PARIGI. Eravamo rimasti alla battaglia per le 35 ore, e già si parla di un nuovo obiettivo: la settimana lavorativa di sole 30 ore, ovvero giornate in cui dopo 6 ore si va a casa o a divertirsi, fare sport, insomma a godersi il tempo libero.
L’idea di ridurre ancora l’orario di lavoro è stata lanciata con successo in Svezia, dal comune di Göteborg che ha deciso di tagliare l’orario in ufficio dei suoi dipendenti mantenendo lo stesso stipendio. L’amministrazione comunale ha avviato un test su alcuni impiegati che lavorano dalla primavera 2014 solo 30 ore settimanali. L’esperimento cominciato oltre un anno fa è stato positivo. La produttività infatti è aumentata in maniera proporzionale alla diminuzione dell’orario lavorativo, così come dimostrano già molti studi.
Non solo. Secondo il vicesindaco di Göteborg, Mats Pilhem, la riforma ha permesso di avere molte meno assenze per malattia. «Gli impiegati sono più felici e dunque si ammalano di meno ». Secondo la lezione svedese lavorare meno fa bene alla salute mentale e fisica, e aiuta l’economia. La Toyota di Göteborg è passata alle sei ore giornaliere ben tredici anni fa con il risultato che la società ha avuto un più basso tasso di avvicendamenti tra i lavoratori e un incremento di utili. Filimundus, uno sviluppatore di applicazioni di base a Stoccolma, ha introdotto le sei ore l’anno scorso.
«Le otto ore lavorative non sono poi così efficaci come si pensa», sostiene Linus Felds, l’amministratore delegato della società. «Rimanere fissi su uno stesso lavoro per otto ore è difficile. Per riuscirci, siamo soliti intervallare il lavoro con pause. E al tempo stesso facciamo fatica a gestire la nostra vita privata fuori dall’ufficio». Feldt ha proibito i social media, ha ridotto le riunioni al minimo e ha eliminato altre distrazioni. Alla fine della piccola rivoluzione, lo staff è risultato più motivato e ha lavorato più intensamente durante le ore di ufficio.
Anche tra medici e infermieri svedesi ci sono stati gruppi sperimentali che hanno incominciato a lavorare sei ore al giorno. Una casa di cura di Göteborg ha adottato il cambiamento quest’anno e sta conducendo un test che durerà fino alla fine del 2016 per determinare se il costo delle assunzioni necessarie per coprire la mancanza di personale sia compensato da uno staff con un morale migliore e di conseguenza con una migliore assistenza ai pazienti. Il caso di Göteborg non è stato ancora esteso a tutto il paese. L’orario settimanale in Svezia rimane a 36,5 ore. Ma la soglia fissata per legge in realtà non significa molto. In Francia, dove esistono da oltre dieci anni le famose 35 ore settimanali, l’orario effettivo è in media di 38 ore. Alla fine dell’anno, secondo i dati Ocse, un francese lavorerà però meno di uno svedese (1482 contro 1636 ore). La Turchia è il paese con la settimana lavorativa più pesante, ben 49 ore, mentre l’Irlanda ha 34,9 ore, la Norvegia 33,9 ore. I più fortunati sono gli olandesi con poco meno di 30 ore settimanali.
Il dibattito aperto in Svezia non è nuovo. Tra il 1996 e il 1998, durante un periodo di recessione economica, la Finlandia aveva lanciato il test 6+6: giornate di sei ore con un’alternanza tra gli impiegati. I risultati erano stati piuttosto positivi anche se l’esperimento non è stato tradotto in una legge. La battaglia per le 30 ore settimanali è stata promossa da alcune associazioni come Attac e persino da un gruppo di economisti tedeschi che qualche anno fa la presentavano come una soluzione “miracolo” contro la disoccupazione. In Francia il dibattito sulle 35 ore torna spesso. Il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, ha fatto capire più volte che vorrebbe abolire questo limite, considerato troppo basso in un’economia globalizzata. Una fabbrica di Smart nell’est della Francia ha votato qualche settimana fa un referendum sull’estensione dell’orario settimanale fino a 39 ore. Il governo ha escluso qualsiasi riforma delle 35 ore, tabù a sinistra, ma incentiva gli accordi aziendali che, nei fatti, cancellano il tetto. Eppure secondo l’economista Pierre Larrouturou sarebbe una riforma vantaggiosa. La sua idea è di diminuire i giorni lavoratori a settimana: solo quattro anziché cinque, con un totale di 30 ore. Secondo i calcoli di Larrouturou la riforma farebbe ripartire l’economia e potrebbe addirittura creare 1,6 milioni di posti di lavoro. Lo slogan è: lavorare meno, lavorare tutti.