Rashid e l’album dei morti in mare “Da Parigi per trovare i miei nipoti”

Rashid e l’album dei morti in mare “Da Parigi per trovare i miei nipoti”

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PALERMO. Ha viaggiato due giorni e due notti Rashid, per cercare tra le foto che riemergono dal mare. Le foto che ogni migrante porta con sé. Il ricordo di una giornata di festa, l’immagine dei figli piccoli, e tante foto formato tessera nella speranza di ottenere presto un documento valido per l’Europa. Rashid Mohammad ha saputo da alcuni connazionali a Parigi che le foto riemerse dal mare di Sicilia dopo l’ennesima tragedia sui barconi sono raccolte dentro un album, in un ufficio di polizia a Palermo che si trova davanti a una villa piena di alberi. E, adesso, quelle foto sono la sua ultima speranza di trovare una traccia degli amati nipoti, Raza e Saled, che un giorno di fine agosto si sono imbarcati sulla spiaggia di Al Zuwara per arrivare in Europa. E da allora sono scomparsi.
Così, Rashid ha deciso di partire. Ha deciso di fare un viaggio di ritorno che non immaginava avrebbe mai fatto a cinquant’anni, dopo una vita passata fra tante vicissitudini. Dentro le stazioni di mezza Europa ha incontrato tanti suoi connazionali pachistani. Ma loro andavano verso nord, lui invece tornava indietro. E ora, sfoglia l’album delle foto ritrovate nelle tasche degli ultimi migranti morti nelle stive dell’orrore, le stive dove i trafficanti di uomini continuano a stipare i migranti con la pelle scura.
È l’album della vita e della morte quello che Rashid sfoglia lentamente in una stanzetta della sezione Omicidi della squadra mobile di Palermo. «Durante gli anni Ottanta, qui venivano le madri degli scomparsi nella prima guerra di mafia », accenna il capo della Mobile Rodolfo Ruperti. Era un’altra strage silenziosa quella, che ha consumato centinaia di vittime. Anche le madri degli scomparsi per «lupara bianca» cercavano un piccolo indizio, una traccia fra qualche foto, qualche piccolo oggetto ritrovato, per provare ad arrivare ai corpi dei propri cari.
Ora, in questa stanza con il poster di Falcone e Borsellino arrivano i parenti dei migranti scomparsi in un’altra strage silenziosa. E sfogliano l’album delle foto riemerse dal mare.
È l’album di tante foto di famiglia con il vestito buono della domenica. L’album dei ricordi, dei gol segnati all’ultimo minuto. L’album che ritrare volti di grandi e piccini. Qualche foto era dentro un telefonino che ancora funziona. Ma ad ogni foto sorridente corrisponde il numero di un cadavere dal volto irriconoscibile. L’album della morte. È questa la collezione di foto che Rashid sta sfogliando, l’album dei volti in cerca di un nome e di una storia. Ce ne sono 40 di volti ancora senza identità al cimitero dei Rotoli di Palermo, sono le vittime dell’ultima strage nel Canale di Sicilia.
Oggi, sono arrivati in cinque per sfogliare l’album delle foto riemerse dal mare. Un giovane del Bangladesh che è partito da Berlino, un altro suo connazionale da Londra. Gli altri tre, pachistani, arrivano dalla Svezia. Anche loro hanno fatto un lunghissimo viaggio al contrario per cercare una traccia dei loro parenti scomparsi nel mare di Sicilia.
«Voglio che i miei ragazzi riposino in pace», sussurra Rashid, che a Parigi vive ormai da qualche anno. «Raza e Saled, cugini inseparabili, avevano 26 anni. Facevano tutto insieme. E insieme erano partiti. Ma gente cattiva si è approfittata di loro». Qualche stanza più in là, alla squadra mobile, i poliziotti stanno cercando di dare un nome anche ai trafficanti dell’ultima strage. Intanto, sono stati arrestati dieci scafisti, e tre hanno deciso di collaborare con la giustizia. «Ma a me non basta — ripete Rashid — Vorrei tornare a Parigi sapendo che finalmente Raza e Saled hanno raggiunto la loro meta. Voglio ritrovarli i loro corpi». Ma fra le foto riemerse dal mare non ci sono Raza e Saled.
«Sono sicuro che anche loro avevano pronte in tasca delle foto tessera — dice adesso quest’uomo mentre esce dalla squadra mobile — quelle foto le avevano fatte qualche giorno prima con il vestito della festa. Così mi avevano detto al telefono. È stata l’ultima volta che li ho sentiti. Si erano messi in testa di arrivare in Europa nel modo migliore. E almeno quelle foto avrei voluto ritrovarle da qualche parte. Le foto con il loro ultimo sorriso».


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