Un patto per gestire l’emergenza immigrazione e dar vita al Cara di Mineo
Secondo la Procura di Catania, che lavora in concerto con Roma e Caltagirone, gli indagati sono artefici di «un medesimo disegno criminoso (tra il 2011 e il 2014), in concorso tra di loro e nelle rispettive qualità, con collusioni e altri mezzi fraudolenti (consistiti tra l’altro, nel ricorrere a numerose proroghe del primo contratto di affidamento, nel prevedere una disciplina dei requisiti speciali di partecipazione alla gara del 2014 idonea a consentire l’accesso alla procedura a evidenza pubblica a un numero ristrettissimo di operatori economici) e turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo».
I sei del Cara di Mineo, come riportato nelle pagine del Decreto di perquisizione informatica e locale, sono oltre la figura dell’artefice del sistema corruttivo delle gare di appalto riguardanti i servizi interni di alcuni centri per i richiedenti asilo, Luca Odevaine; il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, luogotenente in Sicilia eletto alla Camera dei Deputati nelle file di Ncd presidente della provincia etnea dall’11 dicembre 2009 al 31 ottobre 2012; Giovanni Ferrera direttore del Consorzio dei Comuni «Calatino Terra d’Accoglienza» di cui è presidente un altro indagato, la sindaca di Mineo Anna Aloisi, anche lei Ncd; ci sono anche Marco Aurelio Sinatra sindaco di Vizzini, presidente dell’assemblea del Consorzio «Calatino Terra d’Accoglienza» e coordinatore regionale dei progetti Sprar; infine Paolo Ragusa presidente di Consorzio Sol. Calatino, gruppo di cooperative che si occupa di «business del sociale». Una delle prime figure che nel centro menenino, requisito agli inizi del 2011, fiuta un buon affare e si prodiga nello sviluppo di un protocollo d’intesa, firmato il 2 agosto 2010. Il «Patto Territoriale dell’Economia Sociale del Calatino» di cui Sol. Calatino diventa ente capofila e cui aderiscono inizialmente nove comuni del Calatino sud Simeto,la Provincia regionale di Catania, l’Asp 3 di Catania, la Cciaa di Catania, l’Ircac.
Lo scopo del patto è «l’inizio di un nuovo modo di intendere le politiche sociali pensato per favorire lo sviluppo locale, durevole e sostenibile, di questo territorio e a consolidare le condizioni generali di partenariato fra pubblico e privato sociale». E cosi sarà. Nella primavera dell’anno successivo, Paolo Ragusa indirizzerà una lettera ai sindaci del territorio e chiederà loro di mettersi in gioco per «l’istituzione di un Centro accoglienza richiedenti asilo per fare del «Residence della Solidarietà» di Mineo un modello europeo di eccellenza dell’accoglienza e dell’integrazione sociale». È marzo 2013 l’anticamera di ciò che avverrà presto, il centro è gestito in emergenza, per via dei flussi importanti derivanti dalle cosiddette primavere arabe, dalla Cri e dalla Protezione civile come stabilito dal ministro degli Interni Maroni. Ragusa a luglio si rivolgerà a Castiglione con una missiva in cui proporrà all’allora presidente della Provincia etnea di pensare all’utilità di mettere in rete la questione del nuovo Cara e le intenzioni delle amministrazioni locali nel Patto, di cui il suo consorzio, privato, è capofila.
Paolo Ragusa è anche vicino a Ncd pur avendo sempre affermato di non essere legato a nessuno schieramento politico e di volta in volta aver sostenuto candidati di partiti diversi, una foto sul web lo ritrae al congresso nazionale Ncd.
Giuseppe Castiglione, tirato in ballo da Odevaine nelle sue intercettazioni e che continua a difendersi, nel territorio del calatino ha presenziato più a iniziative di Terzo Settore, spesso in coppia con Paolo Ragusa, che non a quelle dedicate all’agricoltura. Ma sarà per l’esperienza maturata nel corso degli ultimi anni. Nel tempo dell’emergenza Nord Africa è presidente dell’Unione delle Province, è lui che nomina il factotum delle emergenze, Odevaine, come suo rappresentante al Tavolo per l’Immigrazione. Sarà delegato dal ministero degli Interni a soggetto attuatore del Cara di Mineo dal 28 giugno 2011 sino al 19 luglio 2013. I primi del mese di agosto del 2011 il soggetto attuatore decide di dar luogo a una «procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, a favore del soggetto che presenti la migliore offerta selezionata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa» nel periodo dal 1 settembre al 31 dicembre dello stesso anno, per i servizi di gestione del centro richiedenti asilo. L’ente provinciale si riserverà la «facoltà di aggiudicare il servizio anche nel caso pervenga una sola offerta valida, purché ritenuta congrua e conveniente. L’aggiudicazione della gara sarà effettuata da un’apposita commissione nominata successivamente alla presentazione delle offerte, composta nominata dal Soggetto attuatore». Odevaine ne sarà nominato presidente. Vincerà il Consorzio di Cooperative Sociali arl «Sisifo», capofila dell’Ati costituita da Sol Calatino, La Cascina, Senis Hospes e Domus Caritatis. Castiglione indirà la seconda gara d’appalto il 31 gennaio 2012 vinta dalla Rti «Sisifo» con medesimi mandanti e a fine anno, 28 dicembre 2012, inizierà a presiedere il Cda del nascente Consorzio dei Comuni «Calatino Terra di Solidarietà», poi mutato in «Terra d’Accoglienza», nato su input del ministro dell’Interno Cancellieri e di cui Odevaine nelle intercettazioni si vanta di essere artefice. Nonostante il 25 luglio sarà delegata presidente del Consorzio dei comuni il vice presidente Anna Aloisi la figura di Castiglione aleggerà sempre attorno al Cara. È lui ad assicurare che nella legge di stabilità del governo Letta sono destinati ai Comuni del Consorzio 3 milioni di euro per risarcirli dei disagi che i cittadini subiscono per via della presenza nel calatino del Cara di Mineo. Ma la storia è molto intricata.
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