ROMA. C’è il sì della Confindustria alla riforma del lavoro, e la cosa non sorprende. Come non sorprende il giudizio più positivo, rispetto agli altri sindacati, che la Cisl ha espresso sulle nuove norme. La novità, semmai, è la minima, appena accentuata apertura della Cgil , che pur mantenendo una posizione molto critica nei confronti del Jobs act, ha ammesso qualche passo avanti in materia di conciliazione e durata degli ammortizzatori. In attesa di sapere quale sarà il verdetto di Moody’s sull’Italia (il giudizio sul rating era previsto in giornata)la riforma del lavoro modello Renzi incassa dunque un risultato «luci e ombre». Niente di entusiasmante, in verità, ma i dati sulla occupazione in crescita del primo quadrimestre, hanno prodotto qualche effetto favorevole . Ecco quindi il giudizio «complessivamente positivo» espresso dal leader degli industriali Giorgio Squinzi. Prima di annunciare l’arrivo della ripresa, ha detto, «è meglio aspettare ancora un attimo», ma «lasciamo arrivare in fondo il governo», visto che sulle riforme «siamo al 10 per cento del cammino». Incassato il «sì» delle imprese -che non sonointeressate al sindacato unico: «Non credo che in un Paese democratico questo sia possibile e auspicabile» ha detto Squinzi – rimane invece difficile il rapporto del governo con le principali sigle. Duro il giudizio della Uil, critica soprattutto sul demansionamento: «il governo ha fatto un errore perché creerà ulteriore conflittualità legale» ha detto il suo leader Carmelo Barbagallo. Ma sotto accusa è l’intero impianto della riforma: «l’impostazione sposta il baricentro degli interventi verso le aziende». In altre parole, ha detto il segretario confederale Guglielmo Loy, «si ritiene che la crescita economica e l’occupazione passino, in gran parte, dalla unilaterale decisione delle imprese». Resta molto critico anche il giudizio della Cgil che boccia il disegno complessivo.
«Confermiamo ciò che avevamo dato per acquisito nella legge delega, cioè che il progetto non era di investimento in termini di qualità del lavoro, ma di una sua riduzione»ha commentato la leader del sindacato Susanna Camusso.«Qualche serio passo avanti si è fatto sul tema della conciliazione – ha però ammesso- e «in parte positivi sono i temi dell’allungamento dell’indennità di disoccupazione», riferendosi alla Naspi. Uno spiraglio minimo nel quale si è subito lanciato il ministro Poletti. «Se c’è accoglienza ne sono felice» ha detto, riportando però l’attenzione sul fenomeno delle dimissioni in bianco. «Ora serve un modulo datato: quella cosa barbara è stata evitata». Fra le tre sigle sindacali, la più soddisfatta è la Cisl. Il testo «è migliorabile, ma è positivo l’allungamento degli ammortizzatori e la rinuncia ad intervenire su salario minimo e rappresentanza» ha detto il segretario confederale Gigi Petteni.