Otto colpi alla schiena Un altro afroamericano ucciso a sangue freddo

Otto colpi alla schiena Un altro afroamericano ucciso a sangue freddo

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NEW YORK Le immagini in arrivo dalla cittadina di North Charleston ammettono poche discussioni. Ne hanno dovuto prendere atto anche gli inquirenti dell’agenzia investigativa del Sud Carolina, dopo averle viste e riviste più volte, hanno incriminato per omicidio l’agente di polizia Michael Thomas Slager, 33 anni. In almeno due sequenze riprese con telefoni cellulari, si vede il poliziotto impugnare la pistola, mettersi in posizione di tiro come se fosse in un poligono e sparare otto colpi. A pochi metri da lui un afroamericano in camicia verde smeraldo, corpulento, tenta una goffa fuga, ondeggia, si inginocchia e si accascia sul prato. Il poliziotto è un bianco, l’uomo ucciso, un nero, Walter Lamer Scott, 50 anni. Così nel Paese si allunga la scia dei morti lasciati sul terreno dalle forze dell’ordine: una media di circa 500 all’anno secondo l’Fbi; almeno il doppio calcolano diverse associazioni, come «The Free Thought project.com».
Ieri mattina alcune centinaia di attivisti hanno organizzato un presidio davanti al municipio di North Charleston, la terza città del Sud Carolina, sulla costa Est degli Stati Uniti. Poi una decina di manifestanti ha continuato la protesta durante la conferenza stampa convocata all’una dal sindaco Keith Summey e dal capo della polizia locale, Eddie Driggers. Il primo cittadino ha provato ad assicurare che d’ora in poi «ogni poliziotto sarà dotato di una telecamera», ma naturalmente non è bastato a placare le tensioni. Finora, comunque, la rabbia popolare non ha raggiunto la soglia d’allarme di Ferguson, dove nell’agosto 2104 fu ucciso il diciottenne afroamericano Michael Brown.
La famiglia di Walter Scott ha reagito con compostezza. Nella tarda serata di martedì, i due fratelli, Anthony (52 anni) e Robert (49) si sono presentati, in camicia e cravatta, davanti alle telecamere. «Adesso vogliamo un cambiamento», ha detto Anthony. La ricostruzione dei fatti viene integrata dalla testimonianza din Fedin Santana, l’autore del video. Sabato, ore 9.30. Il poliziotto nota una vecchia Mercedes-Benz con il fanalino rotto. Si avvicina, fa accostare l’auto. A bordo c’è Walter Scott, pare da solo. L’uomo, disarmato, scende dalla macchina e comincia a correre. Da questo momento in poi la cronaca passa alle immagini dei telefonini. L’agente raggiunge Scott in un giardinetto, i due sono vicini per qualche momento. Il testimone Santana racconta alla tv «Nbc» di aver visto il poliziotto azionare il «taser», la pistola impulsi elettrici. A quel punto il fuggitivo si gira di scatto e riprende a correre. Pochi secondi, otto colpi, cinque a segno. Si sente il poliziotto parlare alla radio: «Ho sparato, soggetto a terra». Poco dopo accorre un collega, probabilmente l’altro agente di pattuglia. Intanto Slager ha ammanettato Scott e, particolare importante, raccoglie il «taser» che gli era cadito durante la colluttazione e lo lascia cadere di nuovo, a pochi centimetri dal cadavere di Scott. L’agente sostiene di aver sparato per difendersi, perché il fermato si era impadronito del suo «taser», la pistola a impulsi elettrici che invece potrebbe essere semplicemente caduta durante la colluttazione. Per tre giorni si è frugato nella vita di Walter Scott, mettendo in evidenza come fosse stato già inquisito 10 volte e una arrestato per il possesso di un’arma impropria. La famiglia della vittima offre un quadro diverso: 4 figli e una compagna con cui si stava per sposare; un lavoro e sì, qualche problema finanziario. Poi sono arrivate le immagini e l’arresto del poliziotto.
Giuseppe Sarcina


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