«Intercettazioni di massa illegali» Giudice Usa dà ragione a Snowden
Print this article Font size -16+
NEW YORK Una Corte d’Appello federale, quella di New York, si pronuncia per la prima volta sul programma di spionaggio telefonico che è stato adottato negli Stati Uniti dalla Nsa, l’agenzia federale di «intelligence», fin dal 2001, dopo gli attentati di Al Qaeda dell’11 settembre. E dichiara questo tipo di sorveglianza illegittimo. I tre giudici della Corte hanno decretato all’unanimità che le norme contenute nella sezione 215 del Patriot Act non autorizzano controlli a tappeto e la raccolta di «metadata», a differenza di quanto sostenuto fin qui non solo da George Bush, che varò questi interventi, ma anche, successivamente, dall’Amministrazione Obama.
Una vittoria, ma solo parziale per l’Aclu, l’Associazione per i diritti civili che aveva presentato il ricorso, perché la Corte ha giudicato lo spionaggio «illegittimo» ma non «incostituzionale», e non ne ha ordinato l’immediata sospensione. Secondo i tre giudici, una decisione in merito spetta al Congresso che dovrà pronunciarsi presto, anche perché molte misure contenute nella Sezione 215 del Patriot Act scadranno il prossimo primo giugno.
In effetti i parlamentari stanno lavorando da tempo alla riforma di queste direttive sui controlli di sicurezza. Lo stesso Obama, pur considerando legittimo quello che è stato fatto fino ad oggi, ha promesso un drastico cambio di rotta. Le iniziative prese dal Senato per correggere le direttive fornite alla Nsa si sono, però, fin qui arenate perché la destra conservatrice considera il nuovo sistema troppo restrittivo: forti garanzie per la privacy dei cittadini, ma a scapito della loro sicurezza.
Il vero vincitore, per ora, sembra Edward Snowden, l’ex gestore dei contratti d’appalto della National Security Agency che, rivelando due anni fa i suoi segreti, ha messo in ginocchio il sistema federale di «intelligence» interno. Rifugiatosi in Russia per sottrarsi all’arresto, Snowden è considerato da molti più un eroe della trasparenza che il responsabile di una fuga di notizie che mette in pericolo la sicurezza Usa. Non c’è dubbio che, anche se le sue intenzioni possono essere state positive, l’ex «contractor» del governo ha violato leggi molto importanti: quelle sullo spionaggio. La sentenza della Corte d’Appello consente, però, ora a Glenn Greenwald, il giornalista che dal 2013 a oggi ha pubblicato gran parte del materiale informativo trafugato dall’ex collaboratore dei servizi segreti, di affermare che «chi porta alla luce un programma segreto che più giudici federali dichiarano illegale, dovrebbe essere ringraziato, non mandato in galera: merita la gratitudine degli americani».
Il governo ritiene di non aver violato le norme perché l’azione di spionaggio della Nsa è sottoposta alla sorveglianza di un tribunale. Ma parliamo di una corte segreta: la magistratura nota come Fisa che è chiamata a verificare che i servizi segreti non vadano, nella loro azione, oltre i limiti fissati dalla legge. La Corte segreta aveva in effetti dichiarato legittimo lo spionaggio Nsa, ma i giudici si erano mossi solo nel 2007 e lo avevano fatto su esplicita sollecitazione della Casa Bianca.
Massimo Gaggi
Una vittoria, ma solo parziale per l’Aclu, l’Associazione per i diritti civili che aveva presentato il ricorso, perché la Corte ha giudicato lo spionaggio «illegittimo» ma non «incostituzionale», e non ne ha ordinato l’immediata sospensione. Secondo i tre giudici, una decisione in merito spetta al Congresso che dovrà pronunciarsi presto, anche perché molte misure contenute nella Sezione 215 del Patriot Act scadranno il prossimo primo giugno.
In effetti i parlamentari stanno lavorando da tempo alla riforma di queste direttive sui controlli di sicurezza. Lo stesso Obama, pur considerando legittimo quello che è stato fatto fino ad oggi, ha promesso un drastico cambio di rotta. Le iniziative prese dal Senato per correggere le direttive fornite alla Nsa si sono, però, fin qui arenate perché la destra conservatrice considera il nuovo sistema troppo restrittivo: forti garanzie per la privacy dei cittadini, ma a scapito della loro sicurezza.
Il vero vincitore, per ora, sembra Edward Snowden, l’ex gestore dei contratti d’appalto della National Security Agency che, rivelando due anni fa i suoi segreti, ha messo in ginocchio il sistema federale di «intelligence» interno. Rifugiatosi in Russia per sottrarsi all’arresto, Snowden è considerato da molti più un eroe della trasparenza che il responsabile di una fuga di notizie che mette in pericolo la sicurezza Usa. Non c’è dubbio che, anche se le sue intenzioni possono essere state positive, l’ex «contractor» del governo ha violato leggi molto importanti: quelle sullo spionaggio. La sentenza della Corte d’Appello consente, però, ora a Glenn Greenwald, il giornalista che dal 2013 a oggi ha pubblicato gran parte del materiale informativo trafugato dall’ex collaboratore dei servizi segreti, di affermare che «chi porta alla luce un programma segreto che più giudici federali dichiarano illegale, dovrebbe essere ringraziato, non mandato in galera: merita la gratitudine degli americani».
Il governo ritiene di non aver violato le norme perché l’azione di spionaggio della Nsa è sottoposta alla sorveglianza di un tribunale. Ma parliamo di una corte segreta: la magistratura nota come Fisa che è chiamata a verificare che i servizi segreti non vadano, nella loro azione, oltre i limiti fissati dalla legge. La Corte segreta aveva in effetti dichiarato legittimo lo spionaggio Nsa, ma i giudici si erano mossi solo nel 2007 e lo avevano fatto su esplicita sollecitazione della Casa Bianca.
Massimo Gaggi
Tags assigned to this article:
SnowdenRelated Articles
Un dottore coreano per curare la Banca Mondiale
Jim Yong Kim, emigrato negli Usa da Seul quando aveva 5 anni, è il nome proposto dalla Casa Bianca alla guida dell’istituto più grande del mondo
“Sessanta profughi alla deriva lasciati morire da navi Nato”
l’Alleanza replica: tutto falso. Sedici giorni di odissea. Giallo sui soccorsi mancati . Ma c’è un’altra ipotesi: i migranti incrociarono forse la “portaerei” Usa Kearsarge
L’allarme di Jalil: «Sull’orlo di una nuova guerra civile»
Dopo Bruxelles e Parigi, la prima capitale straniera che Mario Monti visiterà sarà , tra due settimane, Tripoli. Al primo posto ci sono i contratti dell’Eni, che il nuovo potere libico minaccia di «rivedere».
No comments
Write a comment
No Comments Yet!
You can be first to comment this post!