Vivere con un cane e un gatto arricchisce la vita delle persone, ormai lo pensano in tanti, purché il medesimo non si ammali. Se già, in contrasto con qualsiasi logica, le prestazioni veterinarie soggiacciono all’iva del 22 per cento, come se si riparasse la lavatrice, i farmaci destinati agli animali, benché le molecole siano le stesse di quelli a uso umano, costano anche novanta volte di più, gettando nella disperazione chi ha difficoltà a curare il proprio amico a quattro zampe.
A sollevare l’attenzione sugli insostenibili prezzi di queste medicine, spesso indispensabili, è una lettera aperta rivolta all’Aisa (consorzio di aziende italiane e multinazionali farmacologiche del mercato della salute animale) e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sottoscritta da duecento medici veterinari. Costretti dalla legge, questi ultimi, a prescrivere ai propri pazienti solo farmaci dedicati, salvo, in rare eccezioni, prodotti a uso umano, laddove non esista l’omologo per gli animali.
La lievitazione dei costi riguarda anche e soprattutto sostanze indispensabili. «Negli ultimi anni sono entrati in commercio numerosi farmaci peruso veterinario, con proprietà antidolorifica e antiinfiammatoria, cosiddetti painkiller», si legge nel testo «e tale dato, apparentemente positivo, comporta invece una situazione drammatica, qualora se ne prenda in considerazione il costo rispetto agli omologhi per uso umano». Così, fra i principi attivi utilizzati, il Meloxicam per uso veterinario è venduto a un prezzo che supera di venti volte quello della confezione a uso umano, e il Ketoprofene costa addirittura 90 volte di più, mentre fra le tre e le cinque si collocano gli oppioidi, ovvero la morfina e i suoi derivati, fondamentali per il controllo del dolore chirurgico.
«Non chiediamo, in un momento tanto difficile, che i farmaci per cani e gatti vengano passati dalla mutua, ma una po-litica dei prezzi equa e controllata è un obbligo morale», dice il medico veterinario Oscar Grazioli, esperto di anestesia e terapia del dolore, che per primo, all’interno del forum professionale Discussioni Veterinarie , sostiene la necessità di reclamare un cambiamento.
A pagare lo scotto dei farmaci d’oro sono in prima battuta gli animali che, da ammalati, diventano un reale peso per le famiglie, ma ne soffrono anche le persone. Per anziani e pensionati, ad esempio, i quali nel cane o nel gatto hanno un’insostituibile rimedio alla solitudine, è quasiimpossibile provvedere a compresse per cuore, artrosi e varie malattie croniche che richiedono più di un prodotto.
«Quasi tutti i farmaci iniettabili per uso veterinario, poi, anziché nelle comode fiale monouso umane vengono commercializzati in flaconi multi dose. Possono avere una scadenza di anni, che diventa di appena 28 giorni dal momento dell’apertura », aggiunge Grazioli. «Così, anche se si usa una sola dose, inizia il conto alla rovescia per gettare l’intera confezione, e, in assenza di qualsiasi organo di controllo governativo o amministrativo sui prezzi dei farmaci, la logica del business fa il bello e il cattivo tempo».
L’articolo peró non dice che i farmaci umani e veterinari sono completamente diversi. Quelli veterinari seguono sperimentazione e autorizzazione totalmente diversi. Per questo costano di più. Inoltre non sono sicuri, anzi alcuni sono mortali per gli animali (ad es. l’aspirina). Quindi il discorso non regge.
Non sono affatto completamente diversi. Qui si parla di farmaci con lo stesso principio attivo, non di farmaci da banco somministrati a caso dal proprietario, come l’aspirina. Il paragone nell’articolo è con meloxicam e ketoprofene, che esistono in versione umana e veterinaria, con costi assurdamente differenti. Il discorso regge benissimo, a parte per chi ci vuole speculare
Ovviamente l’articolo si riferisce alle molecole utilizzabili sia in medicina umana che veterinaria (cita infatti meloxicam, ketoprofene e oppioidi, ma potrei aggiungere tobramicina, amoxicillina clavulanata, ranitidina e molti altri). Non sono “completamente diversi”, sono gli stessi farmaci, al limite a concentrazioni diverse, spesso pensate per animali di 5-10 kili che rendono la terapia di un animale di taglia gigante (esempio un alano) un onere finanziario spropositato per il proprietario, quando magari la stessa molecola formulata per l’uso umano consentirebbe una somministrazione più agevole e con costi contenuti. Non comprendo l’esempio del l’aspirina, posso solo pensare che sia stato scritto da una persona poco informata.
Non capisco perché la gente parla senza sapere cosa dice, mi rivolgo a chi dice che il discorso non regge… Caro Filippo, si stava parlando di farmaci con gli stessi componenti (le stesse molecole), presente cosa vuol dire??? Ma a quale articolo stai rispondendo?
Perché prima non leggiamo bene e cerchiamo di capire di cosa si sta parlando invece di sostenere il contrario di una verità.
E’ logico che non tuitti i farmaci per esseri umani vanno bene per i cani, ma si sta parlando degli stessi farmaci, con le stesse molecole, che però per gli animali (cambiando semplicemente il nome del farmaco), costano molto di più.
Adesso ti è chiaro Filippo?
Grazie e scusate, ma quando si parla solo per sentito dire, è una cosa che non sopporto.
Franz