Crack Mps, 10 mld in tre anni

Crack Mps, 10 mld in tre anni

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Nel giorno del via libera degli azio­ni­sti Mps a un enne­simo aumento di capi­tale da 3 miliardi, tocca all’amministratore dele­gato Fabri­zio Viola tirare le somme di quanto è costato a Rocca Salim­beni restare sul cosid­detto “mer­cato”: “Il bilan­cio 2014 chiude con una grande per­dita, 5,4 miliardi – rie­pi­loga Viola – alla con­clu­sione di un trien­nio in cui le per­dite sono state di 10 miliardi. Una situa­zione straor­di­na­ria”. Di fronte alla quale, ricor­dano stiz­ziti i pic­coli azio­ni­sti, non è mai pas­sato per la testa dei ver­tici di Rocca Salim­beni il ricorso a quella pur par­ziale, tem­po­ra­nea nazio­na­liz­za­zione – chie­sta all’epoca dalla sola Sini­stra per Siena e oggi anche dal M5S — che quan­to­meno avrebbe evi­tato i ripe­tuti crolli ver­ti­cali del titolo Mps.
Iro­nia della sorte, il Tesoro diven­terà comun­que azio­ni­sta della banca que­sta estate, nelle pie­ghe della man­cata resti­tu­zione dei Monti Bond resi­dui. Sarà comun­que una paren­tesi, visto che in assem­blea è stato deli­neato il futuro del terzo gruppo ban­ca­rio ita­liano: il Monte dei Paschi si “fon­derà” con un altro isti­tuto di cre­dito. In altre parole sarà con­qui­stato, anche se Viola ha usato il con­di­zio­nale e abu­sato di parole di miele: “Credo che ci sarà un futuro migliore e, anche in una fase deli­cata come quella di un’aggregazione, farsi tro­vare col vestito sti­rato e con le carte in regola possa rap­pre­sen­tare un’occasione vera e profittevole”.

Intanto anche gli effetti col­la­te­rali del crack non met­tono di buo­nu­more la città. Il 3 giu­gno i tro­fei della Mens Sana Basket saranno messi all’asta all’Istituto ven­dite giu­di­zia­rie. Ci sono le sette coppe degli scu­detti e altri 17 tro­fei nazio­nali, la sto­ria e la memo­ria di una società che i senesi con­si­de­rano una figlia. Tanto da aver avviato una sot­to­scri­zione, in tan­dem con la nuova Poli­spor­tiva Mens Sana che si pre­sen­terà all’asta: “Anche se quei prezzi sono assurdi – spie­gano – vogliamo capire di più”.

Si spen­gono la luci anche su Ales­san­dro Pro­fumo, che ha pre­sie­duto per l’ultima volta l’assemblea anche se è stato ricon­fer­mato pre­si­dente dai soci “pat­ti­sti” di rife­ri­mento Fon­da­zione Mps, Fin­tech e Big Pac­tual. Prima di andar­sene però dovrà chiu­dere una volta per tutte l’affaire Ale­xan­dria, il fal­li­men­tare deri­vato dell’epoca Mus­sari che tanti guai ha por­tato a Rocca Salimbeni.

Chiu­dere l’operazione con Nomura coste­rebbe in teo­ria quasi un miliardo. Ma almeno que­sta volta il Monte non ha il col­tello alla gola, visti gli esiti dell’inchiesta della pro­cura di Milano che ha, fra l’altro, sco­perto il milione di euro, su conti off shore, che Raf­faele Ricci di Nomura pagò all’ex respon­sa­bile finan­zia­rio senese, Gian Luca Bal­das­sarri. Così, di fronte alla richie­sta della Bce di chiu­dere entro luglio, “salvo impe­di­menti legali”, le ope­ra­zioni legate ad Ale­xan­dria, Pro­fumo e Viola hanno rispo­sto: “Su Ale­xan­dria non faremo nulla di spe­ci­fico fin­ché gli ele­menti penali sono aperti”.

Al di là delle parole, e delle richie­ste miliar­da­rie di risar­ci­menti in sede civile, sia il Monte che la banca d’affari giap­po­nese stanno già trat­tando. Men­tre la Fon­da­zione Mps resta amle­tica: “Votiamo l’aumento di capi­tale, e poi nelle pros­sime set­ti­mane deci­de­remo se ade­rire”. Grande è la con­fu­sione sotto il cielo di Siena. Ampli­fi­cata anche dalle con­tro­verse sen­tenze di primo grado dei giu­dici del lavoro sui ricorsi dei 1.066 ex dipen­denti Mps pas­sati a Fruendo, joint ven­ture creata da Bas­si­li­chi e Accen­ture per la gestione del back office della banca.



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