Tutti i misteri dell’aereo dei Bin Laden
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LONDRA Quando ci sono di mezzo i Bin Laden è facile pensare a complotti e vendette. Ma il piccolo aereo privato Embraer Phenom 300, con a bordo una sorella, la matrigna e il cognato dell’ex capo di Al Qaeda, pare sia venuto giù, su un parcheggio di auto destinate all’asta a ridosso del piccolo aeroporto di Blackbushe nel Sud inglese, o per un’errata manovra del pilota o per un improvviso guasto tecnico in atterraggio. Fatto sta che i tre familiari di Osama Bin Laden e il pilota giordano sono morti. E la notizia non poteva passare inosservata.
Ci sono volute parecchie ore, dall’esplosione del velivolo alle tre del pomeriggio di venerdì, proveniente da Milano Malpensa dove era decollato attorno alle 13, perché arrivasse la conferma che proprio quel jet, valore sui 10 milioni di euro, era intestato a una società saudita, la Salem Aviation, un tassello dell’impero controllato dai Bin Laden, il clan fondato da Mohammed Bin Laden, il papà di Osama, espatriato agli inizi del Novecento dallo Yemen e insediatosi in Arabia per avviare una grande impresa di costruzioni.
Nella notte era già stato ipotizzato che l’apparecchio fosse di proprietà della famiglia ma è poi stato l’ambasciatore di Riyad a Londra a sciogliere ogni dubbio con le condoglianze, rilanciate via Twitter, per la tragica fine di Rajaa Hashim, la matrigna di Osama Bin Laden, di Sana Bin Laden, la sorella, e di Zuhair Hashim, il cognato. Parlare di mistero è scontato e le domande logiche sono tante: perché l’aereo e i Bin Laden erano in Italia? E perché sono volati in Inghilterra? Però le testimonianze concordano sui dettagli: il jet è arrivato lungo e «a velocità troppo elevata» sulla pista ai confini fra Hampshire e Surrey, si è abbattuto sul parcheggio di vetture in vendita. Le autorità dello scalo, molto utilizzato dai vip, hanno spiegato che l’impatto è avvenuto «in fase di atterraggio» (le condizioni meteo erano perfette). Alcuni abitanti hanno notato l’«Embraer Phenom 300» abbassarsi in maniera brusca. E l’ex investigatore di incidenti aerei Phil Giles ha esposto alla Bbc la sua versione: «O l’apparecchio è sceso tardi o il pilota resosi conto della manovra errata ha provato a rialzarsi all’ultimo istante. C’è pure la possibilità che non abbia funzionato il sistema frenante». Il che aprirebbe l’ipotesi sabotaggio.
Ma un conto è la fantasia, un conto è la realtà e la realtà dice che i tre familiari di Osama Bin Laden nulla avevano a che vedere con le trame dell’ex leader del terrorismo islamico. I Bin Laden, già prima dell’11 settembre, avevano ripudiato Osama. E Sana, una delle sorelle (i figli di Mohammed Bin Laden sarebbero un cinquantina) lavorava in un orfanotrofio alla Mecca. Secondo l’amica, che le ha reso omaggio su Facebook nascondendosi dietro lo pseudonimo di Ajwa’a, viveva «in un appartamento modesto, aiutava i poveri e i bambini bisognosi». Veniva chiamata «Mama Soso».
Nelle biografie non si trovano indizi che alimentino le teorie complottiste. Si trova invece traccia della maledizione che ha colpito i Bin Laden, molti dei quali risiedono negli Stati Uniti e viaggiano in Europa. Il capostipite, Mohammed, è morto in un incidente aereo il 13 settembre 1967 in Arabia Saudita (il velivolo era registrato con la sigla «HZ-IBN», la stessa di quello caduto venerdì in Inghilterra). E a Salem, educato in un college del Somerset, uno dei fratelli di Osama, era toccata la medesima sorte nel 1988 in Texas. Il destino.
Fabio Cavalera
Ci sono volute parecchie ore, dall’esplosione del velivolo alle tre del pomeriggio di venerdì, proveniente da Milano Malpensa dove era decollato attorno alle 13, perché arrivasse la conferma che proprio quel jet, valore sui 10 milioni di euro, era intestato a una società saudita, la Salem Aviation, un tassello dell’impero controllato dai Bin Laden, il clan fondato da Mohammed Bin Laden, il papà di Osama, espatriato agli inizi del Novecento dallo Yemen e insediatosi in Arabia per avviare una grande impresa di costruzioni.
Nella notte era già stato ipotizzato che l’apparecchio fosse di proprietà della famiglia ma è poi stato l’ambasciatore di Riyad a Londra a sciogliere ogni dubbio con le condoglianze, rilanciate via Twitter, per la tragica fine di Rajaa Hashim, la matrigna di Osama Bin Laden, di Sana Bin Laden, la sorella, e di Zuhair Hashim, il cognato. Parlare di mistero è scontato e le domande logiche sono tante: perché l’aereo e i Bin Laden erano in Italia? E perché sono volati in Inghilterra? Però le testimonianze concordano sui dettagli: il jet è arrivato lungo e «a velocità troppo elevata» sulla pista ai confini fra Hampshire e Surrey, si è abbattuto sul parcheggio di vetture in vendita. Le autorità dello scalo, molto utilizzato dai vip, hanno spiegato che l’impatto è avvenuto «in fase di atterraggio» (le condizioni meteo erano perfette). Alcuni abitanti hanno notato l’«Embraer Phenom 300» abbassarsi in maniera brusca. E l’ex investigatore di incidenti aerei Phil Giles ha esposto alla Bbc la sua versione: «O l’apparecchio è sceso tardi o il pilota resosi conto della manovra errata ha provato a rialzarsi all’ultimo istante. C’è pure la possibilità che non abbia funzionato il sistema frenante». Il che aprirebbe l’ipotesi sabotaggio.
Ma un conto è la fantasia, un conto è la realtà e la realtà dice che i tre familiari di Osama Bin Laden nulla avevano a che vedere con le trame dell’ex leader del terrorismo islamico. I Bin Laden, già prima dell’11 settembre, avevano ripudiato Osama. E Sana, una delle sorelle (i figli di Mohammed Bin Laden sarebbero un cinquantina) lavorava in un orfanotrofio alla Mecca. Secondo l’amica, che le ha reso omaggio su Facebook nascondendosi dietro lo pseudonimo di Ajwa’a, viveva «in un appartamento modesto, aiutava i poveri e i bambini bisognosi». Veniva chiamata «Mama Soso».
Nelle biografie non si trovano indizi che alimentino le teorie complottiste. Si trova invece traccia della maledizione che ha colpito i Bin Laden, molti dei quali risiedono negli Stati Uniti e viaggiano in Europa. Il capostipite, Mohammed, è morto in un incidente aereo il 13 settembre 1967 in Arabia Saudita (il velivolo era registrato con la sigla «HZ-IBN», la stessa di quello caduto venerdì in Inghilterra). E a Salem, educato in un college del Somerset, uno dei fratelli di Osama, era toccata la medesima sorte nel 1988 in Texas. Il destino.
Fabio Cavalera
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