La Ue prepara le espulsioni di massa

La Ue prepara le espulsioni di massa

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Immigrazione. La bozza del documento che verrà discusso oggi a Bruxelles dai ministri degli Interni di 28 paesi conferma quanto rivelato dal quotidiano inglese The Times. Non viene indicata la cifra precisa delle persone da rimpatriare ma si ammette che bisognerà “ricorrere al trattenimento come misura legittima di ultima istanza per garantire la presenza fisica dei migranti irregolari destinati al rimpatrio”. Chi scappa dalla fame o da una dittatura verrà prima internato e poi imbarcato a forza su un aereo. Per il ministro degli Interni Angelino Alfano questa per l’Italia sarà la “prossima battaglia”

Tre­mila morti in meno di dieci mesi e il flusso inin­ter­rotto dei migranti spo­gliati anche dei più ele­men­tari diritti umani non sono abba­stanza: il peg­gio deve ancora venire. Per­ché l’accoglienza dell’Europa, se così si può chia­mare, è arri­vata al capo­li­nea. Comin­cia il lavoro sporco, un altro cri­mine con­tro l’umanità. Lo dice il “piano sul rim­pa­trio dei migranti eco­no­mici” che i 28 mini­stri degli Interni discu­te­ranno oggi al Con­si­glio Ue di Bru­xel­les. Chi non era ancora riu­scito a met­tere a fuoco il volto peg­giore dell’Europa, o sten­tava a cre­derci, pre­sto dovrà ricredersi.

Più che una rive­la­zione del quo­ti­diano The Times è la bozza di un docu­mento il cui obiet­tivo finale è noto almeno dallo scorso set­tem­bre, anche se il gior­nale inglese azzarda la cifra — già smen­tita — di 400 mila per­sone da rim­pa­triare nelle pros­sime set­ti­mane. Que­sto piano si reg­ge­rebbe anche sulla minac­cia di riti­rare gli aiuti ed eli­mi­nare gli accordi com­mer­ciali con quei paesi che si rifiu­te­ranno di col­la­bo­rare (fra cui Niger, Mali, Soma­lia, Etio­pia ed Eri­trea). Inol­tre, gli stati euro­pei potranno reclu­dere in appo­site strut­ture tutte le per­sone in attesa di essere espulse e imbar­cate a forza. Le nuove pri­gioni si chia­mano “hotspot”, sarà la rie­di­zione di un film dell’orrore già visto con i cen­tri di deten­zione (1998, legge Turco-Napolitano). Ma que­sta volta sarà un kolos­sal. E non c’è smen­tita che tenga, tant’è che la Com­mis­sione Ue ieri si è limi­tata a dire che “non ci sono cifre, qual­siasi cifra dipen­derà dall’efficacia con cui i paesi mem­bri appli­che­ranno le regole” (Mina Andreeva, por­ta­voce dell’esecutivo Ue). Potreb­bero essere di meno, ma anche di più.

Dun­que la sce­neg­gia­tura è scritta e non si andrà tanto per il sot­tile. La pre­messa, come si legge nel docu­mento in discus­sione, è che gli “stati mem­bri devono fare di più in mate­ria di rim­pa­trio”, anche per­ché un aumento dei respin­gi­menti “dovrebbe fun­gere da deter­rente per l’immigrazione irre­go­lare”. Come tor­nare all’anno zero di ogni rifles­sione poli­tica per gestire il feno­meno migra­to­rio da paesi dove si muore per fame e per guerra. Per rim­pa­triare cen­ti­naia di migliaia di esseri umani, quelli già sbar­cati e quelli che ogni giorno ten­te­ranno la for­tuna da qui ai pros­simi anni, l’Europa dovrà “adot­tare tutte le misure neces­sa­rie”. Ser­vi­ranno risorse ade­guate per orga­niz­zare i viaggi di ritorno (depor­ta­zioni), per il per­so­nale che gestirà le pri­gioni e dovrà pro­ce­dere alle com­pli­ca­tis­sime pro­ce­dure di iden­ti­fi­ca­zione e per i poli­ziotti che accom­pa­gne­ranno i migranti che oppor­ranno resi­stenza. Esa­ge­ra­zioni? Tutt’altro. Com­preso — si ammette nella bozza del docu­mento — “il ricorso al trat­te­ni­mento come misura legit­tima di ultima istanza”, per “garan­tire la pre­senza fisica dei migranti irre­go­lari desti­nati al rim­pa­trio”. Chi scappa dalla guerra verrà messo in pri­gione. Punto. Per quanto tempo? Ancora non si sa. Che sarà un inferno, invece, è facile prevederlo.

Gli stati mem­bri, inol­tre, sono “viva­mente inco­rag­giati” a richie­dere “in modo più siste­ma­tico i ser­vizi attual­mente offerti da Fron­tex”, l’agenzia Ue per la gestione delle fron­tiere esterne. Un’altra linea di inter­vento pre­vede la “coo­pe­ra­zione” con i paesi di ori­gine e di tran­sito. Sono dit­ta­ture, paesi ridotti alla fame o situa­zioni impos­si­bili da gestire, come il caos libico da dove par­tono quasi tutte le imbar­ca­zioni verso l’Europa. Il caso dell’Italia è esem­plare. Nel 2015 sono sbar­cati in Ita­lia circa 30 mila eri­trei ed è dav­vero impen­sa­bile che si possa anche solo imma­gi­nare di rispe­dirli indie­tro in accordo con uno dei regimi più spie­tati del mondo, un paese dove quei pochi che hanno un lavoro gua­da­gnano dieci euro al mese (i somali sono quasi 9 mila e i suda­nesi poco meno di 7 mila).

Il com­pito però non sem­bra spa­ven­tare il mini­stro degli Interni Ange­lino Alfano che già parla di “irre­go­lari”, parola chiave che ser­virà all’Europa per sba­raz­zarsi di migliaia di esseri umani impu­gnando il nuovo diritto inter­na­zio­nale raz­zi­sta. “Quando i migranti arri­vano in Ita­lia — ha spie­gato — in Ita­lia si deve fare la prima scre­ma­tura tra migranti e pro­fu­ghi e gli irre­go­lari devono essere rim­pa­triati. La poli­tica dei rim­pa­tri sarà la nostra pros­sima bat­ta­glia, per­ché se fun­zio­nerà avremo dato una rispo­sta seria ed effet­tiva”. Anche per il mite mini­stro degli Esteri Paolo Gen­ti­loni i rim­pa­tri di massa in Africa sono cosa buona è giu­sta: “Ben venga una ini­zia­tiva dell’Ue, ci aspet­tiamo nelle pros­sime set­ti­mane anche stan­zia­menti, inve­sti­menti e impe­gni orga­niz­za­tivi”. Solo negli ultimi due giorni in Ita­lia sono sbar­cate 3.028 per­sone. Ci sarà tanto lavoro da fare.



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