Unicredit, risultati sopra le attese Ghizzoni: niente ricapitalizzazione

Unicredit, risultati sopra le attese Ghizzoni: niente ricapitalizzazione

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MILANO . Ciò che il mercato temeva per ora è scongiurato: Unicredit smentisce di avere in canna un altro aumento di capitale, e anzi ne genera di nuovo dai 522 milioni di utili tra aprile e giugno. Tanto è bastato perché a Piazza Affari, dove l’azione era negletta da settimane, si vedesse un rialzo del 6,44%, ben oltre l’1,23% guadagnato dall’indice Euro Stoxx bancario. «Non abbiamo mai detto che avremmo fatto aumenti, è stato scritto dalla stampa. Credo che i numeri di oggi siano la risposta», ha detto l’ad Federico Ghizzoni ai giornalisti.
Poco prima la banca aveva deliberato in cda una trimestrale migliore delle attese – gli operatori stimavano profitti per 422 milioni – e sul riassetto manageriale che vede l’uscita del dg Roberto Nicastro dopo 18 anni. L’utile trimestrale cresce del 29% da un anno prima, per il «contributo positivo di tutte le divisioni», la riduzione delle rettifiche su crediti (913 milioni, -6,9%) e fisco più mite (238 milioni, 59% meno dell’anno prima). Nel semestre i profitti netti salgono a 1,034 miliardi, il 7,3% meno di un anno fa. Dopo due trimestri statici anche il patrimonio risale: quello primario tra aprile e giugno avanza di 27 punti base, al 10,37% di Cet1 incorporando i criteri di Basilea 3; e il dato sale al 10,84% se si conta la ripresa di valore della riserva Afs su titoli di Stato (che per la crisi greca a giugno scese di 32 punti base) e la cessione delle quote Pioneer, che per l’ad «procede bene». A far salire i rapporti patrimoniali è anche la dieta degli attivi, limati di 25 miliardi a 875 miliardi riducendo crediti verso clienti e attività di negoziazione. «La maggiore sorpresa è il miglioramento del Cet1 – ha scritto Equita Sim – per il calo significativo degli attivi di rischio, mentre la performance operativa è in leggero rialzo». Unicredit è chiamata a rilanciare la redditività: lo dimostra il valore di Borsa, che a 6,36 euro è 0,8 volte il valore di libro, contro l’1,1 della media banche Ue. «Stiamo studiando tutta una serie di misure per ridurre i costi e rafforzare la redditività del gruppo, e di conseguenza la patrimonializzazione. Le presenteremo nel secondo semestre », ha detto Ghizzoni. La revisione del piano strategico, attesa a novembre, terrà conto anche dell’esame macroprudenziale (Srep), che la Bce ha in corso sulle 122 vigilate europee. A metà settembre saranno comunicati gli obiettivi ottimali di capitale a ogni istituto, seguiranno a ottore controdeduzioni e la richiesta definitiva. «Siamo molto focalizzati sulla regolamentazione che diventerà sempre più severa, ma siamo fiduciosi in quel che stiamo facendo sul fronte – ha detto Ghizzoni – anche perchè la qualità del nostro attivo è migliorata dall’ultimo Srep». I crediti deteriorati trimestrali sono infatti scesi a 81,7 mld (-1,8%), con sofferenze ridotte dello 0,2%, e un tasso di copertura del 51%, tra i più alti in Italia. Il cda ha anche avviato il maggior ricambio dall’uscita di Alessandro Profumo (2010). Il dg Nicastro lascia dal 1° ottobre – con buonuscita di 5,39 milioni di cui metà dilazionati e condizionati – per «serene e composte divergenze di opinione sulla direzione strategico-organizzativa ». Le sue deleghe saranno spalmate sui tre vice dg: Paolo Fiorentino, Gianni Franco Papa e la promossa cfo Marina Natale. Cambia anche il capo dei rischi: Alessandro Decio passa le consegne a Massimiliano Fossati, già responsabile rischi Italia, «prima di ricoprire un’altra posizione nel gruppo da definire nei prossimi mesi».


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