«Draculescu» vuole le pensioni
Non si sono ancora insediati ad Atene, i tecnici dell’ex troika, e le trattative per un terzo pacchetto di aiuti stanno solo per cominciare, ma già ripartono i tira e molla sulle misure da applicare. Quello di giornata riguarda le pensioni. Nel Memorandum firmato da Alexis Tsipras la notte dell’Eurosummit più lungo della storia la riforma era inserita tra i «prerequisiti» per far ripartire i negoziati, ma il governo non l’ha ancora messa ai voti e difficilmente se ne parlerà prima di settembre, cioè dopo che l’accordo sarà stato concluso (la deadline è fissata al 18 agosto, per dare modo di ripagare una rata da 3,5 miliardi alla Bce, che scade il 20, ma circolano ipotesi di un nuovo prestito-ponte nel caso non si riesca a rispettare i tempi).
Nella giornata di ieri hanno però ripreso fiato le voci, già circolate la scorsa settimana, di ulteriori «prerequisiti» chiesti dalle istituzioni al governo greco, sia dal Fmi che dalla Commissione europea, tra i quali spiccherebbe un ulteriore taglio delle pensioni. La notizia ha agitato gli animi più del presunto caso-Varoufakis (il quotidiano conservatore Kathimerini ha pubblicato le parole dell’ex ministro delle Finanze in una conference call a dicembre, quando ancora era solo un brillante economista, in cui presentava a Syriza un suo presunto piano B per tornare alla dracma). Anche perché il taglio previsto, stando alle indiscrezioni del giornale on line Protothema, sarebbe addirittura del 30 per cento, su assegni che dal primo Memorandum a oggi sono già stati decurtati del 48 per cento. Addirittura, sostiene il giornale, in base alla clausola «deficit zero» accettata da Tsipras, che prevede un taglio automatico alle spese nel caso non si rispettino i vincoli di bilancio, se la recessione continua (e quest’anno è previsto un –2,5 per cento) potrebbe esserci una decurtazione automatica del 10 per cento.
Sarebbe questo il piano della neonominata capo-missione del Fmi Delia Velculescu, reduce dal risanamento lacrime e sangue a Cipro per il quale è stata soprannominata «Draculescu», e prevederebbe pure un taglio del 5–10 per cento dei salari dei nuovi assunti, che oggi è di 586 euro.
Anche la Commissione europea ha fatto sapere ieri, tramite una sua portavoce, che si aspetta «più riforme per consentire un rapido esborso» della prima tranche del terzo pacchetto di aiuti, confermando le indiscrezioni secondo le quali ad Atene sarebbero state chieste ulteriori misure.
Le istituzioni ex troika vorrebbero che il governo facesse approvare un nuovo pacchetto (comprendente soprattutto la riforma delle pensioni) prima della metà di agosto, in tempo per portare l’accordo all’approvazione dell’Eurogruppo e dei Parlamenti nazionali in vista della data-limite del 20 agosto.
Ma su questo punto il governo Tsipras non cede. «Per il governo, la questione di ulteriori misure prioritarie non esiste», anzi non sarebbero state neppure formulate dai creditori, ha detto un’anonima fonte governativa all’agenzia di stampa Ana. In attesa del settembre caldo sul fronte interno (tra nuove misure da portare in Parlamento, il congresso di Syriza rispetto al quale Tsipras ieri ha detto che «il nostro obbligo è salvaguardare l’unità del partito» e possibili elezioni anticipate se non si ricuce con i dissenzienti della sinistra), il governo si prepara a un agosto di fuoco sul delicatissimo fronte internazionale.
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