Italia: crescita debole, torna l’inflazione

Italia: crescita debole, torna l’inflazione

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 BRUXELLES La Commissione europea invia richieste di chiarimenti e ammonimenti al governo italiano per eventuali uscite finora impreviste. Le restituzioni per lo sblocco delle indicizzazioni delle pensioni più alte, imposte dalla bocciatura della norma Monti-Fornero da parte della Corte Costituzionale, e il rischio di mega-perdite nei contratti sui derivati per i tassi d’interesse del debito, sottoscritti dal ministero dell’Economia con molte banche d’affari, convincono l’istituzione di Bruxelles a chiedere informazioni al ministero dell’Economia in vista della valutazione del Documento di economia e finanza (Def).

Anche le previsioni economiche di Primavera, che vengono diffuse oggi dal commissario Ue per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, potrebbero risultare superate quando da Roma invieranno a Bruxelles dati precisi sull’impatto sui conti pubblici di queste potenziali uscite.
Le anticipazioni dell’agenzia «Ansa» confermano per l’Italia nel 2015 una crescita modesta allo 0,6% del Pil. Lo scenario particolarmente favorevole – caratterizzato dagli interventi di stimolo della Bce di Mario Draghi, tassi d’interesse sul debito quasi azzerati, euro debole e basso prezzo del petrolio – dovrebbe generare una ripresa all’1,4% nel 2016, ma senza adeguati effetti positivi sul mercato del lavoro. La disoccupazione è prevista alta al 12,4% per l’intero biennio. Il deficit quest’anno resterebbe al 2,6% con discesa al 2% nel 2016. Nel 2015 il maxi-debito dovrebbe salire al 133,3% del Pil con inizio della discesa solo l’anno dopo (al 130,8%). L’inflazione, ora allo 0,2%, crescerebbe all’1,8% nel 2016.
Fonti ufficiali Ue hanno confermato al «Corriere» che eventuali pagamenti imprevisti per la sentenza sulle pensioni (stimati provvisoriamente da varie fonti oltre 10 miliardi) non devono «incidere sull’impegno dell’Italia di rispettare i requisiti concordati nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita ». A Bruxelles anticipano che dovranno essere «compensati» con maggiori entrate e tagli di spesa o in altri modi che il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan riterranno più opportuni.
L’attenzione immediata della Commissione europea è concentrata sugli effetti sul deficit dei maggiori esborsi inseribili nel 2014, che vede l’Italia vicina al limite massimo del 3% nel rapporto con il Pil stabilito dal Patto di Stabilità, e negli anni seguenti.
A Bruxelles fanno sapere di essere «in continuo contatto con le autorità italiane» anche « sul potenziale impatto dei derivati» sul debito pubblico. Il riferimento è quanto stabilito dal Trattato di Maastricht, che considera il valore nominale e non quello di mercato. A Padoan viene chiesto di rispettare le regole previste per questi particolari strumenti finanziari dai sistemi Esa 2010 e Edp. Per questa costosa problematica, che genera un rischio di perdite potenziali stimato circa 42 miliardi, la sostanza non cambia. Ogni uscita imprevista, secondo la Commissione europea, va compensata con una nuova entrata per mantenere inalterato il saldo concordato negli impegni del governo con Bruxelles.
Ivo Caizzi


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