di quartiere.
Parla di «boutade che paralizzerà la già provata mobilità romana» l’Ncd, mentre il Pd come al solito si spacca. «Da archeologo mancato, non posso che essere felice», commenta il commissario Orfini. «È un sogno che si compie », gli fa eco il capogruppo Panecaldo. Mentre l’assessore ai Trasporti Stefano Esposito che avverte: «Bella idea, ma attenzione ai pasticci ». E il deputato Michele Anzaldi mitraglia: «Un’altra sparata irrazionale, di quelle che in pochi anni ci hanno fatto perdere tanti consensi. Solo alla metro Colosseo transitano ogni giorno 16 mila persone che non potranno più prendere il bus uscendo dalla stazione. Cosa ne pensa il ministro Franceschini?».
Ma il sindaco “marziano” non se ne cura. Si tratta del suo testamento. E pretende di scriverlo. Almeno quello.