Bergoglio e Castro, quei rivoluzionari prodotti dai gesuiti
Il portavoce del Vaticano ha descritto come «incontro informale» la visita che papa Francesco ha fatto domenica al leader della Rivoluzione Fidel Castro in casa sua, con moglie, figli e parenti. Ma in questo caso l’informalità non fa che sottolineare il grande valore simbolico dell’incontro tra due personaggi che si conoscono e si apprezzano. Un incontro per questo ben programmato perché avrebbe fatto molto più rumore in caso non fosse avvenuto.
Penso che i due personaggi abbiano molto in comune. Entrambi sono figli di immigrati, si sono formati in un collegio di gesuiti, sono figure guida di un processo rivoluzionario. Fidel di una rivoluzione armata che abbattè nel 1959 la dittatura di Batista e poi dichiarò Cuba prima terra liberata e socialista del continente americano. Francesco impegnato com’è — e non è solo una mia analisi — in una sorta di rivoluzione che metta la Chiesa cattolica al passo con le sfide di una nuova epoca. Entrambi hanno una grande influenza in tutta l’America latina.
Insomma i due si conoscono come simili. E lo dimostrano i regali che si sono scambiati. Il papa ha dato a dato a Fidel un libro di Armando Llorente, un giovane insegnante gesuita nel collegio di Belén nel quale Fidel studiava, e di origini galiziane come il futuro leader rivoluzionario. Anch’io ho studiato in quel collegio, iscritto al primo anno mentre Fidel era all’ultimo, e ricordo il religioso che ho successivamente incontrato a Miami, dove si era trasferito all’inizio degli anni 60 in disaccordo con la rivoluzione del suo ex allievo e per seguire il collegio Belen, trasferito dalle autorità religiose in Florida. In quell’epoca, nel 1998, Llorente mi parlò dell’allora presidente cubano in termini molto elogiativi, come di un eccellente studente, specie in materie letterarie, e grande atleta «che difendeva con valore la bandiera del collegio». Llorente mi disse che spesso partecipava con Fidel a escursioni, in una di queste cadde accidentalmente in un fiume e Fidel lo aiutò a venirne fuori. Non dubito che regalandogli gli scritti di Llorente, papa Francesco abbia voluto testimoniare che è in comunicazione con Fidel e che intende aiutarlo a riconciliarsi col suo passato.
A sua volta il più anziano dei Castro ha regalato al papa il libro Fidel e la religione, scritto dal teologo della liberazione brasiliano Frei Betto nel 1985 dopo lunghe conversazioni con l’allora presidente cubano e che – come ha ricordato l’autore — ha venduto 1.300.000 copie nell’isola. Nel libro, Fidel sostiene la necessità di un dialogo tra cristiani e marxisti per una società più giusta. E come ricorda anche Frei Betto, dopo quel libro Fidel tornò a dialogare con i vescovi cubani e migliorarono le relazioni tra Stato e Chiesa. Probabilmente fu anche grazie alle tesi del libro che fu possibile l’invito e in seguito la visita papale di Giovanni Paolo II nel 1998.
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